Quando era a Roma, nel momento migliore della sua carriera da calciatore, Osvaldo era per tutti il Johnny Depp del pallone per via di una certa somiglianza con l’attore sex symbol dei nostri anni. Ma Daniel Pablo Osvaldo, “Dani” per gli amici, con Depp non ha solo in comune qualche lineamento del viso, il sorriso guascone e un innegabile fascino, ma anche il destino. Entrambi, infatti, hanno lasciato (Osvaldo definitivamente, Depp solo per un periodo) la professione che li aveva resi famosi per rifugiare il loro animo irrequieto nella musica, per assaporare da vicino cosa significhi essere una rockstar. E se l’esperienza come chitarrista di Johnny Depp negli Hollywood Vampires (una super band che vede tra le sue fila anche Alice Cooper e Joe Perry degli Aerosmith) ha il sapore del retro di un vecchio 45 giri, quella di cantante dell’ex bomber della Nazionale assomiglia tanto al rifugio di chi forse solo ora, a 33 anni, ha scoperto davvero cosa fare da grande. Osvaldo lo ha ribadito giovedì scorso sul palco del Druso di Bergamo, dove ha fatto tappa con la sua band Barrio Viejio per un concerto che ha divertito i presenti a suon di rock e, soprattutto, blues, peraltro senza nessuna cover “piaciona” ma con una serie di pezzi legati tra loro da una precisa identità comune. Grandi sorrisi per tutti da parte di Dani, apparso finalmente a suo agio dopo aver abbandonato a soli 30 anni un mondo del calcio che non lo appassionava più. E se per tanti timbrare il cartellino è un dovere inevitabile, Osvaldo ha deciso di andare controcorrente, smettendo i panni del calciatore e vestendo quelli del rocker, con tanto di anellazzi, bandane e catene che sui più sarebbero super tamarre ma che su di lui calzano alla perfezione. Al termine del concerto la promozione, anche in veste di cantante, è d’obbligo: Osvaldo ha fatto divertire e, soprattutto, si è divertito, a suo agio con il microfono così come con il pallone. Il pubblico era lì tutto per lui, e lo ha seguito finendo sempre più coinvolto in uno show in crescendo, con tanto di immancabile bis. A metà concerto il ringraziamento per la città che per prima lo ha ospitato durante la sua lunga avventura italiana: “Quando sono arrivato a Bergamo avevo 19 anni, e non sapevo nemmeno dove fosse l’Italia – ha raccontato dal palco -. Voi mi avete accolto, e per questo rimarrò sempre affezionato a questo posto”. Poi un commento alla sua “trasformazione”: “E’ strano guardarvi dall’alto di un palco. Forse sembrerà ancora più strano a voi, ma credetemi, ora sono felice”. A noi, che il calcio piace tanto quanto la musica, la nuova pelle di Dani Osvaldo piace, eccome. Chissà che i demoni che agitano la sua anima non vengano definitivamente abbattuti dal rock n’ roll, e se così non fosse pazienza, il rock maledetto ha sempre un suo fascino. Se fosse un film, sarebbe “Chiedimi se sono felice” ma, come dicono i suoi adorati Rolling Stones, “It’s only rock and roll”. E allora: suonala ancora, Dani.
Fabio Spaterna