di Matteo Bonfanti
Ieri la nostra intervista al diesse Paolo Manzoni ha sancito il definitivo addio tra lo Sporting Adda Bottanuco e mister Massimo Giomboloni che oggi, come normale che sia, si sfoga a Bergamo & Sport, raccontando la sua versione dei motivi di una separazione già nell’aria da qualche mese. “Il problema di quest’anno è stato che da un certo punto in poi la società è stata completamente assente – spiega il tecnico originario di Chiavari -. Finché i dirigenti sono stati presenti eravamo terzi in classifica, posizione con cui abbiamo chiuso il girone d’andata. Dopo è successo qualcosa, la dirigenza è scomparsa, lasciando a me la gestione della rosa e le sconfitte sono arrivate perché il gruppo ha perso tranquillità. Senza questo elemento è difficile costruire delle vittorie anche perché alcuni giocatori lasciano e vanno via… (è il caso ad esempio di Mauro Agazzi, ndr)”.
Nonostante le strade tra il mister ligure e lo Sporting Adda Bottanuco siano ormai lontanissime, Massimo Giomboloni non perde la consueta calma: “Ringrazio comunque lo Sporting Adda Bottanuco e il suo presidente Sergio Contato per avermi dato la possibilità di allenare in Promozione, categoria in cui non ero mai stato. E trovo che nonostante i problemi avuti, il settimo posto da neopromossi sia un buon piazzamento. Dico anche che se la società fosse rimasta presente, avremmo potuto arrivare più in alto, magari a disputare i play-off”.
Massimo Giomboloni, che a Bottanuco ha vinto il campionato di Seconda e l’anno dopo è stato esonerato nonostante fosse in testa alla classifica in Prima, è pronto a buttarsi in una nuova esperienza: “Allo Sporting Adda non sarei rimasto. E loro hanno scelto Bertarelli come mister. Allenare mi piace tanto e non ho intenzione di smettere. Ho avuto una proposta da un club di Seconda, ma dopo un anno in Promozione mi piacerebbe restare in categoria o trovare una società ambiziosa di Prima”.
Nel suo modo competente e tranquillo, quello che lo ha portato quest’anno a lasciare fuori alcuni big per mettere in campo chi in allenamento dava sempre il massimo. “Credo che nei dilettanti non siano più accettabili certi comportamenti. Ormai noi allenatori lavoriamo con ragazzi che studiano, che fanno l’università, che leggono e s’informano e non è possibile che uno di loro passi la vita a bestemmiare. Il nostro lavoro non è solo farli giocare, ma anche renderli uomini migliori”.