Fabrizio Carcano

Un vecchio adagio popolare ricorda che nessuno è profeta in patria ovvero, per farla facile, apprezzato a casa propria.
Ne sa qualcosa Robin Gosens che, per diventare prima un calciatore professionista e poi un calciatore di livello internazionale, ha dovuto fare l’emigrante di lusso, lasciando la natia Renania dove nessun club di buon livello era interessato a reclutarlo per il suo settore giovanile e valicare il confine con l’Olanda appena 18enne per cominciare la sua scalata dal vivaio del Vitesse Arnhem.
Poi il Dordrecht, nella serie B orange, quindi l’Eredivisie a 21 anni con l’Heracles Amelo e due anni dopo nel 2017 la grande occasione a Bergamo per fare da riserva di Spinazzola e crescere alle spalle del perugino.
Dai campetti olandesi alla Champions League senza mai giocare nel calcio tedesco professionistico, senza mai una convocazione in una nazionale giovanile.
Oggi Gosens, alla soglia dei 26 anni, attende l’annunciata chiamata del ct Low, che ha dichiarato di voler convocarlo per iniziare a conoscerlo, e intanto ha incassato un riconoscimento dall’elevato valore simbolico: è il miglio calciatore tedesco militante in un campionato straniero.
Il numero 8 atalantino ha infatti vinto il ‘German Football Ambassador Audience Award 2020’, riconoscimento che va al miglior giocatore tedesco che non gioca in Bundesliga, battendo la concorrenza di star quali Toni Kroos del Real Madrid, arrivato secondo, e Leroy Sanè del Manchester City.
Un premio per la grande stagione (da 29 presenze e 8 gol) del 26enne esterno della Renania, ma anche per tutta l’Atalanta che tre anni fa ha creduto in questo giocatore, pescato in Olanda, scartato da tutti i club tedeschi.
E così curiosamente il miglior tedesco ‘in trasferta’ diventa un giocatore che nel pieno della carriera non ha mai esordito su un campo tedesco se non da straniero, disputando i minuti finali di Borussia Dortmund-Atalanta nel febbraio 2018 ma appunto da atalantino…