Penso, credo anche a ragione, di essere stato determinante nell’immeritato ko dell’Inter nella finale di Champions League contro il Manchester City. Mi sono alzato ieri mattina con una sola idea in testa, puntare un altro cinquantino sul successo dei nerazzurri entro i novanta minuti dato a 6 e 80, schedina puntualmente giocata al benzinaio di viale Giulio Cesare intorno alle 18.30. Avendo già scommesso, sempre un cinquantino, un paio di settimane prima nella ricevitoria di Albano, gestita da Maurizio, figlio di Paolo, un mio amico, se avessi vinto, mi sarei portato a casa la bellezza di 680 eurini, denari con cui fantasticavo di comperarmi una bicicletta uguale uguale alla mia Yellow, ma di marca Jeep, messa in vendita giovedì sera dal Genio, un altro mio socio, a 800 trattabili. Ero convinto dell’all-in nonostante i miei precedenti, l’unica volta in vita mia che mi è andata bene in una riffa è stato infatti un giorno di trent’anni fa, il 9 settembre del 1993, tombolone all’oratorio dei Frati, primo premio un Pulisci Insalata Girevole Verde Pisello che ancora custodisco gelosamente a Valgreghentino per dimostrare a chi mi definisce assai sfigato che non è del tutto vero. Resta che gioco raramente perché so di perdere nel 99,9 per cento dei casi, anche quando pare impossibile, vedi Milan-Cremonese 1-1, con io e l’intero mondo conosciuto certi dell’uno fisso… Va così, sempre e da sempre, e io dovrei smetterla di dimenticarmi in un nano secondo dei soldi persi, resettando le amare sconfitte per lasciare posto nella mia limitata memoria al solo ricordo felice, quello, appunto, della serata trionfale del già citato Pulisci Insalata Girevole Verde Pisello, vicenda ormai simile al volo della famosa rondine che non fa primavera. Ieri ero al Blu Puro, l’Inter stava giocando di gran lunga meglio del City, Brozo e compagni difendevano benissimo e creavano molto più degli inglesi. Lì, in quell’esatto momento, ho sentito un brivido lungo la schiena, come se il cattivissimo dio della sfiga e della malasuerte avesse per un attimo guardato giù accorgendosi delle mie crescenti possibilità di vittoria, si fosse spaventato a muerte dell’imminente e possibile inversione di rotta e avesse deciso di trasferirsi sul campo di Istanbul per spostare di quel millimetro le conclusioni di Lautaro, Dimarco e Lukaku. Chiedo quindi scusa ai tanti amici nerazzurri per avergli creato sofferenza, delusione e dolore, insomma disagio, promettendo loro di non scommettere mai più sul successo della squadra di cui sono tifosi. Si potesse tornare indietro, mi comporterei diversamente: mi presenterei al fischio d’inizio della sfida con la maglia del City della fortunata collezione redazionale, scommettendo almeno un ventino sul trionfo della formazione di Pep Guardiola…
Matteo Bonfanti