Negli ultimi anni il calcio italiano ha perso parecchio appeal nei confronti degli altri principali campionati europei e campioni come Ibrahimovic ed Eto’o hanno preferito emigrare piuttosto che rimanere nel nostro campionato.
Ma siamo sicuri che questo declino non possa essere trasformato in qualcosa di positivo?
Il calcio tedesco ad inizio anni 2000 ha avuto una flessione molto simile alla nostra, con le principali squadre di club come Bayern Monaco e Borussia Dortmund che erano puntualmente e facilmente surclassate dagli altri top team europei. Prima della finale di Champions League di quest’anno, l’ultimo successo nella massima competizione del nostro continente di una squadra tedesca risaliva addirittura alla stagione 2000-2001, quando a San Siro il Bayern sconfisse ai calci di rigore il Valencia di Hector Cuper.
Le cause della rinascita del calcio tedesco sono molteplici e facili da individuare se si paragonano i bilanci delle società tedesche con quelli delle società italiane.
Il primo dato da analizzare è quello riguardante i ricavi derivanti dagli stadi: In Germania i ricavi totali sfiorano i 385 milioni di euro, mentre in Italia la cifra si avvicina a malapena alla metà nonostante il prezzo medio di un biglietto per assistere alla partita sia inferiore. Questo dato è sicuramente condizionato dalla maggiore affluenza media del pubblico tedesco che nel 2011-2012 ha toccato la cifra record di 45.116 persone di media a partita, contro la miseria di 22.005 spettatori per incontro in Italia (-6,5% rispetto alla stagione precedente). Per fare un esempio, il Milan è la squadra con l’affluenza media più alta in Italia, 48.487 spettatori (55% del riempimento totale), ma non si avvicina nemmeno minimamente al Borussia Dortmund che nell’ultima stagione ha realizzato una cifra di 80.521 persone a partita (93% del riempimento totale). Gli stadi tedeschi godono, oltre ad una maggiore capienza, anche di una maggiore modernità nei servizi per merito delle ristrutturazioni fatte in vista dei Mondiali di Germania del 2006; ben 7 impianti infatti sono stati ristrutturati mentre 5 sono stati costruiti apposta per l’evento planetario, tra cui l’Allianz Arena, il gioiellino da 70.000 posti del Bayern Monaco.
Un secondo dato importante è il confronto dell’età media dei calciatori presenti nelle due massime serie.
Anche qui la Bundesliga si dimostra all’avanguardia con un’età media di 25,66 anni contro il 27,54 della Serie A, che è inoltre il valore più alto considerando tutti i più importanti campionati europei. Questo dato è da collegare alla percentuale di calciatori provenienti dalle giovanili, che in Germania raggiunge il 16% del totale mentre in Italia “solo” il 7%. Questi dati sicuramente rafforzano l’idea che le società della massima serie italiana siano restìe a lanciare i giovani provenienti dai loro vivai, spesso utilizzando la motivazione della paura di bruciarli prematuramente, mentre il caso tedesco afferma esattamente l’opposto dato che negli ultimi anni dalle giovanili teutoniche sono usciti giocatori del calibro di Ozil, Neuer, Muller, Gotze e Reus solo per citarne alcuni. Da evidenziare anche il dato riguardante ai calciatori stranieri presenti nel campionato: 48,7% per la Serie A contro il 44,8% della Bundesliga.
Un’ultima analisi riguarda il gettito fiscale che penalizza pesantemente il calcio italiano. La cifra che le società italiane hanno dovuto sborsare nei confronti del fisco quest’anno tocca la clamorosa quota di 904 milioni di €, con un aumento di 200 milioni negli ultimi 5 anni, contro i 719 milioni di € delle società tedesche. E’ chiaro che tutto ciò abbia un impatto nettamente diverso sui rispettivi bilanci e permetta quindi alle società tedesche di avere maggiore liquidità e di essere più competitive nel campo dei trasferimenti.
Per rilanciare il calcio italiano emulando quello tedesco è quindi necessario lavorare su questi tre aspetti: stadi di proprietà o almeno ristrutturati che attirino una quantità sempre maggiore di spettatori; ringiovanire le rose dando più spazio ai giovani talenti provenienti dai vivai; diminuire il gettito fiscale nei confronti dei club.
Bisogna sperare che le società italiane non perdano tempo e soprattutto opportunità per rilanciare un campionato che ormai si sta allontanando sempre di più dall’olimpo del calcio che conta.
(fonti Report calcio tedesco ed italiano 2013)