MILANO
– Un disastro probabilmente annunciato. 4-0 ma la goleada dell’Inter poteva essere più ricca di gol. Certo, se l’Atalanta ha l’ardire di presentarsi a San Siro senza dei veri difensori, solo con De Roon e Ruggeri che hanno fiancheggiato Djimsiti, è inevitabile andare incontro ad una disfatta. Beninteso, la pesante sconfitta non è da attribuire a loro due, nulla da dire per l’impegno e per i sacrifici inauditi, ma a tutto l’assetto difensivo che ha coinvolto difensori, laterali e centrocampisti. Dormienti. A questo punto c’è un chiarimento da esigere: in panchina erano seduti Toloi e Godfrey. Il capitano, pur con tutti gli acciacchi è comunque un giocatore d’esperienza e magari poteva partire dall’inizio (è entrato a frittata completata), il difensore inglese, acquistato dall’Everton, è diventato un oggetto misterioso. Non gioca mai oppure per pochi inutili minuti. Delle due l’una: o non è un difensore all’altezza di una squadra che gioca in Champions o gode di scarsa considerazione da parte di Gasperini. In entrambi i casi lo stato di fatto è grave. Poi ci sono altre questioni, almeno per la partita di stasera: già detto della difesa, centrocampo surclassato dagli interisti, che l, in quella zona, erano in superiorità numerica e affondavano la barca, laterali con Zappacosta efficace nel primo tempo, un disastro nella ripresa, responsabile della doppietta dell’incontenibile Thuram, Bellanova timido, Brescianini con buona volontà ma senza efficacia, Sadmarzic troppo lezioso e Retegui solo soletto in mezzo ai mastini della difesa interista. E stavolta Gasperini ha osato troppo. Per una notte Icaro la sua controfigura. Una sfida che, forse, è arrivata troppo presto ma ormai non c’è più spazio per calendari articolati, vince l’intelligenza artificiale che se ne fa un baffo di meriti o demeriti. Così Inter-Atalanta eccola alla terza di campionato: i nostri puntano, magari, all’altissima classifica, i nerazzurri milanesi, si sa, mirano allo scudetto. L’Inter si presenta con il meglio di se stessa, l’Atalanta con una serie di defezioni, da farsi benedire in qualche santuario in giro per la provincia bergamasca, costringe Gasperini a schierare una formazione che, nel reparto difensivo, è un enigma con un solo giocatore (Djimsiti) nel suo ruolo naturale affiancato da De Roon, ormai abituato in retroguardia, e Ruggeri che ha giocato da quelle parti solo in rare occasioni. In mezzo la coppia consolidata Emerson-Pasalic, laterali Bellanova, che aveva debuttato con la maglia nerazzurra a Brescia (6-2 il 14 luglio 2020), e Zappacosta. Poi Brescianini, fresco convocato da Spalletti, e Samardzic a supporto di Retegui. CDK relegato in panchina insieme a Lookman. Simone Inzaghi conferma la sua corazzata vincente, recuperando Lautaro dal primo minuto. L’avvio di partita è un incubo, come se fosse scritto da Stephen King, perché l’Atalanta viene presa a schiaffoni dall’Inter che, grazie alla sua voracità calcistica, va in gol due volte nel giro di una decina di minuti: il primo gol è un sfortunata deviazione di Djimsiti su un diagonale, peraltro ininfluente, di Thuram, il povero Carnesecchi si trova col pallone in rete. L’assalto è incessante e Carnesecchi respinge a pugni chiusi una bordata micidiale di Calhanoglu, su calcio di punizione. I nostri nerazzurri sono in balìa dei campioni d’Italia: rimessa laterale da sinistra di Darmian, Bastoni di testa spizzica in mezzo , pallone arriva a Barella, lasciato solo soletto da Brescianini, colpisce a volo e infila nell’angolino di sinistra del malcapitato ed incolpevole Carnesecchi. Sembra il prologo di una goleada. Invece piano piano, certo in modo lento, l’Atalanta si rimette in sesto e comincia a giocare a e crea qualche problema all’Inter e al 15’ ecco il primo e unico tiro che spaventa Sommer ad opera di Zappacosta, da ricordare anche un’occasione d’oro fallita da Samardzic su assisti di Brescianini. Spiragli che si spengono subito nel secondo tempo con la doppietta di Thuram con Zappacosta, Pasalic, Ederson e Djimsiti a far le belle statuine. Peggio di così. La sosta serve a raffreddare gli spiriti bollenti. Si ricomincia, stavolta davvero, a metà settembre con la Fiorentina nella partita di inaugurazione del Gewiss Stadium, nuovo di zecca.
Giàcomo Mayer