Mister Federico Perelli ci prova con una petizione pubblica su internet. Il tecnico, esonerato dalla Pontogliese nonostante i grandi risultati e l’invidiabile prima posizione in classifica, scende in campo per l’intero comparto allenatori, penalizzati da una norma che anche chi scrive trova da sempre sbagliata.
Si legge: “Firma per permettere agli allenatori di calcio di poter recedere dal vincolo contrattuale annuale, solo in caso di esonero, previo rinuncia di ogni compenso ancora dovuto dalla società per cui è tesserato, al fine di potersi tesserare per altra società. Togliere ad un allenatore la possibilità di allenare è al pari di impedire ad un atleta di fare sport”.
Personalmente troviamo la battaglia di Federico Perelli una battaglia sacrosanta, e vi chiediamo di sostenerla firmando la petizione al seguente link: https://www.change.org/p/gianni-rivera-firma-per-abolire-il-vincolo-contrattuale-allenatori-calcio-in-caso-di-esonero?recruiter=105126260&utm_source=share_petition&utm_medium=facebook&utm_campaign=share_for_starters_page
Matteo Bonfanti
Permettere agli allenatori di recedere dal vincolo contrattuale annuale: la sacrosanta battaglia di mister Perelli
Commenti
Federico Perelli
Carissimo Matteo, amici di Bergamo&Sport vi ringrazio dell’articolo che avete dedicato a questa iniziativa che ho lanciato e che sto sostenendo.
E’ stata veramente una gradita sorpresa.Considerando il vasto pubblico a cui vi rivolgete, è necessaria una puntualizzazione da parte mia l perché di questa iniziativa di cui sono promotore, sotto l’occhio attento di alcuni professionisti in materia di diritto sportivo.
La cosa nasce in seguito all’esonero che mi ha visto coinvolto, vero, ma le riflessioni fatte non sono in funzione di chissà che cosa che riguardi me personalmente: c’è un regolamento da rispettare e, soprattutto, ci tengo a dirlo, la Pontogliese nella persona del Presidente Rodegari , nonostante le scelte fatte, è una società che, contrattualmente parlando, si è comportata da società seria: ci tenevo a chiarirlo.
Le riflessioni fatte e la vicenda di per sé, sono state però lo spunto per alcune riflessioni sull’essere allenatore e su cosa può comportare, nel bene e nel male.
Alle domande che mi sono posto (e che ci siamo posti) è emersa una considerazione: l’allenatore è una figura fortemente penalizzata dalle norme.Se da una parte i regolamenti garantiscono il riconoscimento delle somme spettanti anche in caso di esonero, gli stessi non consentono, nella medesima situazione, una diversa gestione della stessa. Così accade che, se un allenatore e una società decidessero, a seguito di esonero, di “sciogliere” i rispettivi vincoli, così permettendo di essere libero di esercitare le proprie funzioni al primo e di risparmiare danari alla seconda, oggi non possono farlo.
Alla faccia della libertà… e giusto “all’italiana”, per voler/poter semplificare le cose.
Considero le logiche che determinano questo aspetto regolamentare non siano comprensibili.
Secondo il mio punto di vista, e quello di professionisti che si stanno dedicando all’approfondimento di questa materia, si profilerebbe una violazione enorme venendo meno, trall’altro, la possibilità di fare sport per un tesserato: l’allenatore, una delle poche figure che deve essere regolarmente inquadrato in appositi albi del S.T., pagare i corsi, aggiornarsi obblogatoriamente nonchè sostenere economicamente il tesseramento annuale.
Oggi, in barba al principio di equità, la norma consente a tutti i soggetti tesserati di potersi in qualche modo “trasferire” o gestire il proprio tesseramento nel caso che gli interessi società-tesserato coincidano: gli atleti, nelle finestre consentite durante la stagione, i dirigenti e i ruoli tecnici (massaggiatori, medici, preparatori, fisioterapisti, etc.) previo un accordo consensuale dirigente-società.
Ho pensato dunque di fare qualcosa, non “ad hoc” per la mia personale situazione, come qualcuno potrebbe aver male interpretato, (anche perché, tempo due mesi, sono certo che sarò su qualche altra panchina), bensì in funzione dell’intero movimento di cui faccio parte, gli Allenatori di Calcio, considerato che non mi risulta che mai nessuno si sia mai attivato in tal senso.
Ho pensato anche di fare un interpello informale ad autorevole personaggio, il cui nome lo tengo per me, per opportuna riservatezza, al quale mi è stato risposto che l’Associazione Italiana Allenatori di Calcio si è battuta, anni fa, per garantire il riconoscimento delle spettanze derivanti dall’accordo economico, ma che questo aspetto non è stato preso in considerazione. Vinta la battaglia fatta a suo tempo ed ottenuto l’obbligo della sottoscrizione dell’accordo economico, con trasmissione presso gli uffici competenti del S.T., Aiac si sarebbe battuta per ottenere la norma vigente così fatta al fine di “garantire a tutti gli iscritti di avere la possibilità di allenare” (?!?).
Sinceramente ho fatto fatica a comprendere il motivo per cui, nell’interesse di tutti, si debba penalizzare coloro i quali, in questa tipologia di situazione (ricordiamolo, si parla solo in caso di esonero) non possono allenare anche qualora ve ne fosse la possibilità presso altra società.
Io dico che in un sistema che funzioni, meritocrazia vada di pari passo con democrazia: se un allenatore è bravo e ha possibilità di allenare, deve avere la possibilità di farlo, e queste considerazioni che ho fatto mie proprie, vanno nell’interesse di tutti , ma proprio tutti, gli associati ed iscritti alle associazioni allenatori di calcio. Anche in funzione dei risultati dell’intero movimento, semplice capire il perché: i più bravi, quelli supportati dai risultati, e quelli che per un motivo o per l’altro si “contraddistinguono dal gruppo”, sicuramente allenerebbero.
Questa petizione nasce dalla necessità di comprendere se c’è la volontà chiara di muovere i primi passi per uniformarsi a regolamenti di altre federazioni, che consentono, ad esempio in Spagna, di tesserare allenatori che abbiano consensualmente sciolto ogni vincolo contrattuale con altra società che lo ha esonerato (vds. caso Montella).
In Italia saremo anche i più bravi e richiesti al mondo, ma in questo campo, ovvero quello dell’adeguare le norme alle reali necessità di chi ad esse si deve assoggettare, arriviamo sempre secondi.
Mi aspetto l’eventuale autorevole risposta di qualche membro o rappresentante degli organi e delle associazioni che rappresentano un grande numero di iscritti al S.T., ovvero di qualche collega allenatore, sia di chi è concorde con questo pensiero, sia con chi possa avere qualcosa da obiettare: amo il confronto, il contraddittorio e ritengo che solo grazie ad un dialogo comune si riuscirà a comprender l’eventuale bontà della mia iniziativa, sulla quale invito tutti a riflettere.
Saluti cordiali
Federico Perelli