di Marco Bonfanti
Come abbiamo, assai saggiamente, commentato tutti e tre a fine partita “per fortuna i tiri li avevamo già visti al poligono”. Perché, andando con ordine, è proprio al poligono di tiro al piattello che siamo finiti, una volta arrivati a Seriate, dacché la trattoria prescelta, immersa in un grande parco, stava proprio lì. E noi naturalmente curiosi cittadini, siamo subito andati a vedere i miranti, i quali, e pim e pum e pam, di piattelli ne ciccavano veramente pochi. Che poi questi, i piattelli, uscivano a una velocità sostenuta che quando li guardi in televisione alle olimpiadi non ti pare proprio che sia così. E noi ammirati guardavamo i fucilieri che seguivano il piattello per un attimo e poi lo facevano secco. Si doveva trattare di una gara di un certo valore, perché poi, alla fine c’era uno che si lamentava, con un tono anche sostenuto, perché il bip di quando prendi l’oggetto non si sentiva bene e quando dicevi: “dai”, l’oggetto non partiva subito e così via, tanto che noi abbiamo commentato così: “figurati se in Italia non ce n’è uno che non si lamenta e cerca, in caso di sconfitta, dove si è situata la fregatura esterna”.
Bene poi abbiamo mangiato. E alla fine del pranzo, prima di avviarci allo stadio, ci siamo detti che il tiro al piattello lo avevamo visto e ora avremmo visto il tiro al piccione, pur rimanendo ancora da stabilire chi delle due squadre fosse il volatile designato. Beh, vista la partita, lo erano entrambe. A me quasi dispiace scrivere ogni volta che la partita vista è stata prima di tutto noiosa, poi priva di contenuti tecnici e agonistici, infine soporifera, ma, purtroppo la realtà dimostra, domenica dopo domenica, la veridicità di questi giudizi. E la partita di ieri non ha fatto né sconti né eccezioni.
Entrambe le squadre hanno dimostrato un gioco limitato, privo di qualsivoglia fantasia, spezzettato da innumerevoli falli, giocato seguendo schemi elementari e primordiali. Tiri in porta, per l’appunto, inesistenti, salvo quelli dei gol di cui quello del Seriate per un’autorete rocambolesca, frutto di una difesa, la nostra, che non ha niente da invidiare alla famosa banda del buco, per quanto lì, in tanti, a sentire dal vociare persistente in campo, si credano pur bravi e capaci. Insomma una di quelle partite che nelle pagelle ai portieri dai un senza voto, visto il nullo impegno che hanno dovuto profondere nella difesa della rete.
C’era di che lasciarsi andare. Per fortuna il campo di Seriate offre dei buoni diversivi alla noia galoppante. Il primo sono gli aerei che, quasi a grandezza naturale, li vedi atterrare o partire dal vicino aeroporto, e ne assapori il rombo d’acciaio. Poi c’era pure, ogni tanto, un aeroplano che né scendeva né saliva, ma stava semplicemente sopra a fare dei giri, cosicché oltre che a guardarli, noi si è potuto congetturare cosa ci facessero lì a fare quelle uguali manovre, e parlando così era tutto tempo che passava. A me è pure venuta in mente una canzone minore, molto minore, degli anni sessanta che diceva: “treni, navi e poi, tagliando il blu, gli aeroplani tornano qui, perché da me non torni tu…” e così via, canzone a cui sono particolarmente affezionato perché quel “tagliando il blu” è per me una perla di rara poesia. Gli aerei ieri tagliavano il blu, per l’appunto, perché alla fin fine è stata una giornata di cielo terso e sereno.
Ed è così che scatta il secondo diversivo: un bel sole pieno, situato proprio di fronte alle gradinate, che per l’intera partita ti fruga e ti colpisce, tanto che la distinzione fra pubblico di casa e quello ospite la potevi fare subito perché bastava guardare chi aveva il cappellino e chi no. In questo caso ci è venuto in soccorso di spiegazioni un signore piuttosto anziano che ci ha reso edotti sul fatto che la tribuna non si può fare perché i verdi si oppongono a tagliare tre o quattro alberi posti alla sommità della gradinata, i quali alberi, da noi subito guardati, non si mostravano ai nostri occhi però poco esperti, né di gran pregio né messi troppo bene in salute vegetale. E già che si parlava d’ambiente, il tipo del locale ha asserito d’aver giocato come portiere in C2 nel Brunico, si presume, come minimo una quarantina di anni fa. Ed ha aggiunto, ed ecco qui la nota ambientalista, che Brunico è un posto pulito perché lì gli albanesi e i marocchini non li lasciano entrare, quindi tolgono sul nascere, e questo lo aggiungo io, gli elementi inquinanti. E così si guardavano gli aerei, ci si lasciava accecare dal sole e, come si suol dire, si cacciavano quattro palle. Ed era confortante, e pure desolante, scoprire, quando si tornava a guardare la partita, che era proprio tale e quale a come l’avevamo lasciata.