Questa sera il Milan ha pareggiato. Lo vedevo in redazione e mi pareva come quando ero bambino, a San Siro con mio babbo, con quell’ingiustizia lì, di fondo, addosso mentre tornavamo a casa. Sarà stato il 1986-1987, col Barone in panchina e Baresi, Maldini, Massaro e Donadoni già da urlo. Si attaccava, si creavano mille e passa occasioni, ma dall’altra parte c’era ogni volta un portiere fenomenale nella sua domenica migliore. Capitava che le prendeva tutte e che, se le lasciava passare, finivano sulla traversa o li annullavano, e finiva sempre con una mezza delusione, 0-0 o 1-1, ma potrei pure sbagliarmi. Poi sono arrivati Sacchi, Gullit e Van Basten e la storia è cambiata. L’annata dopo il Milan era sempre nella metà campo degli altri, come prima creava centinaia di palle gol, ma non sbagliava più occasioni incredibili sotto porta, anzi faceva spesso un sacco di gol. Oggi col Verona, con un Ibra non al top, mi è sembrata così, con quell’incazzatura di fondo. Ma il portiere, oggi Silvestri (impressionante la somiglianza del ragazzo con Raul Cremona, il famoso comico) fa parte del gioco, quindi non è giusto che senta il 2-2 come un torto grosso grosso, di quelli alla Blacks Live Matter. E poi l’Hellas ha lottato su ogni pallone, pur in un evidente stato di inferiorità sia tecnica che fisica, soprattutto nella ripresa, anche perché senza la bellezza di cinque titolari e con due giocatori usciti per infortuni muscolari durante la partita. E ha un giocatore di quelli che valgono più di tutti, Mattia Zaccagni, 25 anni, un calciatore raro di questi tempi perché salta l’uomo (o lo stendono, spesso senza fischiargli i falli).
Capitolo Atalanta, l’altra squadra che amo, perché abito a Bergamo, in via Santa Caterina, ed è per forza così. Ora la Dea è fortissima, ma a questo punto ha un bel problema, di quelli che nella vita possono capitare. Paragoniamo il pallone all’amore, perché si somigliano tantissimissimo. Bene, il Gasp, che è il nostro eroe, una manciata di anni fa s’innamora di una brutta figa, appunto la ragazzina Atalanta, di quelle che non possono andare alle cene con i ricchi tanto sono punk, sgangherate, ciccione, con la tuta sfatta e senza un euro in tasca. Ma lui se ne fotte perché la adora, e lei, proprio grazie al suo amore senza limiti, viscerale, prende forza. Inizia a tirarsi insieme, smagrisce, si trucca, va in palestra e diventa una donna bellissima, la famosa Dea della passata stagione, amata da mezza Europa, incredibilmente invidiata. Ma poi al Gasp i suoi soci (che sono i Percassi) fanno conoscere una gran figa, di quelle da gara (leggasi Miranchuk, Lammers, Romero e Pessina, a cui va aggiunto Muriel, che in questo momento è un santo del dio del pallone e dovrebbe essere il titolare). E lui non sa più che minchia fare, perché si trova a scegliere tra l’Atalanta che ama (Ilicic, Pasalic e Palomino) e quella di cui si sta infatuando perché è una passera da gara. Chi si è trovato in questa situazione sentimentale, sa come la si vive, si scontentano entrambe le femmine e si finisce sempre nei casini…
L’Inter vista a Bergamo è una grande squadra, una delle due candidate al titolo, ma ha un problema che è un paradosso, quello di avere uno degli allenatori più forti al mondo, che, come tutti quelli che conoscono il proprio talento, è fenomenale se deve stritolare gli avversari mentre va in difficoltà se la sua squadra deve contenere, facendo la famosa melina, ammettendo la miseria di non averne più. E poi c’è pure il capitolo Lukaku, che è straripante, e averlo a mezzo servizio cambia parecchio.
La Juventus è ancora la migliore di tutte, oggi strameritava di vincere con la Lazio, ma un po’ che è sfigata dura, un po’ che Pirlo non ha ancora scelto la sua filosofia, rischia di perdere punti fatali. Va detto che Andrea ha la rosa migliore in Italia per qualità e per quantità, ma diversamente dal gruppo che aveva Allegri, assai meno forte, l’ex eroe dell’Italia campione del mondo ha un’immensa abbondanza dalla trequarti in avanti, mentre ha scelte difficili e obbligate in difesa. Mi spiego meglio, Allegri ne aveva due forti per ruolo, Pirlo ne ha soprattutto cinque fenomenali, tra i venti migliori al mondo, parlo di Chiesa, Kulu, Dibala, Ronaldo e Morata, per tre ruoli in attacco. Non è facile. Ancelotti al Real Madrid, con lo stesso dilemma, aveva scelto di far giocare sempre tutti i campioni che aveva a disposizione, mettendoli fuori ruolo, clamoroso un Rodriguez messo a fare il terzino. Ma con quell’idea ha vinto una Champions League.
E’ tutto. Peccato per la pausa, che in tempi di covid la Serie A è una benedizione. Complimenti a Ruggeri, altro bergamasco in Serie A, che arrivarci vuol dire avere due coioni giganti.
Matteo Bonfanti