Io, per il mio amato Vinicio, sognavo la strada tracciata da Nurejev: la danza che è poesia, musica, armonia e sensibilità. Non la rabbia di Balotelli, che segna, si arrabbia e non sorride mai. Volevo più amore perché sono nata e cresciuta in un mondo al femminile. Eravamo due sorelle con cinque zie, quattro cugine e tante amiche, si giocava con le barbies e le loro incantevoli casette. Si parlava di vestiti, belletti e borsette e si andava a ginnastica artistica, pattinaggio e danza. Era una vita in rosa, questo fino ai trentanni quando tutto si è rovesciato nel magico incontro con un uomo vero, Matteo. Ho conosciuto lui e tutti i suoi amici, ho avuto due figli maschi e tutti i loro amici, insomma sono salita sul barcone dei pirati.
Ho incominciato a giocare con macchinine, Gormiti e Pokemon e ho conosciuto il grande protagonista del loro mondo, il pallone e non è che sia nato un amore…
L’anno scorso ho abilmente dribblato l’opportunità che Vinicio, il mio primo pargolo ormai famoso, frequentasse la scuola calcio. E quest’anno, furba, ho aspettato che scadessero i tempi delle iscrizioni che vanno da maggio a settembre per poi pronunciare la frase che ha cambiato la mia vita : “Che peccato che siano scaduti i tempi e Vini non possa più andare a calcio…”. Per Matteo è bastata una telefonata ai suoi amici allenatori e dopo 10 minuti Vinicio era già iscritto e sembrava pure felice.
Il primo giorno al campo gli ho spiegato che non era obbligato e poteva anche cambiare idea ma lui non stava nella pelle alla consegna della borsa come quella del papà, con mille magliette, pantaloncini e calzettoni ed è sparito velocemente nello spogliatoio. Il mio bambino…
In campo si è divertito da matti. Bello come il sole, lo vedevo andare, correre via col pallone in mano e il sorriso fino alle orecchie. Ora il pallone mi sta un po’ più simpatico anche se le borse da lavare sono raddoppiate e l’anno prossimo probabilmente triplicheranno!!!
A casa abbiamo parlato del bellissimo gruppo e degli attrezzi usati nell’allenamento e guardando nella borsa abbiamo trovato anche un bel kee way rosso fuoco perché il calcio si fa anche sotto la tempesta, non è mica un gioco per femminucce. Qui non ci sono barbies e borsette ma calci negli stinchi!
Ok ragazzi, io vi saluto e vado a danza, ahimè… da sola.
Costanza Vismara
giovedì 24 Ottobre 2013