di Simone Fornoni
Mario Mandzukic? Una suggestione di fine autunno: svincolatosi dalla Juve ma bramoso di uno stipendio che non fosse da meno (sei lordi?), alla fine si è accontentato dei petrodollari. Mattia Caldara? Operazione figliol prodigo bis, dopo Marten de Roon nell’estate del 2017. Però il cartellino è costato 25 milioni al Milan, che gli garantisce un ingaggio di 3 senza farlo giocare. Tra i sogni Champions e la realtà dell’agognato rafforzamento di gennaio, come sempre, ci sono di mezzo i soldi. Destino di una provinciale come l’Atalanta, anche quando i fatti dicono che di big aggiunta si tratta. E allora l’ultimo nome per la finestra invernale, snocciolato da Tuttosport, è Mohamed Simakan, difensore del 2000, franco-guineano di Marsiglia, in forza allo Strasburgo, terzino o centrale, una sorta di nuovo Andrea Masiello quando il vecchio (si fa per dire, saranno 34 il prossimo 5 febbraio) è ancora abile e arruolato.
La cifra, appunto, di quello che Gian Piero Gasperini chiamerebbe un mercato triste, per parafrasare la sua stessa espressione utilizzata durante il ritiro del 2018 e dintorni, con la squadra alle prese coi turni di qualificazione ai gironi di Europa League poi sfumati. Chissà perché, da quando c’è il mister delle meraviglie l’asticella si può alzare solo sul campo e quando si ragiona di obiettivi, di ambizioni, di traguardi sempre nuovi. Al tavolo delle trattative, all’opposto, vai di calcolatrice e bilancino, niente aste, niente voli pindarici. E non è che l’uomo di Grugliasco possa sempre sperare di trasformare in campionissimi da corsa tris quanti solo pochi anni prima passavano per ronzini, o in esterni goleador anche da Europa ex terzinacci come Robin Gosens che in riva al Reno alle soglie dei diciott’anni si facevano il torneo del sabato. Si legge da fonti autorevoli che sarebbe troppo non già Dani Olmo, costo fissato dallo Dinamo Zagabria 35 milioni, roba che con gli avanzi di bilancio dell’ultimo triennio se ne potrebbero prendere due o tre, bensì perfino Matteo Politano, valutazione 20 ma papabile contropartita nell’affare atalantininterista legato a Dejan Kulusevski.
Questo no, quest’altro neppure, figurarsi quello. È tutta a una corsa al proclama da freno a mano tirato fin sopra il mento del conducente di una 500 Abarth che si pretende continui a correre come una Ferrari. Senza aggiungere cavalli e coppia al motore. Sembra di essere tornati all’epoca in cui, realizzati un colpo o due tipo Denis, Cigarini e Moralez, ci si vivacchiava per anni ricorrendo a rattoppi da braccino cortissimo con la scusa che bisogna salvarsi e poi si vedrà. I cordoni della borsa, vuoi mettere, guai ad aprirli o anche soltanto a immaginarli un po’ allentati. Proprio adesso. Adesso che la regina delle provinciali è lassù nell’empireo delle Big 16 del calcio continentale, adesso che la regina di coppe è quotidianità da respirare a pieni polmoni, adesso che c’è la gara all’ultimo biglietto per Valencia senza sapere quando e a chi verrà mollato il primo, adesso che c’è il restyling dello stadio da completare per i due terzi che mancano.
Si sogna a occhi aperti, insomma, senza nemmeno osare socchiuderli su un bilancio che il 31 dicembre reciterà 200 milioni, quando c’è, Gasp dixit, la chance di una programmazione del futuro nel segno della continuità già dal 2 gennaio fino al 31. Va bene che siamo tra il Brembo e il Serio e, col Morla e rogge varie, in città anche i desideri hanno le sponde. Va bene non fare mai il passo più lungo della gamba. Nondimeno, Simon Kjaer, il capitano della nazionale danese ripudiato perché inadatto, va sostituito. E Roger Ibañez verrà mandato a giocare. Quattro in rosa alla voce difesa sono dannatamente pochi per chi deve affrontare gli ottavi di Champions e un’altra corsa alla qualificazione europea dai blocchi di partenza del campionato o della Coppa Italia. Sulla fascia serve il rimpiazzo dell’altro transfuga sivigliano Guilherme Arana. Davanti, invece, un vice Ilicic. Ma Olmo e Politano, ecco il ritornello stanco, costano troppo. C’è il tetto agli ingaggi, eccetera. C’è lo spogliatoio da non destabilizzare per lo stesso motivo, altrimenti dal Papu in giù chiedono l’aumento, eccetera.
La Beneamata avrebbe Federico Dimarco per la sinistra. Il resto della chiacchiera da calciomercato rattrappito dai geloni? Igor della Spal, Aleksa Terzic della Fiorentina, Lucas Verissimo del Santos. Due mancini, mastino duttile fino a fungere da laterale ed esterno, rispettivamente, e un centralone che ha tre anni in più del ’98 connazionale. Bravini, ma non ci fai la guerra su due fronti. Il posto di Musa Barrow in panca chi se lo piglia? I soliti Vittorio Parigini e Simone Edera del Torino, appioppati a chiunque da dieci giri di mercato perché non li vuole nessuno? Luca Percassi e Giovanni Sartori facciano qualcosa e corrano ai ripari. L’Atalanta da sogno non si merita il braccino di un mercato triste e l’aria chiusa di una finestra invernale dai battenti inchiodati al muro per partito preso.