Il Città di Dalmine chiuderà i battenti nella stagione 2018/2019 a causa di “strutture inadeguate e per la mancanza di un idoneo campo di allenamento”, come recita il comunicato diramato dal presidente Filippo Ghisetti. Un grido d’allarme, una sorta di ultimatum, quello del numero uno della società dalminese, come si evince dalla lettera che pubblichiamo integralmente qui sotto. La redazione di Bergamo & Sport si rende disponibile ad ospitare la replica dell’Amministrazione Comunale.

“Il Città di Dalmine da alcuni anni sta subendo una grave crisi d’identità ed una involuzione legata proprio alla mancanza di programmazione ed investimenti seri da parte dell’Amministrazione riferiti agli impianti sportivi . I genitori, le famiglie, i cittadini, sono sempre  alla ricerca di migliorare la qualità delle  attività dei loro figli. Ogni anno dobbiamo combattere per convincere ragazzi e genitori ad allenarsi su campi e spazi inadeguati  quali Sabbio, Brembo (ivi compreso il campo dell’Oratorio, non comunale) Guzzanica  e Oratorio di Sforzatica S. Maria D’Oleno (che non è Comunale) .Quest’ultimo funge di supporto al Comune per la carenza di impianti , ma per il quale paghiamo alla curia la gentile concessione. Gli spazi sono angusti e sovraffollati. Da un biennio il campo di Mariano di Dalmine è fermo per una ristrutturazione di cui non si conosce la data di termine lavori. Le strategie ed i tempi di questa operazione sono ancora poco comprensibili. Quest’anno si aggiunge il ritardo nel rifacimento degli spogliatoi di Sabbio che ha causato autentici salti mortali a tutti nell’organizzazione delle attività di allenamento e di precampionato. Sono da evidenziare parecchi infortuni per le gibbosità ed il fondo dei campi. Con ben 16 squadre del Città di Dalmine da inserire in questa desolante scacchiera anche il mago Houdini avrebbe dei grattacapi. Vedere 4 squadre che si allenano tutte insieme in poco spazio ( è successo sul campo di Via Guzzanica) ci fa chiedere  quale sia il senso della nostra missione, se non quello di terminarla.
La Polisportiva Comunale (l’Associazione Comunale che gestisce tutti gli impianti e le  concessioni alle società affiliate), distribuisce poche risorse,   imputabili a crisi di liquidità Amministrative  derivanti dai  patti di stabilità imposti ai comuni dalla politica. Ma questi pochi fondi sono insufficienti e divisi tra quattro Società Calcistiche considerate paritetiche a tutti gli effetti in termini di importanza. Vero è  che al Città di Dalmine vengono garantite  tariffe molto agevolate  ai tesserati (minorenni) residenti per l’utilizzo delle strutture. Ringraziamo per questo.
Ma oggi per il bilancio comunale anche una piccola spesa di qualche migliaia di euro destinata all’attività calcistica è considerata un’impresa titanica. Citiamo ad esempio le spese per i tagliaerba. Siamo al ridicolo. Per quanto si lavori, con pianificazione e serietà, il risultato è sempre quello, si mette a repentaglio la propria immagine  sportiva, causa principale la mancanza di un vero e proprio campo di allenamento in sintetico a 11 che si identifichi nel  Città di Dalmine e garantisca lo spazio necessario alla reale dimensione della nostra Società. Per la politica Dalminese ogni frazione è un bacino di voti e non bisogna inimicarsi nessuno, invece servirebbe analizzare con obiettività la bontà delle Organizzazioni esistenti e premiare con giuste spartizioni delle risorse il lavoro svolto sul territorio. La sensazione è che oramai nel panorama politico non si possa  tristemente decidere mai niente. Tutte le precedenti amministrazioni ne sono state di esempio. Diventa difficile tutti gli anni doversi ritagliare gli spazi di lavoro tra le varie realtà calcistiche  senza avere la possibilità di scelta, senza avere offerte alternative valide. Sono considerati spazi di allenamento  anche zone di bordo campo  anguste buie e non presentabili . (Es. impianto di Via Guzzanica). Questo non è più possibile. Frequentando gli impianti delle varie frazioni è  più di una sensazione quella di dare fastidio , di non essere accettati.  Ognuno vuole il proprio orticello non calpestato. Guardiamo insieme il Velodromo.  Per chi come noi vi pratica calcio è l’immagine triste di questa realtà, con spogliatoi fatiscenti e piccoli, assenza evidente di manutenzione seria e programmata, terreno di gioco da Oratorio degli anni Cinquanta. Un gioiello storico ridotto ad un moderno bidone della spazzatura.  Solo qualche spolverata di tanto in tanto, qualche cerotto, grazie agli eventi legati al ciclismo (non al calcio) e via così. Verso lo sfacelo inevitabile.
