L’IDEA“Eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo…”
canta Gino Paoli e come spesso accade anche il progetto di cui sto per raccontarvi nasce in un bar, tra amici.
Si tratta del BAU (Bergamo Antifa United), nato nel 2014 proprio al tavolo di un bar (lo Smile) davanti a qualche campari, con un’Atalanta che quella domenica non ingranava. Fu proprio allora che un gruppo di ragazze e ragazzi, spinti dall’interesse per lo sport popolare e dalla ricerca di un nuovo modello di partecipazione, fondarono il BAU, una squadra di calcio a 7.
In uno dei primi comunicati si legge: “Alla base c’è l’essere antifa, il ritrovarsi sempre dalla stessa parte, senza mai fare un passo indietro…; c’è chi nel calcio vede un business, un creare profitto sfruttando la passione di molti e la storia di altri…ma i peggiori sono quelli per i quali il calcio è uno strumento di repressione e controllo sociale…: per noi il calcio è altro!”.
Nasce così: dalla voglia di condividere la stessa sorte e gli stessi ideali, il Bergamo Antifa United, un progetto che vuole rimettere al centro dello sport la condivisione e l’aggregazione.
COVID E STOP
Dopo 6 anni di alti e bassi è arrivato il covid e la sospensione forzata delle attività ma solo di quelle sul campo da gioco. Infatti il BAU ha continuato ad incontrarsi, confrontarsi e ragionare in varie assemblee per rendere questo percorso ancora più ricco e significativo.
“Da un po’ di tempo – ci spiega Pietro – si coltivava l’idea di una squadra di calcio a 11 da iscrivere nel campionato FIGC di terza categoria, anche per dare al progetto maggiore visibilità e attenzione. Queste considerazioni hanno trovato terreno fertile quando, durante primo lockdown, l’assemblea ha avuto tempo di fermarsi e confrontarsi.”
Al contrario di molte squadre e associazioni sportive che sono state colpite (e in qualche caso affondate) dal virus, lo sport popolare ha sfruttato questo tempo per mettere a fuoco passioni e desideri e crescere nei progetti e nelle idee. Proprio in questo momento di forzata inattività infatti, ha preso forma una rete nazionale di moltissime realtà di sport popolare provenienti da ogni angolo d’Italia.
Importantissima per il processo di crescita del BAU è stata proprio la “due giorni” di sport popolare organizzata da questa rete: due giorni per conoscersi e confrontarsi (non solo al bancone del bar) con l’intento finale di stilare un manifesto dello sport popolare. “Chiaramente – spiega Eros – per noi è stata un’esperienza fondamentale che ci ha dato una carica incredibile. E’ così che le nostre idee sono diventate sempre più precise e decise”
LA NASCITA DELL’ATHLETIC BRIGHÉLA E LO STATUTO
Appena tornati dall’assemblea nazionale in Toscana le ragazze e i ragazzi del BAU crearono subito un gruppo di lavoro: uno dei passaggi fondamentali fu quello di redigere uno statuto che sarebbe diventato a tutti gli effetti una sorta di costituzione. Ore ed ore ed ancora ore di assemblee per avere il miglior risultato possibile da presentare all’assemblea generale che avrebbe discusso, modificato o approvato il lavoro del gruppo iniziale. Dopo infiniti incontri su zoom, qualche assemblea in presenza nel rispetto delle norme e per qualcuno qualche notte insonne finalmente a fine febbraio è arrivato, insieme allo statuto, il nuovo nome dell’ASD: nasce così l’ATHLETIC BRIGHÉLA!!
“L’Atlethic Brighéla – cita lo statuto – nasce come emanazione della propria tifoseria e aspira a diffondere valori come solidarietà, aggregazione, auto-determinazione, cooperazione ed uguaglianza contrapponendoli a delega, isolamento, egoismo, individualismo e ogni forma di discriminazione. Promuove l’idea di uno sport popolare slegato da logiche padronali e di mercato. Rivendica la cultura del tifo come propria parte integrante qualificandolo come indispensabile sostegno”.
IL PROGETTO SOCIALE DI INCLUSIONE
Negli ultimi tre anni, il BAU ha aderito ad un progetto di integrazione con alcuni ragazzi migranti provenienti dalle strutture di Martinengo e del Patronato San Vincenzo.
“Tramite il progetto – ci spiegano – siamo riusciti ad includere tre ragazzi migranti nella squadra di calcio, permettendogli di staccare dalla vita, spesso senza stimoli e prospettive costruttive, dei centri di accoglienza. Una delle più grandi soddisfazioni è stata sicuramente quella di aver dato l’opportunità ad alcuni di loro di accedere a corsi di formazione, di raggiungere il traguardo della licenza media o di inserirsi nel mondo del lavoro”
Si coltiva così un’idea di sport che possa essere un potente strumento di inclusione accessibile a tutti. Tramite lo sport infatti si possono creare relazioni, opportunità e alternative quando non si trovano soluzioni, quando le istituzioni non ti danno risposte.
Con la fondazione dell’associazione sportiva, l’obiettivo sarà quello di crescere in questi progetti di solidarietà e integrazione.
IL FUTURO
Le idee per il futuro sono moltissime: la costituzione di questa Polisportiva Athletic Brighèla fa capire quanto il progetto sia ambizioso.
Continuare a partecipare al campionato di calcio a 7 sarà il primo obiettivo per la prossima stagione. Ma il vero traguardo sarà quello di iscrivere una squadra di calcio a 11 nel campionato FIGC di Terza categoria.
Insomma il progetto punta ad ampliarsi, la voglia di creare un modello partecipativo alternativo è fortissima. “Vorremmo infatti non limitarci al calcio! Sogniamo un’associazione sportiva che includa anche sport diversi, sport per i più piccoli (dalla scuola calcio alle giovanili), momenti culturali dove chi vorrà sostenere il progetto potrà partecipare a presentazioni di libri, incontri formativi, momenti di piacevole compagnia, allegre bevute parlando di come cambiare il mondo partendo dal nostro piccolo”.
L’Athletic Brighèla vorrebbe diventare un punto di riferimento per tutte quelle persone che amano lo sport e lo vogliono vivere in un modo diverso, in cui i valori fondamentali non sono solo i risultati ma l’aggregazione, l’uguaglianza, l’auto-determinazione.
ABBIAMO BISOGNO DI VOI !
Ovviamente tutto questo non può partire dal niente. Il metodo di sostentamento sarà quello dell’azionariato popolare: sostanzialmente si tratta di diffondere la proprietà azionaria tra i tifosi che diventano investitori e soci.
In questo momento in cui l’associazione non ha entrate dagli eventi culturali e sportivi, puoi sostenere l’Atlethic Brighéla, aderendo alla campagna di tesseramento. Ci accompagnerai nella crescita e nello sviluppo del nostro cammino!
Inoltre ATTENZIONE ATTENZIONE!!! In vista della nuova stagione si cercano persone che credono in questo piccolo grande sogno. Se qualcuno è interessato, l’Athletic Brighèla cerca nuovi (ma anche vecchi) giocatori, allenatori, magazzinieri, guardalinee, autisti, simpatici bevitori, sognatori, mani per gli spalti o anche semplicemente nuove menti che ci aiutino nella crescita del progetto o nuovi sostenitori che, fiduciosi negli obiettivi dell’associazione, decidono di finanziare il Brighèla.
Non ci resta che giocarcela!
Antonella Leuzzi