La croce rossa su campo bianco, vale a dire la bandiera della città di Milano; le strisce bianco e verdi, che portano dritto alla maglia dei Celtic Glasgow o, se vogliamo, alla tradizione indipendentista che caratterizza il territorio Oltremanica; ma soprattutto, un bel cinghiale che vigila dall’alto di uno stemma, certamente poco conosciuto, ma che a più riprese è stato sinonimo di trionfo. C’era nel recente passato una Selezione, ascrivibile allo status di “Nazionale”, che mieteva successi e consensi ai quattro angoli del Pianeta, tanto da infilare tre mondiali consecutivi, dal 2008 al 2010, nel panorama di gare garantito dell’NF-Board, organo, nato in contrapposizione alla Fifa, che riunisce le selezioni di entità territoriali non riconosciute a livello internazionale. La Padania, o per meglio dire l’A.S.D. Padania, giganteggiava, grazie allo stretto legame instaurato con l’allora Lega Nord, evidentemente in cerca di un riscontro in termini di visibilità e popolarità, e grazie al contributo offerto sul campo da giocatori che hanno scritto pagine importanti del professionismo. Alessandro Dal Canto, ex Albinoleffe, ma impostosi alla ribalta in Serie A presso Venezia, Bologna e Vicenza; i fratelli Cossato, Michele e Federico, dei quali il primo vestì la maglia atalantina nel biennio 1998-’00; Maurizio Ganz, autentica superstar dall’alto dei trascorsi vissuti presso Inter e Milan, oltre che Atalanta.
Poi il passaggio di consegne in quota Lega, con la famiglia Bossi che lascia gradualmente strada a Matteo Salvini e soci, i quali evidentemente non trovano né spunti né argomentazioni ideologiche, per portare avanti quella stessa idea di sport, e, udite udite, di aggregazione attraverso lo sport. La crisi del 2012, coincisa con la mancata partecipazione alla Coppa del Mondo VIVA, e poi la rinascita, seppur in tono minore: dalle ceneri dell’A.S.D. Padania, prende vita la Padania Football Association, infarcita di elementi arcinoti alle nostre latitudini dilettantistiche. La squadra entra nel circuito della Con.I.F.A., la confederazione che riunisce le associazioni calcistiche non convenzionali, e il bottino, per quanto più scarno rispetto all’epopea vissuta in precedenza, permane ragguardevole: nel 2015 e nel 2017, Rota e compagni alzano al cielo la Coppa Continentale CONIFA.
Già, Andrea Rota, l’eterno Andrea Rota, classe ’76, unitamente a un altro veterano della D e dell’Eccellenza di casa nostra, quale Stefano Tignonsini, classe ’81. Entrambi elementi in capo all’allora Grumellese di Olisse Viscardi, autentico deus ex machina di una realtà pallonara che suona folkloristica e persino irriverente. Con il tempo, la Padania F.C. ha smarrito l’originaria connotazione politica. Al cospetto di squadre come Alta Ungheria, Contea di Nizza, Kurdistan, Isola di Man, Lapponia e così via, oggi scende in campo per pura passione sportiva, anche se chiaramente uno come Viscardi, impegnatosi in questa maledetta stagione in qualità di diesse dell’Atletico Chiuduno Grumellese, non può rinunciare tanto facilmente ai propri ideali: “Ho fatto per anni l’Assessore all’Edilizia e al Commercio presso il Comune di Grumello del Monte, la politica non può e non deve fare paura. Semplicemente, dal 2014 la politica non c’entra. E’ chiaro che negli intenti originari la Nazionale padana teneva fede a un preciso credo, ma col tempo, una volta preso atto del ridimensionamento a cui questa realtà andava incontro, sono stati il passaparola e l’attaccamento a tener viva quella che è prima di tutto una passione calcistica. Agli inizi, c’era Stefano Tignonsini: è lui che faceva parte della Padania dei tempi di Bossi e che in qualche modo ci ha trasmesso questo modo originale di fare sport, aprendo le porte a un’avventura fatta di viaggi memorabili, di trasferte spesso improbe ma dall’alto contenuto umano, prima che tecnico. Tignonsini è stato un mio giocatore alla Grumellese e quando, nel 2015, ho avuto modo di rapportarmi al presidente Cerini e al suo entourage, ho accettato di buon grado di assumere la direzione sportiva di questa squadra. E come compete a un buon direttore, ho deciso di affidarmi prima di tutto a giocatori che conoscevo bene e così si spiega il marcato ricorso a elementi passati per Grumello. Possiamo dire che la nostra realtà si compone di due macro-aree: da una parte, il Piemonte e il Nord Ovest, riconducibili al presidente della Padania, Fabio Cerini, e a mister Arturo Merlo, impegnato con l’Acqui F.C. (formazione di Acqui Terme, nell’Alessandrino, n.d.r.) nel campionato di Promozione piemontese e dall’altra la Lombardia, rappresentata da me, da Tignonsini, da Rota, da tutti i giocatori che abbiamo via via inserito. La permanenza nei luoghi prescelti per la disputa della Coppa del Mondo o della Coppa Continentale è a carico della CONIFA, mentre alle squadre tocca pagarsi il viaggio. Ad oggi, sono 12-13 persone che ci mettono di tasca propria perché la Padania possa avventurarsi in queste spedizioni, ma è chiaro che il contributo degli sponsor è sempre il benvenuto. Così anche al direttore sportivo tocca reperire nuove risorse e nel tempo alcune aziende bergamasche, distintesi anche in ambito dilettantistico, si sono affacciate su questa realtà”.