La politica ha invece l’obbligo ed il dovere di riflettere sull’utilità delle operazioni e delle risorse che hanno fine sportivo. E’ palese ormai da anni che non vi è una strategia legata alle priorità, agli effettivi bisogni del paese legati alla domanda ed offerta.
La nostra forte crescita sta causando problemi e sinergie negative a tutti i livelli. Si avverte realmente il bisogno di strategie legate al calcio fatte di decisioni ed imposizioni forti ma necessarie. Altrimenti la sensazione è che tutto sia importante sul territorio tranne che insegnare calcio a buon livello, che è l’attività sociale ed educativa maggiormente praticata che allontana i ragazzi ed i più piccoli dalle cattive frequentazioni. A Dalmine i problemi legati al mondo del pallone sono visti dai vari dirigenti amministrativi come “scocciature “,  tutto deve essere caricato sulle spalle dei volontari, anche le responsabilità e le decisioni. Uomini semplici calati all’interno del Città di Dalmine  che sempre più spesso sopportano ingiustamente  le lamentele dei cittadini e delle famiglie per tutto ciò che non fa o non cura l’Amministrazione. Tutto questo non è più sopportabile . Una situazione che ha veramente del vergognoso. Riteniamo corretto sapere quale è oggi il nostro margine di sviluppo, le nostre prospettive,  il futuro legato alla nostra attività sociale, ai nostri volontari, alla qualità degli spazi per le giovani leve della nostra società.  Gli anni passano  e, nonostante la crescita e la buona gestione del Città di Dalmine, sono veramente enormi le difficoltà negli spazi degli allenamenti  dei ragazzi. I genitori e le famiglie sono scontente della qualità degli impianti utilizzati. Non poter far calcio in modo “normale” e programmatico è sfiancante. Sia chiaro che la Polisportiva Comunale non ha dirette responsabilità, le società sono troppe e non può praticare la moltiplicazione dei pani e dei pesci.  L’indisponibilità del campo di Mariano durante le stagioni 2015/2016 e 2016/2017 ha peggiorato ulteriormente il quadro degli spazi a disposizione ma per come è stata gestita dai suoi dirigenti la ristrutturazione nella comunicazione, nella tempistica e nella fase organizzativa possiamo dire che hanno disorientato tutti . L’Amministrazione comunale che ne è proprietaria è la prima responsabile .
Riflettiamo insieme affermando che il volontario pensionato è una figura in via di estinzione. Questo è un concetto di impoverimento strutturale ed operativo per la società e di riflesso per la nostra associazione. Nel nostro bacino di raccolta è un segno che i tempi stanno cambiando e bisogna correre ai ripari in fretta. Le strutture degli Oratori Dalminesi, a differenza di quelle comunali, sono soluzioni per attività “a 7” in erba sintetica si all’avanguardia, ma con numeri,  spazi e progetti tecnici spesso inappropriati. Il contrario di quello che  dovrebbe essere in realtà.
