Circa duecento persone, tra presidenti e addetti ai lavori, in rappresentanza di 90 società convenute presso la palestra comunale di Valbrembo. Molto meglio partire dalle cifre, comunque ragguardevoli, per sottolineare la partecipazione e il pathos che hanno contraddistinto un evento molto atteso ma che, al dunque, non ha espresso chiare soluzioni. Fumata da ritenersi grigia, per l’assemblea dedicata al calcio dilettantistico da Paladina, Accademia Calcio e Bergamo Longuelo: le prime, almeno a livello mediatico, a sollevare numerosi dubbi sulla ripresa dell’attività agonistica, dalle prime squadre al settore giovanile. I dubbi c’erano e i dubbi sono rimasti, nonostante il folto tavolo di relatori, che ha ricompreso Serena Angileri e Francesca Auci dello Studio Legale Di Cintio-Ferrari; il delegato Figc Giovanni Capoferri; il consigliere in quota C.R.L. Dario Silini e il Covid manager del Paladina, Stefano Fiori. In rappresentanza della politica, oltre al vicesindaco di Valbrembo insignito degli onori di casa, Attilio Castelli, presente Giovanni Malanchini, consigliere di Regione Lombardia. In un crescendo evidente di inquietudine e insofferenza, relativamente alla situazione contingente, sono stati individuati alcuni nodi cruciali su cui verterà l’attenzione delle istituzioni calcistiche nei prossimi giorni. A partire dalla responsabilità dei presidenti, in merito a eventuali casi di contagio da Covid-19. Con Fabio Locatelli ed Egidio Capitanio, numeri uno di Bergamo Longuelo e Paladina, in qualità di capifila, si è al dunque condivisa la necessità di concretizzare maggiormente il concetto di responsabilità, con relative conseguenze. Se pagheranno i presidenti, per inadempienze o negligenze nell’applicazione dei protocolli, in che modo pagheranno? E poi altri punti focali, come l’utilizzo degli spogliatoi e l’amletica questione dell’autocertificazione: basterà portare una copia al campo ogni 14 giorni, oppure ne servirà una ogni giorno? Gli scenari e il ventaglio di interpretazioni non hanno mancato di far discutere gli stessi relatori, ma con il tempo si è fatta larga un’ipotesi che ha raggiunto un sostanziale apprezzamento, nell’attesa dell’ok definitivo (e tutt’altro che scontato): l’accantonamento dei 2 metri di distanza, tra un atleta e l’altro, a patto di mantenere, anche negli spogliatoi, anche nei momenti antecedenti alla doccia, la mascherina. Nell’attesa di tempi migliori, e soprattutto di maggior chiarezza, la Federazione si è resa disponibile a varare, per il calcio giovanile, gironi da 11-12-13 squadre, in vista dell’inizio fissato per l’11 ottobre. Inizio fissato e ribadito. Ma dalla quantità di dubbi e perplessità sollevati nella serata di martedì, tutt’altro che recepito. In vista ulteriori scossoni, a partire dalla proroga dei termini di iscrizione. Ma soprattutto, il concreto rischio che alcune società, alfine di evitare rischi o azzardi, ripongano nel cassetto il desiderio di far partire, per la prossima stagione, i rispettivi settori giovanili.
Nikolas Semperboni