di Matteo Bonfanti
Se ieri parlavamo del momento felice di Albino, diventata nel 2017 la capitale del pallone in Lombardia, oggi raccontiamo invece una città che da troppo tempo non vive più l’entusiasmo che dà il grande calcio.
Sipario alzato sull’anno zero che sta vivendo Seriate, qualche stagione fa sede di uno dei club più vincenti della nostra recente storia, l’Aurora di Aldo Terzi, presidente appassionato in grado di galvanizzare l’intero ambiente regalando ai tanti tifosi successi su successi. Campionati di Prima, di Promozione e di Eccellenza vinti già a febbraio, sponsor da urlo, faraoniche feste con l’intera stampa presente, campioni in campo e pure in panchina. Anche per chi scrive i rossoblù sono stati qualcosa di bellissimo, una squadra fenomenale, tutta all’attacco, con i due Marchesi, Bonacina e Zigrino a inventare azioni in stile primo Milan di Sacchi, quello degli olandesi, con Inversini in panchina, un tecnico tra i migliori che ha il nostro movimento. Poi l’approdo in Serie D, felice, tranquillo, con l’Aurora sempre più in alto anche grazie al sapiente lavoro del diesse Mancin, uno che frequenta il calcio bergamasco da quando è bambino. Tra noi addetti ai lavori l’idea era che la compagine di Seriate fosse diventata la terza grande realtà del pallone orobico, dietro ad Atalanta e AlbinoLeffe, destinata a restare un importantissimo punto di riferimento almeno per un secolo, viste le solide basi messe con un settore giovanile florido e organizzatissimo.
Ci sbagliavamo, perché nessuno di noi si aspettava sarebbe arrivata una crisi dell’edilizia tanto feroce, capace di allontanare in pochi mesi sia il presidente, appunto Aldo Terzi, che i numerosi sponsor, per la gran parte costruttori, quasi tutti legati a lui.
Il resto è storia (quasi) di oggi: Mancin e Guerini, ormai soli, decidono per la fusione con l’AlzanoCene dando vita alla Virtus Bergamo, che però diventa il club della media Val Seriana, di Alzano e di Albino. Seriate è lontana, resta il vivaio, l’Aurora diventa un settore giovanile senza una prima squadra, nell’intento di Pievani e soci di dare continuità al solo progetto sociale: far giocare i bambini e i ragazzi della città per toglierli dalla strada e dalle brutte compagnie. Bene, benissimo, ma un conto è formarsi come calciatori con l’obiettivo di esordire un giorno in Serie D, l’affascinante approdo al semiprofessionismo, un altro è passare i pomeriggi al campo senza uno sbocco diretto.
Da qui la discesa in campo, quest’anno, del vulcanico Sergio Chiari, che, rilevata l’Interseriatese, ha dato vita al Città di Seriate, scommettendo che il forte tessuto industriale della zona si sarebbe mosso, arrivando in aiuto, portando i soldi che servono a ingaggiare i fenomeni che fanno vincere i campionati in serie. Nonostante le brillanti idee, tra cui il tentativo unico nella Bergamasca dell’azionariato popolare, la squadra non è volata in Prima, anzi è quint’ultima nel Girone B di Seconda. Quello che so, dopo una ventina d’anni passati a fare il giornalista sportivo, è che sono i risultati a dare slancio a ogni progetto calcistico. Senza, tutto si ridimensiona, spesso si sgonfia. Il rischio è proprio questo: che l’entusiasta Chiari si stufi e si defili accorgendosi che non è il tempo per un grande club nella città che solo qualche stagione fa se la giocava fino alla fine per fare il grande salto in Lega Pro contro piazze come Lecco e Piacenza. Si vedrà. Va detto che ci sono altre due realtà, ma sono di quartiere per storia e pure per volontà, il Comonte e il Cassinone, club che conosciamo bene per l’immenso impegno che ci mettono i dirigenti, su tutti Alberto Tironi e Massimo Bentoglio. Le ambizioni dei due gruppi sono la Seconda e la Terza, lì dove stanno, nell’ambito del famoso pallone “pane e salame”, col sorriso e senza pretese di grandeur.
L’impressione, quindi, è che a Seriate si dovranno accontentare delle serie minori ancora per un bel po’, quando inizierà un’altra epoca calcistica, magari con l’arrivo di un nuovo Aldo Terzi, che prese una piccola Aurora, la costruì mattone su mattone e la fece diventare un impero calcistico. Sognare si può, anzi si deve, resta che all’orizzonte un grande imprenditore non c’è e manco sembra possa arrivare all’improvviso.
NELLA FOTO IN ALTO ALDO TERZI, EX NUMERO UNO DELL’AURORA SERIATE, SOTTO SERGIO CHIARI, PRESIDENTE DEL CITTA’ DI SERIATE