AlbinoLeffe – Giana 1-2 (1-0)ALBINOLEFFE (3-5-2):
Rossi 5,5; Gusu 5,5, Saltarelli 6,5, Ntube 6,5; Poletti 7 (36′ st Michelotti sv), Gelli 6,5 (30′ st Martignago 5,5), Nichetti 6, Giorgione (cap.) 6, Tomaselli 6 (20′ st Riva 5,5); Galeandro 5,5 (30′ st Ravasio 5), Manconi 6,5. A disp.: 22 Pagno, 40 Facchetti, 9 Cori, 20 Genevier, 24 Marchetti, 25 Zoma, 41 Muzio, 99 Petrungaro. All.: Michele Marcolini 5,5.
GIANA (4-2-3-1): Zanellati 6; Perico (cap.) 6,5, Carminati 6 (20′ st Pirola 6,5), Gulinelli 6, Magri 5,5; Ferrari 6 (24′ st Acella 6), Panatti 6,5; Vono 7,5, D’Ausilio 6 (40′ st Colombini sv), Tremolada 6 (40′ st Perna sv); N. Corti 5,5 (1′ st A. Corti 7). A disp.: 12 Reggiani, 22 Casagrande, 6 Magli, 7 Pinto, 13 Piazza, 15 Bonalumi. All.: Matteo Contini 6,5.
Arbitro: Gigliotti di Cosenza 5 (Chichi di Palermo, Laghezza di Mestre; IV Baroni di Firenze. V.A.R. Massa di Imperia, A.V.A.R. De Meo di Foggia).
RETI: 17′ pt Manconi (A), 19′ st rig. e 23′ st A. Corti (G).
Note: pomeriggio soleggiato, spettatori 509 di cui 306 paganti per un incasso di 2.367 euro. Ammoniti Ferrari, Tremolada e Gusu per gioco scorretto, A. Corti e Vono per perdita di tempo, Giorgione per proteste. Espulso Gusu per somma di ammonizioni (gioco scorretto) al 18′ st. Tiri totali 13-15, nello specchio 4-7, respinti/deviati 4-4, parati 2-5. Corner 2-3, recupero 1′ e 5′.
Zanica – Rigore a favore del possibile 2-0 non visto, quello contro dell’1-1 sì, Gusu in doccia anzitempo quando c’è ben più di metà ripresa da giocare. Una somma di addendi che all’AlbinoLeffe ben difficilmente non avrebbe potuto presentare un conto salato. Anche perché nella Giana Erminio c’è un Corti (Alessandro) che la sa più lunga dell’altro (Niccolò) e a Jacopo Manconi non è bastato aver aggiunto l’unità alla doppia cifra. Se il numero 10 la insacca per la quarta allacciata di scarpe personale e nella terza sfida di fila dei suoi, la squadra che ha inaugurato il santuario in sede nel prenatalizio da pareggino con la Pro Patria non ha violato nemmeno il tabù dei bottini pieni, salito sull’ottovolante di giornate (era la quinta di ritorno, ne sono state disputate 22) da quel 3-2 lecchese del 14 novembre. Poi, solo una cinquina di divisione della posta in palio: a quota 26, di cui la miseria di 7 nelle gare interne, si è in piena palude, la classifica del girone A di C è cortissima.
Appena prima del gol il cronometro s’era fermato all’unisono col respiro bluceleste sull’asse D’Ausilio-Corti , ringraziando tempi, riflessi, volo e mano di Rossi che toglie l’attrezzo dalla scarpa del terminale ospite. Ma il bomber che scrive undici è sempre in agguato: dove non può svettare indisturbato Galeandro, la scodellata a rientrare di Poletti la ghermisce lui, conversione a mezza U e urlo di gioia di pari passo col radente nell’angolino smorzato da Zanellati senza troppa decisione. Un match inaugurato dalla telefonata di Giorgione dai venti metri (3′) e proseguito nel mare magnum del tic toc a metronomo singhiozzante come i ritmi. Il crossatore del rompighiaccio trova il limite della banchisa indicatogli da Gelli senza che i compagni vengano al dunque e il bergamasco Perico esegue la diagonale da spazzino di lusso. Intorno al 25′ al raddoppio potrebbe pensarci chi l’ha sbloccata, se non fosse che stavolta è lontanuccio dal bersaglio e la corsetta più botta sul rilancio di Ntube è centralissima, ma che rischio sull’apertura alta e illuminante di Panatti per Vono, a marcature di casa troppo fisse sulle punte: tranquilli, c’è il signor Rossi a salvarla col solito balzo. Un altro giro di lancetta ed è Galeandro a sprecarla non chiudendo la zampata comoda comoda, sugli sviluppi del primo corner di Giorgione corretto dalla girata di prima di Saltarelli.
Se Galeandro si dimostra iperattivo ma di gamba non prontissima, vedi al 38′ dove il tracciante di Tomaselli (out di suo a una sestina dalla pausa, alle stelle in scia dei due trascinatori), a dare pepe al confronti ci pensano a cavallo delle due frazioni l’episodio da moviola e il paio di chances sprecata da Tremolada e D’Ausilio per impattare a poche decine di secondi e a una cinquina cronometrica dalla fuoruscita dal tunnel number two. Al 44′, il contatto in area sospetto d’anca e di spinta tra Magri e lo scatenato esterno destro d’occasione a piede invertito, quindi il fulmine a ciel sereno della palla persa da Gusu che resta acciaccato a terra mentre il compagno tra i legni blocca a tutto braccio l’esterno destro dell’ala milanese. Lo sbandamento fa il paio con l’arretramento eccessivo dietro la linea della palla, finché il trequartista in rosso (5′) non si mangia il gol in solitario davanti al secondo palo, pur servito al bacio dall’ammollo del suo capitano. Idem per l’altro Corti, comunque in fuorigioco sulla botta di Panatti respinta di pugno (10′). L’insidia, come sempre, è in agguato. Manconi fa in tempo a mancare il bis col diagonale mancino angolato poco al culmine del contropiede del pendolino destro (17′), il migliore dei suoi, e il rumeno frana su Vono in entrata dal lato corto mancino, verso il fondo, su imbeccata dell’autore dello sciupio in avvio di ripresa. Il patatrac si completa col portiere carpigiano, fin lì impeccabile, che preso in controtempo dalla seconda legnata di Panatti la rimette in area piccola in direzione opposta proprio tra i piedi dell’eroe di turno della Martesana, lesto e dalla leva sufficientemente lunga da metterla in caduta. L’unica strada per raddrizzarla sarebbe recuperare verbe e mira nonostante le gambe molli e la testa scarica: al 42′ Michelotti la mette dentro, respinta testa di Gulinelli che stramazza in terra per i crampi e il capitano di seconda ciabatta largo. Di là si potrebbe anche dilagare: al 38′ ala e trequartista, che trova il piedone rossiano e il terzo tiro dalla bandierina, si scambiano l’attrezzo tre volte in un fazzoletto; al 4′ di recupero è la schiena di Colombini a negare il tris a Perna sul vassoietto del solito Vono. Ora è un po’ grama perfino col calendario. A inizio febbraio si va a Bolzano dalla capolista e sabato 5 a Salò, mentre con la Triestina la Questura di Bergamo ha chiesto l’anticipo: domenica 13 c’è Atalanta-Juve, anche se di sera e nel capoluogo.
Simone Fornoni