Zingonia
– Una scelta del cuore? “Di sentimento, ma non di sangue, anche se la famiglia di mia moglie è di Lovere e in Bergamasca oltre alla seconda casa ho tanti amici. Qui si possono crescere i giovani in un ambiente sereno”. Roberto Samaden, all’Atalanta, s’inserisce con la vivacità e la voracità di un turbine nella scia lasciata dal guru dei guru dei calciatori in erba, da responsabile della cantera: “Avere l’esempio e il modello di Mino Favini in testa, avendolo conosciuto da vicino a Zingonia, a casa sua a Meda e ancor prima ai miei inizi nel settore giovanile dell’Inter, è stato determinante per la mia scelta. Non avrei mai pensato di passare a un altro vivaio dopo 33 anni di cui 13 da responsabile, ma un quarto d’ora mi ha fatto cambiare idea e la vita. Il fascino dell’Atalanta, che ha alla guida due prodotti della società da calciatori, ha nel dna ciò che sta a cuore a me, inducendomi a non perdere questa opportunità unica e storica”.
Il cinquantasettenne milanese di padre valtellinese (“di Sondrio”) lascia il nerazzurro metropolitano per quello di provincia, ma con le idee già chiare: “Era uno degli ultimi colloqui (intorno al 25 marzo, NdR) e inizialmente pensavo di passare a una prima squadra (Como o Palermo, NdR). Venerdì scorso alle 18 ho chiuso il mio ufficio all’Inter, lunedì questo è stato il mio primo giorno di scuola a Zingonia. Non mi sono portato dietro nessuno, intendo lavorare con gli allenatori che ci sono già, risorse tecniche importanti che appartengono a una grande tradizione. Il mio scopo è formare un ambiente in cui crescere con serenità, senza l’input della vittoria a ogni costo”.
Dal canto suo Luca Percassi, l’amministratore delegato, rivendica la decisione e anche un po’ il merito del cacciatore di teste che ha convinto l’illustre controparte: “Per parte mia, questo è il miglior acquisto della nostra sessione di calciomercato. Si tratta a detta di tutti gli addetti ai lavori del miglior dirigente di settore giovanile in Italia, tanto che aveva offerte anche dall’estero. Non pensavo che fosse raggiungibile, invece è bastato parlarsi per condividere valori e progetto: l’Atalanta, come mission sociale, ha sempre avuto e continuerà ad avere la volontà di dare ai ragazzi la chance di poter ambire alla prima squadra come culmine del percorso di formazione a 360 gradi”.
Tutto è nato dall’addio annunciato con congruo anticipo: “Maurizio Costanzi mi aveva annunciato di volersi prendere una pausa: la mia preoccupazione era trovare una persona all’altezza della storia dell’Atalanta, adeguata al ruolo che era stato di Mino Favini. Una scelta complicata, ma Roberto Samaden è erede di queste due grandi figure”, prosegue Percassi. “L’Under 23, che salvo sorprese si aggiungerà alle nostre formazioni, è figlia della scelta di consentire ai nostri ragazzi di continuare il percorso all’interno della società – aggiunge -. Aspettiamo il consiglio federale del 7 luglio per conoscere le possibilità di ripescaggio sulla base delle carenze di organico della serie C. Quanto alla Primavera, la salvezza all’ultima giornata è stata l’occasione di riflettere sui perché. Qualche errore lo si è fatto. Era comunque una buona squadra, è stata un’esperienza comunque molto formativa”.
Samaden, di suo, all’esordio da direttore del vivaio è stato un fiume in piena. Capitolo Primavera: “La riforma che avrà corso dal 2024 va nella direzione di un campionato Under 20, qualcosa che colma la lacuna delle seconde squadre che sono sempre troppo poche, anzi quasi nessuna: da interista ho sempre invidiato la Juventus in questo senso. Ma è già una competizione competitiva e difficile: l’Inter ha avuto i suoi problemi, anche al Milan che pure aveva raggiunto le Final Four di Youth League nelle ultime giornate era in una posizione un po’ precaria”. Ancora, sulla filosofia da seguire: “Il vivaio non può prescindere dal territorio. Bisogna, però, essere, al passo coi tempi senza limitarsi laddove si può attingere a livello di base, ben sapendo che in Lombardia c’è una concorrenza fortissima. Questa è una realtà molto radicata”.
Infine, sul metro di paragone illustre: “Ricoprire il ruolo di Favini ha influito sulla mia scelta. La presenza sua nella mia testa è determinante: sarei felice di fare un centesimo di quello che ha fatto lui per la storia di questa società, perché è una figura senza paragoni. I giocatori vanno formati a 360 gradi e bisogna farli tornare a divertire e sorridere un po’ di più allentandoli dalla pressione – la chiosa -. In dieci giorni col vicedirettore Giancarlo Finardi definirò l’organico dei collaboratori. Il mio successo più grande all’Inter è il premio per l’Educational Project assegnato dall’ECA, l’associazione dei club europei, il progetto educational. La cosa più bella del mondo è guardare i bambini giocare. Favini guardava anche le pagelle, vedo che adesso la sua eredità l’ha raccolta il Premio Brembo. Non siamo la principale agenzia educativa, non ci sostituiamo alle famiglie. Ma siamo importanti lo stesso. E ringrazio l’amico Maurizio Costanzi che mi ha telefonato mettendosi a disposizione per il passaggio di consegne”.