di Matteo Bonfanti Si scrive Cisanese, si legge Atalanta. Cambiano il colore delle maglie e la categoria delle prime squadre, ma sono identiche la passione e la competenza che si respirano ai campi di via Ca’ de Volpi o al Centro Bortolotti. Il club bianconero è, infatti, per organizzazione la più professionistica delle nostre società dilettantistiche. E come sempre accade quando un meccanismo funziona alla perfezione, a Cisano, vincono davvero tutti: i grandi, in vetta al Girone C di Promozione e i tesserati più giovani, quelli di un vivaio che in meno di tre anni è diventato a suon di vittorie un punto di riferimento per gli sportivi sia dell’Isola che della Valle San Martino. Il segreto? L’entusiasmo del presidente Regazzoni, la dedizione del direttore generale Forliano e la loro capacità di scegliere le persone giuste, facendole lavorare senza pressioni. Uno di questi dirigenti è Marco Ratti, il responsabile del vivaio della Cisanese, una figura a metà tra il tecnico e l’educatore, come dovrebbe essere chiunque fa crescere calcisticamente i nostri ragazzi. «Da quando sono arrivati Regazzoni e Forliano, siamo passati da sette a undici squadre giovanili – spiega Ratti -. Si può capire che la Cisanese, in brevissimo tempo, ha dovuto darsi una struttura aziendale per non lasciare nulla al caso. Se riusciamo a seguire bene i nostri tesserati è grazie a un’ottima organizzazione, che parte dalle scelte dei nostri massimi dirigenti e arriva fino a chi è in giro con i pullmini bianconeri. Siamo più di sessanta persone e ognuno fa il suo, mettendoci tanta passione».
Il tema dell’approfondimento del giorno è il minutaggio. «Iniziamo a dire che nel nostro vivaio ci sono filosofie diverse a seconda dell’età dei nostri tesserati. Per i quaranta bambini della nostra scuola calcio, così come per i bambini delle cinque squadre che vanno dai Pulcini agli Esordienti, il calcio deve essere principalmente due cose: tanto divertimento e un’opportunità di crescita educativa. L’aspetto competitivo deve essere messo da parte, anche perché molti di questi tesserati sono del paese. La Cisanese ha infatti anche un ruolo sociale, di aiuto alle famiglie del luogo e, come giusto che sia, non fa selezione tra i bimbi. Arrivano al campo i piccoli che vogliono giocare a pallone. E il minutaggio è lo stesso sia per i più bravi che per quelli meno dotati».
Si arriva ai Giovanissimi, quando si allenano ragazzi che hanno quattordici anni. «Da lì in poi s’introducono le regole sportive e inizia la suddivisione tra titolari e riserve, con i migliori che giocano di più. Nei Giovanissimi comincia infatti il lungo percorso che porterà il tesserato in prima squadra. Il pallone non è più un tentativo tra tante discipline, ma il proprio sport, quello che il ragazzo farà per gran parte della vita. E il risultato diventa importante perché premia l’impegno del singolo, ma anche il lavoro del gruppo durante gli allenamenti, o l’attenzione e la concentrazione in partita della formazione che scende in campo».
Sembra di sentire parlare Favini, quello che ha fatto crescere mezza Serie A. Colpisce che a Cisano le regole del gioco siano le stesse di Zingonia. Le stesse parole si somigliano tantissimo. «I successi sono necessari anche perché creano entusiasmo. E’ così per i ragazzi della prima squadra come per i nostri allievi o per la juniores o per i nostri 98 che le hanno vinte tutte e potrebbero portare alla promozione nei regionali dei giovanissimi».
Voi della Cisanese siete in testa alla Promozione, la seconda categoria dilettantistica più importante. E non tutti i tesserati del vostro vivaio finiranno, poi, in prima squadra… «Proprio per questo motivo siamo strettamente legati a diverse realtà calcistiche del nostro territorio che giocano in campionati meno impegnativi. Lì vanno i nostri tesserati che amano il pallone, ma non hanno le capacità per restare nella Cisanese. Tutto avviene nella massima serenità. Per due stagioni continuiamo a monitorarli. Se crescono calcisticamente, li riportiamo a casa, altrimenti restano nei club amici, che, di contro, ci segnalano i loro migliori giocatori. Poi abbiamo una fitta rete di osservatori. Girano i campi della nostra zona e individuano i ragazzi che potrebbero fare il salto in bianconero».
Cisanese, Pontisola, Mapello Bonate, Caprino: nell’arco di una quindicina di chilometri tre straordinarie realtà calcistiche. C’è competizione per accaparrarsi i migliori? «Non c’è. Ci capita, invece, che ragazzi che hanno fatto esperienze in vivai così importanti, vengano da noi. Il nostro compito è di ridare loro quelle motivazioni perse perché giocavano poco».
Che a Cisano ci sia un piccolo-grande paradiso del calcio è dimostrato anche dagli incontri con Lucia Castelli, psicologa anche dell’Atalanta. «Il settore giovanile è qualcosa da maneggiare con molta cura. In ballo non c’è solo il calcio, ma anche la crescita dei bambini e dei ragazzi. I tre incontri che abbiamo organizzato con la psicologa sono incentrati soprattutto su questo, su come deve essere il rapporto tra il club, i propri tesserati e i loro genitori. Ognuno deve fare la propria parte, nella massima serenità».
Concludiamo con una bella immagine. «Il presidente Regazzoni e il direttore generale Forliano credono tantissimo nel vivaio e ci fanno lavorare nel migliore dei modi, mettendoci a disposizione tutto quello di cui abbiamo bisogno. L’idea è quella dell’iceberg: gli addetti ai lavori vedono la punta, che è la nostra prima squadra, in vetta alla Promozione. Sotto però ci sono le fondamenta, appunto il nostro settore giovanile».