Spezia – Atalanta 0-0SPEZIA (4-3-3):
Provedel 7,5; Vignali 5,5 (10′ st Mattiello 6), Erlic 7, Terzi (cap.) 6,5 (30′ st Chabot 6), Bastoni 6 (17′ st Marchizza 6); Estevez 6,5 (30′ st Deiola 6), M. Ricci 6,5, Pobega 6 (1′ st Maggiore 6,5); Gyasi 6, Nzola 7, Farias 6,5. A disp.: 12 Krapikas, 77 Rafael, 4 Acampora, 6 Mora, 10 Agoume, 80 Agudelo, 91 Piccoli. All.: Vincenzo Italiano 7.
ATALANTA (3-4-1-2): Gollini; Toloi, Romero, Palomino; Depaoli (25′ pt Piccini, 39′ st Sutalo), De Roon, Pessina, Gosens; Gomez (cap., 1′ st Pasalic); Ilicic (39′ st Miranchuk), D. Zapata (22′ st Lammers). A disp.: 31 Rossi, 57 Sportiello, 40 Ruggeri, 11 Freuler, 79 Diallo. All.: Gian Piero Gasperini.
Arbitro: Rapuano di Rimini 6 (Scatragli di Arezzo, Grossi di Frosinone; IV Amabile di Vicenza. Var Banti di Livorno, AVar Fiorito di Salerno).
Note: ammoniti M. Ricci, Estevez, Gosens, Pasalic, Terzi e Pessina per gioco scorretto. Tiri totali 9-11, nello specchio 2-5, respinti 2-1, parati 2-5, legni 1-1. Var: 1. Corner 1-3, recupero 2′ e 5′.
Cesena – Come inforcare gli occhiali contro una compagine che punta alla salvezza e stop lasciando parecchi dubbi sul prosieguo di una stagione decisiva per il progetto della famiglia Percassi. All’Atalanta in kit azzurro, terza divisa ufficiale al battesimo del fuoco, non basta l’assalto al fortino nel finale iniziando a tirare in porta praticamente solo nella ripresa. Una partenza da diesel al rientro dalla seconda sosta, la sbarra verticale che ferma anche Zapata dopo Farias, un gol di Gosens annullato per fuorigioco del Cafetero e tanti palloni potezialmente vincenti rimasti in canna nell’ultimo spicchio, a Cesena, contro uno Spezia comunque in grado di ribattere colpo su colpo. Nonostante i Tre Tenori, i Gasp-boys steccano l’ottava giornata di campionato, prima tappa del primo trittico che passando da Anfield mercoledì contro il Liverpool approderà sabato 28 al Gewiss Stadium col Verona.
I nerazzurri, con quattro nazionali al lavoro a Zingonia (Djimsiti, Hateboer, Mojica e Muriel), a parte Depaoli e Pessina sono in formazione tipo col rientro di Gollini (assente da agosto, all’ultima giornata con l’Inter) in porta, ma la partenza è contratta. La catena mancina di casa, compreso Pobega se si allarga, provoca scompensi e a 3 secondi dal secondo giro di lancetta Farias coglie a giro e a scendere il palo lontano dopo una discesa indisturbata. Il brasiliano ci ritenta a cronometro triplicato sull’apertura di Estevez, tenendo però il mirino alto. La conclusione parata poco più tardi a Depaoli è vanificata dall’offside dell’accentrato suggeritore Ilicic, mentre Gasperini induce a salire anche Palomino che al 12′ sullo scambio col pari piede sforna un radente dal lato corto intercettato da Provedel in allungamento. Un paio di minutini scarsi ed è Gosens (al rientro dopo 3 match, De Roon 4 e Palomino 1), già autore di una proiezione al quinto costringendo Ricci alla scorrettezza da giallo, a sprecare la chance delle chances: l’arretrato Duvan lo lancia verso la porta, il primo controllo sul rientro di Terzi è difettoso e sulla mancata diagonale di Bastoni ecco il destro alto e largo da pochi passi dopo aver ripreso la sfera in scivolata. La chiave sembra essere il pressing, aggressivo sui due fronti, tanto che a produrre l’occasione successiva, con chiusura in estirada di Erlic sul puntero colombiano (23′), servito dal fondo dallo sloveno, è uno svarione di Bastoni. L’ex Chievo e Samp a destra si tocca l’adduttore destro e Piccini può concedersi l’esordio alla convocazione atalantina numero uno. Proprio dal suo lato, al 32′, il recupero di Nzola provoca lo scarico per Pobega, murato da Romero. Un poker temporale e ancora la mezzala sinistra sfida Toloi tirando alle stelle da posizione defilata, sempre in asse con la punta di riferimento. A un settebello dalla pausa si pareggiano pure i legni, sull’onda lunga di una punizione da lontano del Papu, con seconda palla concessa dalla difesa all’assist di San Giuseppe per il rasoterra da poco oltre il limite del Toro di Cali per il vantaggio soltanto sognato.
Se la prima metà si chiude virtualmente col piazzato in curva (43′, contrasto Nzola-Romero) del capitano argentino in combutta col 72 che lo appoggia di tacco, dal tunnel sbucano Pasalic per Gomez e un Cuti decisamente distratto, solo che Maggiore la lancia a razzo per Gyasi invece di darla in area (2′). Pericolo sfumato, poi al 4′ Toloi s’incarta sul calcio franco decentrato a sinistra di Ilicic corretto da una spizzata. A tiro del decimo Toloi, sul primissimo corner, di Ilicic da destra, la spara da fuori senza successo, prova generale del cross per il rompighiaccio nell’angolino annullato al Var del tedesco, favorito dalla sponda di tempia di Zapatone, quello oltre la linea dei difendenti di una trentina di centimetri, sul traversone euclideo dell’oriundo del Mato Grosso. Tutto inutile. Al 16′ Gyasi strozza dalla distanza vanificando lo sforzo del suo centrattacco per poi scaldare i guantoni di Gollini (18′) sul suo palo, spostato a sinistra, nel duetto con Farias. Subentra Lammers che dai 18 metri inaugura i tiri nello specchio bergamaschi (23′) approfittando dell’impostazione di Ilicic, ma l’estremo locale devia in angolo. Dietro si continua a ballare troppo, vedi percussione da flipper di Maggiore (27′) che porta Nzola al sinistraccio, ma è un botta e risposta istituzionalizzato, con Pessina a chiamare la profondità a Gosens alla mezzora per la svettata larga del laterale parcheggiato dal Valencia. Si naviga a vista verso il novantesimo: a nove dal recupero il falso nove di casa imbocca il Gollo di sinistro, il piede debole. Provedel si erge dunque a protagonista assoluto mettendoci due pezze sulla stessa azione: la porta degli Aquilotti rimane stregata sull’inserimento dal controllo imperfetto di Super Mario il croato, smarcato dal filtrante di Ilicic, e il susseguente tap-in di Gosens: tra piedi e braccio, il prodotto dell’Udinese è reattivo in modo superbo. Ancora il ragazzo con l’88 sulla schiena, a rimorchio del compagno a sinistra e sul suo lancetto innescato da Lammers, spreca centralmente (42′) il rigore in movimento e quindi il destro senza opposizione. Ma non è tutta colpa sua se il collettivo di cui fa parte si sveglia tardi restando sospeso tra la volontà di strappare i tre punti (14 in totale e già molti persi per strada) e un vago torpore da dormiveglia.
Simone Fornoni