Siamo in Italia, il Paese dove la realtà supera la fantasia. Anche nel calcio. Succede così che a 540 minuti dalla fine di un campionato difficilissimo, soprattutto per la continua mannaia legata al covid, in Serie D ancora non si sappia quanti club scenderanno di categoria. Due senza passare dai play out, come si vocifera in queste ore nei corridoi della Lega Nazionale Dilettanti? Tre per mantenere inalterato l’organico dei gironi, visto il pasticciaccio brutto di far ripartire l’Eccellenza? Quattro come si pensava fino a poche settimane fa?
La decisione ancora non c’è, ma manco l’idea se allungare ulteriormente la stagione con le sfide salvezza, i famosi play out. Inutile dire che tutto questo toglie ulteriore credibilità ai vertici del nostro pallone, già protagonisti di errori clamorosi durante l’emergenza legata al coronavirus. Fa incazzare, perché i presidenti investono sia in denaro che in passione e i calciatori in campo ce la mettono tutta, e un campionato senza certezze svilisce totalmente il loro impegno.
Quanto al girone B, se, come pare, le retrocesse saranno solo le ultime due, resterebbe in categoria una tra Scanzorosciate (23 punti), Tritium (24) e Caravaggio (26), considerando che la Vis Nova ha in questo momento un margine assai rassicurante (32). Con questa ipotesi a livello nazionale aumenterebbe il numero dei club in Serie D, perché a fronte delle diciotto società che scenderebbero in Eccellenza, ne salirebbero ben ventiquattro, aumentando nel 2021-2022 i raggruppamenti a venti squadre, che ora sono solo due (gli altri sette gironi sono a diciotto).
Ma non si sa nulla. Siamo in Italia… Personalmente penso che non dovrebbe retrocedere nessuno, perché la Serie D durante il covid è stata un casino, una categoria gestita malissimo, sfalsata totalmente dai rinvii (in questo finale la Tritium ha tre partite in meno e salterà anche il match di domenica). Da salvare ci sono i club, che non si sono mai tirati indietro di fronte alle loro immense responsabilità legate alla tutela della salute. Non riesco invece a dare un giudizio positivo su chi ha deciso a Roma.
Matteo Bonfanti