Si è concluso negli splendidi scenari del Teatro Donizetti e del Teatro Grande l’anno di Bergamo e Brescia Capitale della Cultura 2023.

Le due sale, gremite di autorità e cittadini, hanno fatto da sfondo alla cerimonia di chiusura di un anno davvero speciale. La serata si è dipanata tra emozioni e ricordi, tra le suggestioni di due città che hanno ora raggiunto una consapevolezza che “il fare” può diventare anche “il fare cultura” che non si limita esclusivamente all’arte, alla musica, agli eventi, ma ad un vero e proprio modo di interpretare la vita di tutti i giorni.

Una consapevolezza che, attraverso le parole dei Sindaci Laura Castelletti e Giorgio Gori si è trasformata in responsabilità e fierezza nell’aver guidato due realtà solo apparentemente uguali (per territorio, per tradizioni, per capacità di creare ed innovare) ma che nelle loro diversità nelle quali hanno unito le forze ottenendo un magnifico risultato. Raccontare in numeri quanto successo negli ultimi 365 giorni appare riduttivo se non limitante. Non bastano gli oltre11.600.000 visitatori, i 2.500 eventi, i 2.000 volontari che hanno dedicato 31.000 ore, le 40.000 persone che hanno creato una catena umana tra le due città, per rappresentare un movimento che ha portato aria nuova, nuovi entusiasmi, collaborazioni impensate ed un messaggio di unità e di condivisione che ora è realtà.

In tutti gli interlocutori succedutisi sui due palchi una domanda è riecheggiata: “…ed ora cosa succederà?”. Un dubbio legittimo ma non per chi ha vissuto con intensità questo splendido anno. A Bergamo e Brescia la consapevolezza del lavoro svolto, dell’entusiasmo portato, del coinvolgimento di intere comunità, della crescita di presenze negli eventi artistici e culturali, la coesione tra enti e fondazioni, rappresentano un patrimonio che non potrà d’ora in poi prescindere dallo scorrere della vita comune. Di questo se n’è avuta certezza ascoltando le parole di plauso, non di circostanza, pronunciate durante l’evento conclusivo.

La cultura fa parte della vita dell’uomo, che si nutre e si eleva ogni volta in cui può viverla ed esercitarla. Ora si è scoperto definitivamente anche nelle nostre due città, che consegnano idealmente a Pesaro il titolo di “Capitale”. Guardando le albe e tramonti infuocati e struggenti di questi giorni ci sovviene quel senso di nostalgia che coglie quando le cose belle finiscono. Ma per Bergamo e Brescia si profilano nuovi giorni, ricchi di questa eredità culturale che rimarrà per sempre nella nostra storia, ora più che mai condivisa.

Giuseppe De Carli