Resterà per sempre la fotografia del derby tra Atalanta e Brescia, della rivalità, del campanilismo: oggi compie i suoi primi 20 anni, era il 30 settembre 2001, la pazza corsa del sor Carletto Mazzone sotto la curva ospiti dello stadio Rigamonti, sotto lo spicchio affollato dagli ultrà dell’Atalanta.

Un gesto clamoroso, epico, di un personaggio sanguigno e indimenticabile, che anche a Bergamo, smaltita l’arrabbiatura immediata, con il tempo è stato rivalutato.

Una cosa del genere, a parti invertite, avrebbe trasformato quel mister in un eroe da celebrare per sempre.

Questo va ammesso per onestà, perché il tempo è galantuomo.

Quel giorno le parti e i colori erano invertiti.

Era il 30 settembre 2001, derby al Rigamonti. Brescia in vantaggio con Roberto Baggio, Dea che ribalta nel primo tempo con Sala, Doni e Comandini e nella ripresa il Brescia non trova la rete. 

Il tempo trascorre e sembra fatta sul 3-1.

Partono cori di sfottò dagli ultras atalantini per Mazzone, da sempre inviso perché è romano e romanista e da un anno e mezzo allena pure il Brescia.

Quel pomeriggio di sole al Rigamonti Sor Carletto ha 64 anni, è sul viale del tramonto. Dirige la squadra da bordo campo, in tuta. Non è uno da giacca e cravatta, non ha il look rampante dei suoi colleghi di oggi.Ha la pelata e la pancetta, è una persona avviata alla pensione.Può sembrare un nostro nonno o zio, uno di quelli con i capelli bianchi che stai ad ascoltare al bar quando racconta le sue imprese da giovane.

Ma il Sor Carletto, una carriera da mediano con i piedi non tanto buoni, una vita in panchina a soffrire, è anche uno cui ribolle il sangue.Si prende gli sfottò, poi gli insulti, finché qualcuno offende sua madre, toccando un tasto dolente, per lui che l’ha persa da ragazzo. Il sangue gli va alla testa, e ci sta, e quando Baggio dimezza il punteggio lui si rivolge alla curva atalantina.‘Mo’ se pareggiamo vengo da voi…’.Succede, al novantesimo il divin Codino piazza la tripletta, 3-3.E il Sor Carletto mantiene la parole. Corre, da invasato, corre come un matto, nessuno lo può trattenere.

Chiaro, agli atalantini in quel momento non va giù e ci mancherebbe, ma dopo a mente fredda il Sor Carletto e la sua foga, la sua ira funesta, verranno rivalutati.Perché chi ha cuore e palle piace, chi non si nasconde e ti affronta a viso aperto dopo aver corso come un pazzo piace.Mazzone non ha protestato in sala stampa davanti alle telecamere, è corso contro la curva a urlare il suo ‘vaffa’.Per quella bravata Mazzone si giocherà la possibilità di allenare la nazionale. Non si pentirà mai e se tornasse indietro lo rifarebbe cento volte.Che personaggio. Uno così oggi dove lo trovi?

 

Fabrizio Carcano