Perché l’Italia non riesce più a sfornare campioni in grado di trasformare da soli un big match internazionale? Perché non abbiamo un Neymar o un Messi o un Rodriguez? Siamo andati a vedere in casa nostra, analizzando la nostra amata Atalanta che trent’anni fa metteva sul palcoscenico della Serie A Roberto Donadoni, forse l’ala destra più forte mai nata nel nostro Paese. L’attuale tecnico del Parma è l’ultimo campione “costruito” dal settore giovanile nerazzurro che poi ha sfornato tanti buoni giocatori, ma mai un fenomeno, uno degli eletti, quelli dalle doti tecniche incredibili. I problemi della Dea sono gli stessi dell’intera Serie A, ma anche di tanti ottimi vivai del calcio bergamasco: si punta troppo sul fisico e nulla sulla classe. Chi sceglie i ragazzi li vuole robusti e forti. E non importa siano straordinari nel tocco di palla o rapidissimi nell’uno contro uno. Anche perché chi allena predilige il collettivo al singolo che, persino durante gli allenamenti, deve giocare di prima ed evitare colpi di tacco e assist folli e fenomenali. In più, ma questo vale solo per la nostra massima categoria, gli allenatori dei giovani non si fidano. Preferiscono gli esperti: meno esplosivi, ma più continui. L’inchiesta su Bergamo & Sport in edicola con una bella intervista a Mino Favini dell’Atalanta. Non perdetevi il nostro giornale per nessun motivo.