Prima tappa, nel 2016, la Coppa del Mondo CONIFA andata in scena in Abcasia, territorio caucasico riconosciuto, almeno formalmente, quale parte della Georgia: “Guai a parlar loro di Georgia, le ruggini si sentivano eccome, tanto che al nostro arrivo in aeroporto trovammo le forze dell’ordine, pronte a scortare il nostro pullman. Due vetture davanti e due dietro. E avanti, a sirene spiegate, verso Gagra, teatro della nostra partita inaugurale, contro Cipro del Nord. Sempre Cipro del Nord è stato il nostro avversario nell’ultima partita del nostro mondiale, in occasione della finalina di consolazione, disputata davanti a 20.000 persone e un migliaio di poliziotti appostati a bordocampo. Il colpo d’occhio era davvero notevole, per tanti di noi è stata un’esperienza irripetibile, ma non è mancata nemmeno la paura, per via della tensione che da quelle parti si respirava. A vincere quell’edizione furono i padroni di casa dell’Abcasia, impostisi in finale sul Punjab. E devo dire che l’Abcasia mi aveva impressionato particolarmente. Il mondiale CONIFA resta un’esperienza unica e stimolante, sotto tanti aspetti. Al netto delle ovvie difficoltà legate alla logistica e alla geografia di certe realtà, ci sta pure di pensare che gli osservatori, i responsabili dello scouting, avrebbero di ché annotare, davanti a giocatori davvero interessanti. Del resto, le rappresentative e le selezioni che vediamo qui da noi servono anche a quello”.
Squadra che vince, ospita l’edizione successiva. Questo è, o almeno dovrebbe, salvo imprevisti economici che permango all’ordine del giorno, l’adagio. Nel 2017 tocca proprio a Cipro del Nord ospitare la Coppa Continentale. E la rosa di nomi si arricchisce di nuove formidabili stelle del dilettantismo. In primis, bomber Carmine Marrazzo (oggi all’Atletico Castegnato, in Promozione, n.d.r.), non propriamente uno nato in riva al fiume Po: “In realtà ci lasciò presto, dopo la prima partita, per via di problemi familiari che gli imposero un immediato rientro in Italia. Lui è la dimostrazione che per far parte della Padania non serve un credo politico; semmai sono la vicinanza e la conoscenza a risultare fondamentali. In quei primi due anni passarono per quell’esperienza tanti giocatori della Grumellese, come Muchetti, Ravasi, oggi prolifico bomber di D al Borgosesia, Piantoni, Bonfanti, Dossi, Forlani, oppure giocatori che conoscevo personalmente, come Luca Ferri (difensore ex Caravaggio, quest’anno allo Sporting Franciacorta, n.d.r.). Quella di Cipro fu un’avventura ancor più esaltante. Pernottammo in un resort da “Le mille e una notte” e in più abbiamo vinto quell’edizione, trovando la miglior rivincita con Cipro del Nord, nella finale andata in scena a Nicosia. Dopo l’1-1 dei tempi regolamentari, ci siamo imposti ai rigori e Andrea Rota fu decisivo. E’ stato davvero il miglior premio, per tutti noi, ma in particolare per lui, che è una persona squisita e che, nonostante il passare degli anni, gioca ancora oggi con l’entusiasmo dei ragazzini. