Chiacchierata con Marco Vavassori, forte centrale del Torre de’ Roveri, squadra militante in Prima Categoria, che ci racconta uno dei suoi momenti più importanti della carriera.
Ciao Marco, come stai vivendo questa esperienza al Torre de’ Roveri?
“Il profumo dello spogliatoio mi fa sentire vivo, mi dà la forza di continuare. Il primo ingresso nello spogliatoio? Mi ricordo di aver fatto presente che nel calcio conta solo vincere”.
Come è nata la trattativa col Torre?
“Con Manuel (Lussana, ndr) ho parlato più di una volta, ma all’inizio ero un po’ titubante, scendere di categoria non è mai facile, non sai mai le differenze che si trovano. L’impressione è stata positiva ma l’arrivo di Bellina, Trovò e Bentoglio mi ha convinto definitivamente”.
Ti senti un leader dello spogliatoio?
“Diciamo che qui sono molto felice, mi trovo bene, ma io sono diverso dagli altri, la vittoria viene prima di tutto e devi fare di tutto per ottenerla e a volte questa cosa non la vedo come una necessità per tutti. Rispetto al passato mi sento più maturo, più consapevole, più riferimento per tutti”.
Stimoli? Come ti senti fisicamente?
“La carica me la trasmette solo la mia testa, trasformo tutto in energia positiva. Se molli, ogni giorno che passa puoi perdere qualcosa… In allenamento voglio sempre vincere, conta solo quello, non sposo un progetto per perdere tempo o per essere un peso per gli altri. Fisicamente mi sento come quando avevo vent’anni, il mio fisico non invecchia molto velocemente…”.
Parlaci di mister Rinaldi.
“Il mister è stato anche mio compagno, in campo era molto forte e tranquillo. Ora è molto più teso, lo capisco, ma poi gli dico “mister, ci pensa Vava, rilassati”” (ride ndr).
Sei un po’ leader e un po’ chioccia.
“Leader sicuramente, sono sceso per portare qualcosa di positivo, ai più giovani dico che devono capire cosa vogliono, altrimenti è meglio smettere per il rispetto di tutti. Bresciani è un esempio positivo: ha scalato posizioni con merito ed è lì grazie a se stesso. Il rapporto è buono con tutti, non ho preferenze, sono a Torre per vincere, non per fare la pubblicità di baci e abbracci”.
Obiettivi per il Torre e la tua carriera? La tua sfida?
“Per ora siamo secondi ma essere secondi alla fine vuol dire aver fallito… Lavoreremo per riuscire a centrare il primato. Per la mia carriera è tutto sotto controllo, sto bene qui, ma tutto dipende da chi mi dà la motivazione, nel calcio cambia tutto dall’oggi al domani, bisogna sempre migliorarsi per vincere e anche il nostro direttore sportivo lo sa”.
Sei diventato papà da poco: cosa si prova?
“Diventare papà è meraviglioso, è qualcosa di unico, un’emozione unica. Ti fa sentire vivo, responsabile e soprattutto energico in ogni istante. Ma tutto questo senza mia moglie non sarebbe possibile: un grazie speciale va a lei, bisogna farle una statua perché è davvero una persona speciale ed eccezionale”.
Mattia Locatelli