Ognuno di noi, probabilmente, ha dentro di sé l’istante o la partita della Dea in cui si rese conto che, questa squadra, avrebbe spaccato i record assieme ai nostri cuori.
Qual è il tuo istante?
Sul mio non ho dubbi, perché durante un abbraccio col mio papà dopo quel tal gol, lo capii indistintamente.
Era il 20 novembre 2016.
Papu Gomez è appena stato atterrato in area di rigore.
Sul dischetto, al novantesimo minuto ,c’è Franck Kessié, e fa gol sotto la Curva Nord.
L’Atalanta vince in rimonta conto la Roma dopo un secondo tempo inenarrabile, di rara intensità emotiva.
L’abbraccio, indimenticabile, si confuse tra lacrime e pioggia.
Tornai a casa da mia moglie e da Edoardo, che all’epoca aveva 18 mesi, e di notte gli scrissi questa lettera, per fissare il ricordo:
“…LETTERA A MIO FIGLIO EDOARDO, 18 mesi e atalantino dalla nascita
Non è da tutti, non è ogni volta.
Per questo è amore.
Fra qualche anno verrai con me e i tuoi nonni allo stadio della Dea e potrai capire, ma ieri a Bergamo vi è stata la sintesi del perché un bergamasco deve essere atalantino.
Quell’abbraccio sul gol del 2-1 con mio papà (tuo nonno Angelo) e quegli occhi lucidi di entrambi non li dimenticherò mai.
Un abbraccio forte, quasi a sostenerci perché il cuore era in fibrillazione.
Ti diranno di tifare le grandi squadre, che possono lottare sempre per traguardi importanti…ma quanto è importante e devastante amare con orgoglio la propria terra?
Da grande vai su YouTube e cerca le immagini amatoriali (che ti sembreranno sgranate) di ieri allo stadio, alza il volume, prova a pensare a tuo papà in mezzo ai tuoi due nonni urlare fino a perdere la voce e quasi i sensi.
Questo vuol dire Atalanta, non è da tutti e non è ogni volta.
Per questo è amore….”.
Stefano “Pagno” Pagnoncelli