E così, dopo un intero giorno senza te, ti ho visto per strada, lo sguardo basso verso le tue scarpe, sorridente e solare, mezzo addormentato, stanco il giusto perché chissà cosa combina la notte un diciottenne alto, forte e bello come te. Eri tu, il mio Vini, piccolo piccolo e già grande, un gigante sorridente e dolce, immerso come da popino nel girotondo dei tuoi pensieri in tecnicolor. Eri tu, il mio Vini, un uomo spettinato e consumato, di ritorno all’ora di pranzo da una delle mille e passa case che ci sono nella nostra città. Eri tu, il mio Vini, con la tua valigia piena zeppa di consigli per un padre strambo come me, un fratello maggiore che ha in tasca un mazzo di carte da farti vedere, per provare insieme, se non hai niente da fare, a metterci un pochino a decifrare.
E così, dopo un intero giorno, mi sono fermato. E ho seguito i tuoi passi fino all’angolo, proprio lì, dove cento volte ti ho pulito la bocca sporca fino al naso di gelato al pistacchio, al melone e al cioccolato, quando eri talmente piccino picciò che tenerti in braccio era l’unica opzione che avevamo per guardarci negli occhi.
D’improvviso mi hai visto. E uguale a ogni volta, speciale come sei, sei partito di corsa a stringermi, un minuto, poi due, quindi i soliti tre, stretto stretto, strizzandomi un poco, in quel che è l’amore, la consistenza di due corpi allineati che s’incontrano e, abbracciandosi, si elevano all’ennesima potenza trovandosi in pari, nel presente, nel passato e nel futuro, fondendosi per ritrovarne i contorni. Senza parlare, mi hai detto “sto bene, sono comunque in un bel viaggio”. Senza parlare, mi hai chiesto “stai bene? Lo sai che per me è importante”. Senza parlare, ti ho detto “è tutto ok, solo mi dispiace che ti vedo poco e male”. Senza parlare, ti ho chiesto “passa al giornale, ho tanto da scrivere, ho parecchio da lavorare, ma, se arrivi tu, stacco e andiamo via”. Trentanove minuti accanto, tredici abbracci di tre minuti l’uno, tiro la riga e faccio il conto della nostra settimana. Vicini e lontani. Attaccati. Io e te. Tu mio. Nel cuore.
Matteo Bonfanti