Nei nomi, il destino. Alla fine il ragazzo di viale Monza, quartiere Loreto, milanese d.o.c., è andato a parare alla Leon Monza e Brianza: “Cerco di imparare dando una mano a mister Joelson e al direttore sportivo Marco Sala. Ma la tappa più importante della mia vita è stata al Villa Valle. Era naturale chiudere col calcio giocato dove tutti mi hanno sempre fatto sentire in famiglia e i dirigenti come un figlio”. Appendere le scarpe al chiodo al Vyll Stadium, per Andrea Ferrè, è stato come per gli ospiti del suo commiato da grande attaccante della storica promozione in serie D cenare a salamelle e birra. La cosa più naturale del mondo, in quella che sarà sempre casa sua: “Anche a Vimercate ho fatto il salto di categoria. Nel triangolare del sipario ho voluto anche gli amici della Leon. E ovviamente i miei genitori, che mi hanno accompagnato fin dalla prima partita, mio fratello Jacopo, Jack, entrambe le promozioni vissute al mio fianco, che ci gioca ancora da vicecapitano. La versione di me più stagna e grintosa. Io conserverò per sempre il ricordo di quella doppietta casalinga al Verdello nel primo turno dei playoff. Soprattutto del gol all’incrocio: uno dei circa 130 in carriera, di cui una sessantina scarsa con questa maglia. E ce n’è anche uno all’Atalanta, a Zingonia, il primo febbraio di sei anni fa: me la passò Manu Sorti, sono vissuto anche dei suoi assist al bacio, un grandissimo compagno di squadra”.

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