Atalanta – Juventus 1-2 (1-1)ATALANTA (3-4-1-2):
Gollini; Toloi (cap., 31′ st Djimsiti), Romero, Palomino; Hateboer (31′ st Ilicic), De Roon, Freuler, Gosens (38′ st Miranchuk); Pessina (23′ st Pasalic); Malinovskyi (23′ st Muriel), D. Zapata. A disp.: 31 Rossi, 57 Sportiello, 4 Sutalo, 13 Caldara, 3 Maehle, 40 Ruggeri, 7 Lammers. All.: Gian Piero Gasperini.
JUVENTUS (4-4-2): Buffon; Cuadrado, De Ligt, Chiellini (cap.), Danilo; McKennie, Bentancur, Rabiot, Chiesa (29′ st Dybala); Kulusevski (38′ st Bonucci), Cristiano Ronaldo. A disp.: 1 Szczesny, 31 Pinsoglio, 28 Demiral, 38 Frabotta, 5 Arthur, 8 Ramsey, 33 Bernardeschi, 9 Morata. All.: Andrea Pirlo.
Arbitro: Massa di Imperia 4 (Passeri di Gubbio, Costanzo di Orvieto; IV Di Bello di Brindisi. V.A.R. Valeri di Roma 2, A.V.A.R. Vivenzi di Brescia. A.A. di riserva: Alassio di Imperia).
RETI: 31′ pt Kulusevski (J), 41′ pt Malinovskyi (A), 28′ st Chiesa (J).
Note: spettatori 4.300. Ammoniti Chiellini, Malinovskyi, Romero, Freuler e Ilicic per gioco scorretto, De Roon per proteste. Espulso Toloi dalla panchina al 43′ st per proteste. Tiri totali 11-15, nello specchio 4-6, respinti/deviati 3-6, parati 4-4, legni 0-1. Var: 2. Corner 3-1, recupero 0′ e 4′.
Reggio nell’Emilia – Più che bendata, una Dea sfigata. Colpita proprio da Kulusevski al culmine di un rilancio discusso, rimessa in piedi da Malinovskyi e stesa da Chiesa in un secondo tempo dalle troppe distrazioni dietro. La Coppa Italia va alla Juventus, quella in bacheca a Zingonia resta figlia unica dell’unicissimo 2 giugno ’63: a due anni dal mani di Bastos, il Var a intermittenza si ripresenta all’orizzonte dell’Atalanta zavorrandola nella seconda finale del trofeo della coccarda targata Gian Piero Gasperini. Gli episodi da moviola hanno pesato in un primo tempo dominato eppure a rincorsa obbligata, mentre nel secondo la contendente più blasonata ha usato più raziocinio estraendo i colpi proibiti dal fodero.
I nerazzurri impongono ritmi forsennati fin dallo start, pagandoli alla distanza, senza però concretizzare. Al 3′ il quarantatreenne Buffon ha un riflesso da campionissimo per dire di no in controtempo di piede a Palomino a rimorchio di Zapata, bravo a prendere il fondo sull’allungo di Gosens che entro la cinquina gli innesca la girata sul piede contestuale, a visuale chiusa da Chiellini: sfera sull’esterno della rete. Al 9′ Malinovskyi incespica su Bentancur nella ripartenza, palla a Kulusevski che viene chiuso in diagonale da Toloi nella sua serpentina pro McKennie a disorientare l’altro ex Romero e il tucumano. Il 13 lo azzeccano al contrario l’americano che perde l’attrezzo e l’arbitro Massa che sorvola sull’ancata a braccio largo di Rabiot sul recuperatore Pessina dopo lo scambio col Toro di Cali. Al 17′, dopo un discusso contrasto prima del vertice sinistro con l’oriundo do Brasil, Ronaldo calcia la punizione sulla barriera centrando poi El Cuti, cartellino tuttora bianconero, sul tentativo di tap-in dal limite. Non si respira o quasi. Un giro di lancetta più tardi De Ligt cede al pressing zapatesco e tocca ancora a nonno Gigi uscire dai legni per sbarrare il passo al terminale bergamasco.
Scollinata la metà della prima frazione, la squadra di Pirlo in disimpegno continua ad aprirsi falle da sola. Dal recupero da giocoliere di Pessina da destra scaturisce il destro di Freuler forse deviato dall’ultimo baluardo da posizione defilatissima (25′); il calcio franco di Malina dal centrosinistra, figlio dell’entrataccia da giallo del capitano subalpino sul trequartista monzese, è un conato larghissimo alla sinistra dell’ex azzurro. Passata la mezzora, il caso da tecnologia a bordocampo più discusso di tutti, con Cuadrado a trebbiare Gosens insieme alla palla: lo svedese di sangue macedone corre e mette in mezzo, Romero favorisce il rimpallo su CR7 e l’USA scarica per il mancino malefico a giro del vantaggio.
A dieci dalla pausa Duvan da sinistra accende l’incornata di Hateboer su cui l’eterno Buffon vola per negare il pari subitaneo. Niente paura, c’è il capolavoro del Colonnello, che al 41′ finalizza dalla sua mattonella grazie al borseggio di Freuler sul mediano francese gambalunga & chignon e al successivo assist in orizzontale del tulipano. Il tackle dell’elvetico è il terzo frame del film forse oltre il codice, ma stavolta il capo-Var Valeri non se la sente di correggere l’icertissimo fischietto imperiese. Nella ripresa al 3′ McKennie svetta fuori misura sulla palla tesa di Cuadrado e al 5′ lo spigoloso veterano con la fascia al braccio smorza la conclusione dai venti metri di Pessina, ma è De Ligit in capo a due minutini a cucire la pezza delle pezze sullo sbrego da schema da piazzato Malinovskyi-Zapata (anticipato da Chiellini)-Romero salvando in estirada davanti all’area piccola. Anche Gollini fa il miracolo, al 13′, per salvare il palo di competenza dalla girata del battistrada juventino trovato da Chiesa. All’ora di gioco, due chances enormi per gli altri: Ronaldo telefona di fronte su cross del Kulu, ma è l’ex viola a non mettere la freccia sullo smarcante di tacco del portoghese. Che al 21′ salta con Romero per addomesticare l’ammollo del partner di linea da sinistra, ma ne esce una telefonata miserella col piede debole. Purtroppo per i bergamaschi la difesa non regge allo scambio largo tra il match winner, che approfitta di uno svarione di Hateboer, e l’accentrato Kulusevski: il sinistro del figlio d’arte non lascia scampo. Alla mezzora De Ligt prende l’ascensore sul primo angolo a favore senza arrivare al piano, un tris cronometrico e sulla percussione in navata della new entry Ilicic l’altra freccia nell’arco Muriel scaglia il destraccio in curva. I titoli di coda sono nervosetti, ma adesso c’è il secondo posto da difendere in campionato all’ultima col Milan. Per l’onore, anche se la gloria al Mapei Stadium non c’è stata non solo per demeriti propri. A quarantacinque secondi dal gong, il solletico di Danilo a Gollini a rientrare.
Simone Fornoni