Una targa celebrativa tributata a uno dei più mirabili, e rappresentativi, elementi dell’ultimo decennio e poi, di slancio, il passo inaugurale, in una nuova avventura in Prima categoria che chiama il Mozzo a un ruolo di solida guastafeste. Con tanti saluti alle corazzate, vere o presunte, che si pareranno sulla strada e alle novità imposte in materia di giovani. La regola non esiste più, almeno dalla Prima in giù, ma il Mozzo non perde di vista la propria mission, fatta di attenzione al gruppo, allo storico cavallo di battaglia rappresentato dalla linea verde e a un aspetto motivazionale, in grado di andare ben oltre quei proclami che, ai quattro angoli della provincia, si susseguono nelle settimane del calciomercato e delle presentazioni. Dalla salvezza non si prescinde, ma al netto degli obiettivi sul breve-medio termine guadagna autorevolezza il progetto complessivo di scena alla “Colombera”, sempre più approdo sicuro per giovani di belle speranze e per dirigenti che, pur con la dovuta cautela, si calano nella parte intravedendo nel Mozzo un avamposto di formazione, oltre che competizione. Spicca, allora, al fianco di Stefano Gatti, un totem per la realtà mozzese, la presenza di Andrea Rota, uomo d’azienda fresco di nomina quale nuovo vicepresidente. Il prodotto convince e attrae, con la complicità di un settore giovanile che, nell’ultimo lustro, si è reso protagonista di una crescita non comune, frutto dell’unità d’intenti e del senso di appartenenza.
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