di Cristiano Forte

“Oltraggio alle istituzioni”, “Vulnus gravissimo alle prerogative del Parlamento”, “Fascismo renziano” e via sproloquiando. Sono alcune espressioni con cui è stata accolta la richiesta del governo di porre la questione di fiducia sulla legge elettorale alla Camera, che significa “prendere o lasciare”, cioè approvare la legge così com’è, senza modifiche, o non approvarla, mandando a casa il governo. Contestazioni furiose da Brunetta, di Forza Italia, il partito che al Senato ha votato a favore dello stesso testo che invece adesso contesta alla Camera e che giustifica quel voto favorevole, e l’attuale opposizione, con accordi più ampi siglati tra PD e Forza Italia e che Renzi ha violato scegliendo un Presidente della Repubblica non gradito ai Forzisti. Come dire che chiedere la fiducia sulla legge elettorale è oltraggioso per le istituzioni, mentre va bene usare la legge elettorale come merce di scambio per un accordo politico di cui ancora oggi non si conoscono i dettagli. Corrado Passera, ex amministratore delegato di Poste Italiane e poi di Banca Intesa, nonché ministro del governo Monti, ha organizzato una protesta con un gruppetto di militanti del suo nuovo partito; tutti imbavagliati contro il “rischio di un colpo di mano pericolosissimo”. Lo stesso Passera che nel 2008, consulente del governo Berlusconi, mise insieme la cordata per il salvataggio di Alitalia (i “Capitani Coraggiosi”… coraggiosi con i soldi altrui) che ai contribuenti è costato suppergiù 4 miliardi di euro. In quel caso il “colpo di mano” fu inferto alle tasche dei cittadini. E la minoranza PD? Parliamo di quelli che dal 2011 (Governo Monti) sostengono Presidenti del Consiglio non eletti, facendosene un baffo del premier scelto dai Cittadini sulla scheda elettorale salvo poi lagnarsi per il “crescente astensionismo, preoccupante sintomo di sfiducia nella politica”. Ma va?!?! Giusto per chiarire: questa legge elettorale è una schifezza costruita su misura per Renzi che gli dà una ragionevole certezza di vincere le elezioni ottenendo una maggioranza parlamentare solida e soprattutto fedele, visto che potrà scegliere la maggior parte dei Parlamentari e non sarà costretto a fare coalizioni. Renzi piega la legge elettorale ai suoi interessi, lo sappiamo, con la stessa logica che ispirò il “porcellum”, la legge elettorale pensata da Calderoli e da lui stesso definita “una porcata” in diretta televisiva: era il 2005, date per perse le elezioni dell’anno successivo, la maggioranza di centro destra escogitò la trovata di approvare una legge elettorale che rendesse ingovernabile il paese. Prodi infatti, dopo aver vinto le elezioni, se ne andò a casa dopo solo un paio d’anni. Giusto per far capire che qui non si tratta di stabilire chi ha ragione, perché il più sano di questi qui, da una parte e dall’altra, ha la rogna.
La stampa non è da meno. Sulla legge elettorale tutti i giornaloni ci hanno propinato articolesse infarcite di retorica e indignazione. Un impegno che ci saremmo aspettati quando il Governo ha annunciato di aver abolito le province o che abolirà il Senato, mentre si tratta di farne scegliere i membri ai partiti anziché agli elettori, o quando sempre il Governo ci propina trionfali dati parziali sulla disoccupazione mentre poi i dati ufficiali ci dicono che con l’entrata in vigore della riforma sul lavoro i disoccupati sono cresciuti, o quando ci tocca ascoltare le campane a festa per una previsione (previsione!) di aumento del PIL che è un terzo rispetto a quella del resto d’Europa, e ancora quando il Governo ha silurato Cottarelli, incaricato della revisione della spesa, appena si è azzardato a mettere in discussione le 10.000 e passa società pubbliche, una fonte di sperperi enormi in mano ai partiti che le utilizzano per maneggiamenti senza controlli e per garantire posti ad amici, parenti, politici trombati, oltre a fancazzisti e incapaci di ogni ordine e grado. Invece tutti zitti, i giornaloni, o magari qualcosa scrivono, con un articoletto a pagina 10 con al massimo due parole di richiamo in prima, in attesa di propinare in bella evidenza la successiva notizia farlocca che fa tanto piacere a chi comanda. Una stampa tanto abituata a fare marchette e ad inchinarsi al potente di turno che quando le capita l’occasione di atteggiarsi a “sentinella della democrazia” sfida il senso del ridicolo e ci si butta a capofitto. Facendo bene attenzione che i giochi siano fatti, in modo che lo sdegno non sortisca effetti concreti.