di Matteo BonfantiAntonello Algeri
è forse il presidente più vincente del nostro calcio dilettanti. Il suo Pedrengo è stato per una decina d’anni il sogno di ogni calciatore bergamasco. Un po’ per la filosofia di gioco dei Diavoli Rossi, sempre all’attacco, molto per il suo numero uno, appunto Antonello, capace, sia nel pallone che nella sua azienda, la Prean, di galvanizzare qualunque persona lavori con lui. Algeri è così: un vulcano di idee dal sorriso contagioso e non è un caso che mentre l’economia del nostro territorio arretra, la sua Prean conquista un mese sì e l’altro pure nuovi mercati. Quello che fa, Antonello, lo fa bene. E, giustamente, pretende che gli altri ci mettano lo stesso impegno. E’ normale quindi che il massimo dirigente dello ScanzoPedrengo sia arrabbiato per quanto sta succedendo in questi giorni al centro sportivo del suo paese, rimasto abbandonato per via della chiusura dell’impresa che ne aveva in appalto la manutenzione. A raccontare la vicenda è lo stesso Algeri. «Dopo aver avuto qualche problema con la polisportiva, in estate il Comune ha deciso di fare una gara d’appalto per la gestione degli impianti – ricostruisce Algeri -. A vincerla è stata una ditta di Grassobbio che, dopo cinque mesi, ha chiuso i battenti, lasciando il centro sportivo completamente a se stesso».
E da qui parte la solita storia italica. L’amministrazione non può indire un nuovo bando perché a Pedrengo tra pochi mesi ci sono le elezioni. E il calcio (su quei campi ci giocano quasi duecento tra bambini e ragazzi dello ScanzoPedrengo)? E il tennis? E tutti gli altri sport? Che si arrangino, decide la giunta, ognuno gestisca quello che gli serve, “in anarchia”, assumendosene tutte le responsabilità nella malaugurata ipotesi che anche solo un atleta s’infortuni all’interno della struttura. «All’inizio volevo ridare le quote di iscrizioni ai nostri calciatori e chiudere col pallone. Poi mi sono detto che non era giusto perché i campionati vanno finiti. Faremo fare ai nostri tesserati un’ulteriore assicurazione. Certo che in questo momento c’è tanta amarezza. Lo sport a Pedrengo viene lasciato solo».
In tempi di crisi, il Pedrengo, prima della fusione, e adesso lo ScanzoPedrengo, sono un importantissimo aiuto alle famiglie. Al campo i bambini e i giovani dimenticano i problemi economici che molti genitori stanno vivendo e tornano ad avere il sorriso sulle labbra. «E’ da quattordici anni che faccio il presidente – racconta Algeri -. Ho dato tantissimo e a Pedrengo non ho ricevuto niente. Ma è il mio paese ed è giusto dare una mano perché i ragazzi abbiano la possibilità di giocare. Ma fare calcio qui diventa, anno dopo anno, sempre più difficile. E io spero di non essere costretto a mollare».
Parlare con Antonello Algeri è un’occasione troppo grande per limitare l’incontro con lui alla sola, pur importantissima, questione del centro sportivo di Pedrengo. Gli chiediamo quindi un bilancio della prima parte di annata del suo ScanzoPedrengo, società d’Eccellenza che divide con un altro presidentissimo bergamasco, Flavio Oberti. «Come prima squadra abbiamo fatto molto bene lo scorso anno e stiamo facendo benissimo anche quest’anno con una rosa ringiovanita. Sono contento del 4-1 rifilato domenica al Pedrocca. Purtroppo per motivi di lavoro adesso seguo poco, ma faccio, comunque, i complimenti ai calciatori e a mister Brembilla».
Un po’ di amarcord con uno dei più grandi del nostro pallone. L’annata calcistica più bella vissuta da Algeri. «Certamente quella della promozione in Serie D con Bortolotti a fare il direttore sportivo e Lugnan in panchina. Una stagione esaltante, una squadra imbattibile e interamente formata da ragazzi di cuore scelti da Bortolotti, il miglior dirigente del calcio dilettanti in assoluto».
Capitolo giocatori. Il più amato da Antonello. «Mario Vitali. Per portarlo a Pedrengo ne ho fatte di ogni. Andavo a suonargli al campanello, gli dicevo che doveva venire da noi. Poi è arrivato, un campione in campo, ma anche un ragazzo dalla simpatia incredibile. Con lui ho vissuto momenti divertentissimi».
L’orgoglio calcistico di Antonello Algeri. «Quello di aver lanciato nel mondo del pallone orobico un big del calibro di Lucianone Piazzalunga, che, come me, è di Pedrengo. Abbiamo più o meno la stessa età e siamo cresciuti insieme, divertendoci tantissimo, girando in lungo e in largo in sella a una Vespa. Quando ho visto che il calcio provinciale gli piaceva un sacco, non ci ho pensato due volte ad affidargli i miei Diavoli Rossi. Si è subito rivelato un ottimo uomo mercato. Ora è al Pontisola e anche lì sta facendo molto bene, a riprova il campionato dei Blues».
Come detto Antonello è un grande imprenditore. Ovvio chiudere il nostro incontro chiedendogli due cose: un’analisi sull’Italia in perenne crisi economica e un consiglio ai tanti imprenditori bergamaschi che stanno vivendo sulla propria pelle questo momento difficile. «Credo che il nostro problema sia di mentalità. Siamo diventati un popolo sempre più debole, internet ci ha tagliato la lingua, ci ha tolto la comunicazione verbale che era una grande risorsa di noi italiani. In Prean, ad esempio, cerchiamo personale, ma non lo troviamo, nonostante i nostri agenti di commercio all’inizio vengano aiutati sia economicamente che con corsi di formazione continui. Oggi le persone fanno fatica a parlare e anche a vendere, gli manca la grinta, la voglia di emergere. Penso che per uscire dal momento no dobbiamo imparare a essere positivi. Tre sono le cose che ripeto ai nostri agenti: coinvolgere, motivare e convincere. La strada è quella».