Attenta sorveglianza sui luoghi di lavoro, tamponi sui casi sospetti, tracciamento dei contatti e responsabilità dei cittadini (distanziamento sociale e uso di mascherine), questa la ricetta di Regione Lombardia nella Fase 2.  E viste le evidenti lacune emerse nella Fase 1, la speranza di tutti è che ci sia un deciso cambio di passo nei fatti e non solo a parole. “È fondamentale – spiega l’assessore al welfare Giulio Gallera l’individuazione e la segnalazione dei casi sospetti soprattutto negli ambienti lavorativi. Il datore di lavoro o il responsabile del servizio dispongono la misurazione della temperatura corporea quotidianamente a ogni dipendente. In caso di temperatura superiore a 37,5°, viene effettuata la segnalazione all’Ats e al medico di riferimento. Il quale a seguito di anamnesi e in presenza di sintomi associati, richiede l’isolamento del paziente, degli eventuali contatti famigliari/conviventi e dei contatti lavorativi. E l’effettuazione del tampone. In caso di positività, si procede alla conferma dell’isolamento e dei contatti stretti, attivando il monitoraggio clinico da parte del medico di medicina generale o del pediatra di libera scelta al fine di rilevare l’insorgenza di sintomatologia. Se invece il tampone è negativo si comunica ai contatti la fine dell’isolamento”.