Il risultato lo si deve trasporre nella realtà Dalminese, dove nessuno considera i numeri insufficienti se rapportati alla domanda (debole) ed all’offerta (vastissima e frammentata). Oggi il popolo demografico dei ragazzi di Dalmine non è in grado di sopportare una divisione così vasta nell’ambito calcistico (4 Società 7 Oratori). I numeri delle nascite  in questo caso sono impietosi. Ma devono far riflettere se si vuole ragionare in modo costruttivo. Non bisogna soprattutto fare danni al patrimonio giovanile ed alle attività sportive  del Città di Dalmine che vogliono fare di questa passione un’attività seria. Questo panorama non è accettabile per una Associazione Sportiva come la nostra che ha  anche finalità sociali.  Nostra opinione è che al Città di Dalmine si è arrivati ad un bivio storico. E’ arrivato il momento delle decisioni. Siamo in una situazione di forte congiuntura storica dove tutti i segnali  trasmettono al paese della  torre iperbolica   i segni di una grave regressione sociale. Noi siamo un segnale positivo, un indice tangibile di aggregazione,  perché formiamo squadre  di calcio del Città di Dalmine  composte da ragazzi di tutte le parrocchie, perfettamente integrati in tutti i progetti. E’ un quadretto confortante. Non è questo un successo?  Non è questo il futuro? L’aggregazione? E’ chiaro che
sono domande scomode a chi non ha a cuore  la finalità del progetto,  per  non tradire la propria frazione . Il Città di Dalmine annovera squadre ed annate composte da ragazzi di tutte le frazioni che si frequentano senza guardare con aria di sfida il  campanile avversario.
E’ la grande forza di voler unire tutte le frazioni in un comune abbraccio.  Il risultato è che in tutti questi anni di crociata personale quale esponente  della mia associazione sportiva non ho mai ricevuto un segnale di collaborazione dalle varie società che possa essere considerato tale.  Solo e sempre fiumi di polemiche, invidie, rancori. Spesso incomprensioni per i troppi carichi di lavoro, per mancanza di dialogo, di interlocutori validi. Anche i rappresentati ecclesiastici delle Parrocchie  sono stati freddi, distaccati, insensibili. A volte mi sono sentito deriso e preso in giro.  La storia recente del paese è ricca di fallimenti e di delusioni sportive legate alla carenza di impianti di allenamento (vedi Dalmine Futura),  organizzazioni serie e facoltose che si sfasciano nel silenzio e nell’indifferenza alimentando le polemiche senza  far riflettere il Comune nell’agire di conseguenza, per porre rimedio agli errori, ragionando e pianificando con l’esperienza di quanto successo.
Oggi noi tutti, ed io per primo , come Presidente del Città di Dalmine , dobbiamo organizzare linee di lavoro per iniziare a scrivere la storia di domani, con la speranza  che il risultato finale sia l’inizio di una nuova era per il nostro comune.  Siamo o non siamo tutti cittadini di Dalmine? Guardiamoci un attimo intorno, i paesi limitrofi sono floridi  di strutture all’avanguardia,  e sono lo specchio dimostrativo di questa sinergia negativa degli impianti dalminesi che è tristemente fuori dal tempo. (cito ad esempio  Stezzano, Mapello, Ponte S. Pietro, Ciserano, ecc.). Da troppi anni tutto il consiglio del Città di Dalmine sente la necessità di una strategia comunale legata all’allestimento di un campo di calcio sintetico “ad 11” che venga assegnato in gestione al Città di Dalmine, ma sono solo grida di dolore verso un’Amministrazione sorda ed inconcludente , paurosa al pensiero di decidere e di imporsi per il dramma di perdere consensi politici in una frazione piuttosto che in altra. E’ sempre la stessa storia. Sappiate che questo concetto di potere e non volere allontana sempre di più la politica dai cittadini . Con il risultato di creare però il vuoto nella qualità dei servizi a chi vi rappresenta e pratica calcio con  qualità sul territorio. I pochissimi fondi messi a disposizione dal Comune non coprono neanche a malapena i costi di gestione che debbono sopportare tutte le società di base. Se non vi è la possibilità di fare calcio su impianti idonei è giusto smettere . A volte viene il dubbio che sia una volontà per sfiancare le radici sane di una società che sta facendo enormi progressi, ma che non riesce ad implementare i suoi spazi. Non entro nel merito se sia giusto o sbagliato che ci siano tante società sportive a Dalmine. Certo non deve essere sempre la scusa per tutto. Oggi la fotografia generale  illustra questo scenario di colori sotto certi punti di vista imbarazzante.  Un gomitolo storico fatto di società (alcune di queste ridotte oramai ai minimi termini) che oggi sembra non più dipanabile. Società senza mezzi, senza volontari, senza squadre, ma fortemente aggrappate con le unghie al proprio campo e campanile.
