Un altro passo avanti nella lunga marcia verso le zone alte della classifica. 3-0 è un risultato di lusso che conferma, in pieno, il ritorno dell’Atalanta tra le protagoniste del campionato. Il Parma si è rivelato un avversario tosto e con lo spirito di un neofita ma per rallentare il cammino dei nerazzurri ci vuole altro. Certo il gol del vantaggio è stato un colpo di fortuna, come una puntata al casinò, ma non è stato casuale. Perché fino a quel momento chi giocava al calcio era l’Atalanta mentre la squadra di D’Aversa aspettava e buttava in avanti palloni per il contropiede. E’ anche vero che biancocrociati avevano sfiorato il gol con Gervinho. Eppure l’Atalanta ha dalla sua tre gol, una traversa e un dominio netto del gioco, seppur non sempre brillante ed efficace, del resto il Parma, e lo sanno tutti, si difende bene e cerca di ripartire in velocità ma il più pericoloso non è stato Gervinho ma l’ex Ceravolo. Con lo stato di forma dei difensori è complicato trovare per gli avversari un pertugio vincente, aggiungendo anche l’ottima prestazione del redivivo Berisha, a centrocampo i nerazzurri macinavano gioco grazie agli spazi lasciati, lì in mezzo, da Stulac preoccupato dai movimenti di Gomez, peraltro protagonista di una partita grigia ed anonima, così De Roon e Freuler, lo svizzero meglio nel secondo tempo, controllavano e proponevano. Se poi anche gli esterni giocano come devono, più Gosens di Hateboer comunque, la squadra avversaria non può permettersi lussi eccessivi. E’ l’estro di Ilicic ad illuminare l’Atalanta con i suoi fraseggi stretti, con le accelerazioni improvvise, con i tiri in porta che sono micidiali siluri. E proprio da un suo missile rasoterra è arrivato il gol del vantaggio con il decisivo aiuto della fortuna ma per vincere ci vuole anche la dea bendata: De Roon ruba palla a centrocampo lancia Ilicic che tira con prontezza, Sepe respinge addosso a Gagliolo e palla in rete. Questo gol annichilisce il Parma ed esalta l’Atalanta che va a segno con i suoi difensori, come ai bei tempi, che portano i nomi di Palomino, sempre un gigante, e di Mancini, convincente e solido. Un 3-0 che spiega come l’Atalanta sia tornata. E in grande stile.
GIACOMO MAYER
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