«Buongiorno a tutti, sono contento di esserci. Inseguivo questa maglia fin da bambino e finalmente l’ho trovata: non siamo una piccola come dicono, siamo una società ambiziosa con molta gente che lavora anche dietro le quinte per salire più in alto». Scusate il ritardo: il concetto sotteso ai preamboli da neo atalantino di Alberto Paloschi, il figliol prodigo che dal primo luglio saluterà lo Swansea e vestirà il nerazzurro anche contrattualmente. Per cinque stagioni a un milioncino netto, bonus esclusi: «È vero che gli stavo alle calcagna da tempo, ma il ragazzo è venuto a Bergamo per sua espressa volontà – spiega il responsabile dell’area tecnica Giovanni Sartori -. Non è una frase buttata lì: ha accettato di decurtarsi lo stipendio del cinquanta per cento. La famiglia Percassi si è gettata subito a capofitto e in otto giorni abbiamo chiuso. Comunque certe cifre che sono circolate non stanno né in cielo né in terra». Per il Palo c’è da fare i conti con la felicità del paese, Cividate al Piano, e del suo stesso sangue: «Quando ce l’ha detto ci siamo emozionati, in famiglia ovviamente siamo tutti per l’Atalanta», precisa papà Giovanni, “Il mio critico più esigente”, in platea in mezzo alla stampa per la presentazione ufficiale. Ospitata da una location un po’ insolita: «Riportiamo a casa un bergamasco e abbiamo optato per l’Atalanta Store per stabilire subito un contatto con i tifosi», è la premessa del direttore generale Umberto Marino. Dalle 13 in avanti, via libera agli aficionados per autografi e foto ricordo.
Eccolo, dunque, il pargolo che l’adorata casacca l’aveva solo sfiorata in qualche provino all’età degli Esordienti, quando giocava nella Cividatese. Poi il Milan, che l’ha proiettato nel calcio professionistico, facendogli vincere il titolo Allievi nel 2007 e la Supercoppa Italiana nel 2011, i trofei in bacheca in compagnia dei due argenti (nel 2008 in Repubblica Ceca in Under 19, nel 2013 in Israele in Under 21) e del bronzo (Svezia 2009, Under 21) nelle giovanili azzurre. Un predestinato. Il 10 febbraio 2008 entra per Serginho al diciottesimo della ripresa e la mette nella porta del Siena dopo diciotto secondi, al primo pallone toccato: «Porto il 43 perché ce l’avevo all’esordio col Milan. Una circostanza casuale: chi veniva dalle giovanili si prendeva numeri alti. Considerando che l’ho battezzato col gol, ho cominciato a credere che fosse un portafortuna». Nessun rimpianto per l’esperienza gallese (cinque mesi, 10 presenze e 2 gol), certamente non delle più felici di una carriera che non ha ancora raggiunto l’apice: «Sono andato allo Swansea perché rappresentava una sfida inedita e credevo fosse giusto cogliere l’occasione al volo – prosegue l’ex grande prospetto della Bassa orientale -. Se tornassi indietro lo rifarei, anzi ringrazio Guidolin a cui sono legato, l’avevo avuto a Parma. Ora voglio solo ripagare la fiducia del club e segnare il più possibile: sono stato un avversario fino a poco tempo fa. Trovo Gasperini, che a Genova mancai di poco: arrivai nel gennaio del 2011 e in panchina c’era Ballardini. Comunque il gioco del neo mister m’è sempre piaciuto, e non potrebbe essere altrimenti visto che è votato all’attacco».
Fin qui, a 26 anni suonati (4 gennaio), il percorso non è stato malaccio: 69 gol in 242 match con squadre di club (i rossoneri, i ducali, il Grifone, il Chievo – 45 in tutto, la vera rampa di lancio – e i gallesi), 9 in 29 in Under 21, nessuno nell’unica presenza in Under 20, 4 in 11 nell’Under 19. «Il mio obiettivo è migliorare il record personale di gol in serie A, 13». Retroscena sull’affare: «Il direttore Sartori mi ha fatto una telefonata di cortesia e io gli ho buttato lì un ‘Quando mi porta a Bergamo?’. È nato tutto da lì: i soldi contano fino a un certo punto, si gioca soprattutto per le emozioni. Il campionato inglese è un mondo diverso, c’è più fisicità e meno tattica, la routine a cui ero abituato ha subìto qualche cambiamento a cui evidentemente non sono riuscito ad adeguarmi. Punto anche a prendermi l’Azzurro. Coi compagni mi troverò bene: ho sentito recentemente Luca Cigarini, conosco anche Dramé e D’Alessandro per averci giocato insieme». Chiosa obbligata sul mercato del Cobra di Lodi: «Tutto è possibile, la situazione è fluida. Pinilla tornerà dalla Copa America e si metterà a disposizione. Il ritorno di Paletta, la chiusura per Suso? Il Milan è in stand by a livello societario, noi stiamo alla finestra».
Simone Fornoni