Ogni volta che un giocatore bergamasco appende le scarpette al chiodo, mi sale sempre un po’ di malinconia, tanta tanta quando il ragazzo in questione è uno di quelli che ha segnato un’epoca con i suoi colpi, che siano le mirabili prodezze di un portiere, i golassi di un bomberone, gli incredibili tackle di un difensore, o, come in questo caso, la sapiente regia di un centrocampista dall’illuminante visione di gioco. Matthias Menegazzo, classe 1983, chiude qui la sua brillante e fortunata carriera e a me viene addosso questa cosa del tempo che passa troppo in fretta perché mi sembra ieri quando lo vedevo nei panni del baby talento che correva a perdifiato indossando la maglia numero quattro della Bergamasca. “Forte Menegazzo, un calciatore completo, potrebbe finire anche tra i professionisti perché sa abbinare quantità e qualità”, avevo detto in redazione di ritorno da Zanica la prima volta che lo avevo visto giocare, ormai più di vent’anni fa. Matthias non è finito a fare il giocatore di professione, ha fatto altre scelte lavorative, ma resta comunque tra i grandissimi del nostro pallone. Detto del suo periodo in Serie D, lo ricordano piacevolmente sia a Ciserano che a Casazza, minuti su minuti a recuperare palloni per far ripartire con due tocchi l’azione della propria squadra, a volte mettendosi in proprio sulla trequarti perché dotato di un ottimo tiro da fuori. Mediano o mezz’ala, bravo a inserirsi, con la posizione a centrocampo variabile a seconda dei bisogni dell’allenatore in panchina, sempre disposto al sacrificio perché naturalmente al centro dello spogliatoio, l’uomo che con i suoi sorrisi e con la sua innata simpatia trascinava il gruppo alla vittoria. Così anche in questo 2022-2023, al Ponte Calcio, e in quella scorsa, al Ranica, capitano in pectore di una formazione in grado di centrare una promozione in Seconda tanto meritata quanto inaspettata. Piedi buoni, l’abbiamo detto, e dinamismo, ma anche un cuore eccezionale, tra i protagonisti di “We’re the fubal”, la nostra canzone solidale, il primo a lanciare l’idea di un torneo tra le squadre dei paesi della Valle Seriana più colpiti dal covid. Un grande dentro e fuori dal campo, che, per fortuna, non ci mancherà così tanto perché resterà comunque nel nostro pallone, allenatore delle giovanili della Vertovese dopo anni e anni di corsi all’Aia di Bergamo. Che altro dire? Il nostro in bocca al lupo a un campione che io e l’intera redazione abbiamo amato alla follia anche per la grande disponibilità, presente ad ogni nostra iniziativa, sempre con quella gioia di vivere che era tanta roba averlo accanto. Arrivederci, capitano, e grazie, adesso insegna ai tuoi baby atleti sia come si diventa dei calciatori imprescindibili che degli uomini preziosi perché d’oro, proprio come te.
Matteo Bonfanti
martedì 13 Giugno 2023