Quando un cammino di sofferenza trova la forza di uscire dai confini del silenzio ecco che nasce e cresce la speranza. Questo potrebbe essere il motto dell’Associazione “Soffione Rosa” nata a Romano di Lombardia da un’idea di Emanuela Marenzi che nel 2020 ha affrontato il cancro con tanta forza e dignità: un cammino che l’ha convinta a decidere che era giunto il momento di testimoniare la propria esperienza a servizio delle altre donne colpite dallo stesso male. Un percorso introspettivo, vissuto in epoca Covid, con la solitudine ed il pregiudizio a colpire più forte del male stesso. In una sorta di “porte girevoli” ecco la conoscenza con Daniela (una farmacista colpita a sua volta dal male) a cui si affianca, in qualità di infermiera, per portarle le cure necessarie. Da lì nasce un rapporto che va oltre l’assistenza sanitaria e diventa amicizia nella solidarietà dove il “ti capisco” non è di maniera ma di effettiva vicinanza anche fisica. Gli effetti negativi della malattia e delle cure chemioterapiche, lo sappiamo, sono tanti, ma tra questi uno dei più devastanti, psicologicamente, è la caduta dei capelli. Per una donna è un aspetto importante se non essenziale e il celarlo dietro un foulard o una parrucca appare una soluzione ancora meno risolutiva. Da qui è nata l’idea di dotare un ospedale bergamasco di un “casco refrigerante salva-capelli”. Alcuni studi medico-scientifici hanno infatti dimostrato che l’abbassamento della temperatura del cuoio capelluto mediante l’utilizzo di uno speciale casco refrigerante può in casi particolari ridurre in maniera significativa la caduta dei capelli nelle persone sottoposte a chemioterapia.
La creazione del Soffione Rosa
La “rinascita” dalla malattia, ci confessa Emanuela, è passata dunque dalla creazione dell’Associazione nell’ottobre 2021, nata come una scommessa, alimentata dal desiderio forte di “testimoniare attivamente”. Oggi può contare su 17 tra soci fondatori ed ordinari ed una cinquantina di soci sostenitori, oltre a 20 volontari. Sin dalla nascita l’idea era di realizzare un progetto concreto e direttamente rivolto alle donne malate: il casco refrigerante. Nella nostra provincia questo strumento non esiste e quindi si è avviata la ricerca di un ospedale che condividesse questo sogno, trovandolo poi nella struttura di Treviglio che appartiene all’ASST Bergamo Ovest. Continua Emanuela: “Abbiamo creato poi degli eventi finalizzati all’acquisizione dei fondi necessari (come la Corsa Rosa e Romano in Rosa) mentre ad altri abbiamo partecipato grazie all’ospitalità di altre Associazioni del territorio. Mentre era in corso la raccolta si è presentato un donatore anonimo che ha coperto finanziariamente l’intero progetto permettendoci di arrivare ora alla donazione che verrà formalizzata presso l’Ospedale di Treviglio” La Presidente Marenzi ci tiene poi a sottolineare che “… i fondi raccolti con le iniziative verranno comunque destinati, in forma di borsa di studio, all’Istituto dei Tumori di Milano, per dare continuità ed un contributo concreto alla ricerca”. Operativamente lo strumento sarà attivo, già presente nel reparto di oncologia di Treviglio, verrà presentato in Ospedale sabato prossimo 7 ottobre.
Ancora una volta constatiamo che il più bell’esempio di altruismo e determinazione è capace di andare oltre i vincoli burocratici, la diffidenza ed i mezzi economici non sempre adeguati. Ma dietro questo progetto ci sta la forza delle donne che, pur colpite, ci insegnano ogni giorno che la vita è più forte del male (non solo fisico) e fa particolarmente piacere sapere che il nostro territorio sa esprimere realtà così belle come l’Associazione Soffione Rosa. Perché dal dolore per la malattia ci sia, oltre alla guarigione fisica, una vera e propria rinascita psicologica.
Giuseppe De Carli