Detto che sia Percassi che il Gasp non possono fare altrimenti perché così va il mondo quando si rompe qualcosa dentro, a me il Papu ai margini della rosa nerazzurra mette addosso una profonda tristezza. I soldi non danno la felicità e manco mettono al riparo dalla malinconia e non lo dico per esperienza personale, che il mio conto corrente a ogni 22 del mese balla tra i cento euro in positivo e la stessa cifra in negativo, insomma in quel range di noi poveri cristi. Se ne sono certo è per via di almeno cinquanta storie che ho conosciuto da quando sono nato. Così sono vicino al personale dramma di Alejandro, che sicuramente ha milioni di milioni in banca, ma che non lo mettono al riparo dal fallimento che sicuramente si sentirà addosso.
Penso di non dire una fesseria individuando in Gomez il calciatore che più degli altri ha permesso il salto doppio alla Dea, portandola con le sue straordinarie giocate stabilmente al vertice del calcio italiano. Fino a ieri l’Atalanta era un triumvirato straordinario, appunto quello formato da tre geni del pallone, quello alla scrivania, Percassi, quello in panchina, Gasperini, e quello in campo, appunto il Papu, che, diversamente dall’altro fenomeno nerazzurro, Ilicic, è un calciatore dal rendimento straordinariamente costante.
Col Papu, 32 anni, nato il 15 febbraio, il mio stesso giorno, sotto il segno dell’acquario, l’Atalanta è diventata una delle poche squadre al mondo a regalare emozioni su emozioni, proprio per via dell’imprevedibilità del suo capitano. Classe, estro, e un’immensa devozione alla causa nerazzurra per sette lunghissimi anni.
Non solo dribbling, tunnel, lanci al bacio, settantuno assist e cinquantanove golassi. Il talento argentino è stato straordinario anche a cambiare l’immagine della nostra Dea. L’ha fatto con i continui cambi di pettinature su instagram, con i baci alla moglie in mondovisione, con la Papu Dance, con gli scambi di battute con i compagni, stellari quelli con Petagna. La sua allegria sudamericana ha portato l’Atalanta nel futuro, regalandole un nuovo viso, divertito e sognante, amato in tutto il mondo. Personalmente l’ho conosciuto un anno e mezzo fa a un incontro con gli sponsor della Dea, rimanendo impressionato dalla sua straordinaria disponibilità col popolo bergamasco, soprattutto con i bambini che lo circondavano ovunque andasse.
Discorso tecnico a parte, che dopo il 5-1 col Sassuolo pare già risolto, occorrerà trovare nella rosa nerazzurra il nuovo Gomez, perché l’Atalanta non deve perdere questa qualità, quella della squadra simpatia, elemento che ha fatto diventare la cavalcata in Champions un viaggio non solo bergamasco, ma di un intero Paese, il nostro, l’Italia.
Tra una settimana il Papu farà le valigie e se ne andrà. Da quello che so finirà al Milan in cambio di un sostanziale sconto sul cartellino di Caldara. Non sono un tifoso dell’Atalanta, ma ho tanti amici che lo sono, tutti che vogliono l’addio, tra l’altro ormai sicuro. E io penso che sbaglino perché la Dea sta perdendo qualcosa di grande.
Matteo Bonfanti