Le Società calcistiche  e le Parrocchie hanno una storia gloriosa ed importante e rappresentano l’immensa varietà demografica del nostro  comune, ma il risultato è che in questa vastità gli spazi ed i numeri si stanno inesorabilmente assottigliando impedendo a chi vuol crescere di farlo in qualità. Le poltrone del potere e di chi lo amministra, invece , sono sempre  comode e spaziose . E le risposte, il silenzio  o le scuse. Il Città di Dalmine oggi  ritiene di essere una realtà  seria in fatto di  organizzazione, di numeri , di risultati , alla ricerca costante  dell’aggregazione, con la voglia di volersi confrontare per collaborare.  Ma le risposte da tutte le angolazioni sono spesso bugiarde e lastricate d’invidia. Ma questa è veramente la capitale del calcio? Non facciamo ridere per favore. Se non si corre subito ai ripari è  arrivato il tempo per piangere miseramente alla sconfitta totale. I nostri ragazzi, il loro futuro , non meritano tutto questo. Solo di fronte ad un progetto serio e concreto legato all’investimento  per un nuovo campo sintetico ad 11, Il Città di Dalmine avrebbe la forza di coinvolgere importanti imprenditori locali (uno è già disponibile fin d’ora!) pronti a sostenere economicamente gli squilibri di bilancio e le fondamenta della società. Questa è una soluzione di garanzia e di stabilità per il futuro dei nostri ragazzi. Ed un ritorno di immagine per il paese non indifferente . Questi segnali di supporto  vanno sfruttati con le giuste strategie amministrative. Oggi dividere spazi stretti ed usare strutture scarse e frammentate, causa forte malcontento nei ragazzi e nelle famiglie. Noi vogliamo essere portavoce di queste grida di dolore. Anche il rapporto  con le società delle varie frazioni è sempre molto teso e crea   un profilo di incomprensioni  per mancanza totale di  armonia.  Ognuno guarda ed innaffia solo il proprio giardino.
In conclusione il Presidente e tutto il Consiglio Direttivo  ritengono corretto informare i destinatari di riferimento  della presente lettera che, in mancanza da parte del Comune di un  progetto programmatico che possa garantire entro la stagione 2017/18  (o comunque entro l’anno 2018 ) la disponibilità di un campo sintetico ad 11  dove il Città di Dalmine possa svolgere con serietà ed autonomia le attività del settore giovanile, la società chiuderà inesorabilmente l’attività a partire dalla stagione 2018/2019 causa  strutture inadeguate e per la mancanza di un idoneo campo di allenamento. Informiamo fin d’ora per correttezza che i presenti intenti sono seri e saranno comunicati anche agli organi di stampa in indirizzo a supporto di  quanto asserito ed a garanzia di chiarezza su quanto dichiarato. In aggiunta è in corso di validazione consiliare, visto il ridimensionamento in atto in caso di diniego alla presente richiesta, la scelta dalla prossima stagione 2017/2018 di non  voler essere società di base rinunciando di fatto all’affiliazione alla Polisportiva Comunale di Dalmine. Probabile a tal ragione lo sfoltimento e la selezione delle rose  additando la decisione alla piazza come una necessità per la carenza di strutture. A noi l’impegno , a voi la responsabilità e le decisioni in merito. Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento. Ringraziando per l’attenzione, colgo l’occasione per porgere
Distinti saluti”
Filippo Ghisetti
US Città di Dalmine asd
Presidente e Legale Rappresentante

© BERGAMO & SPORT – Riproduzione riservata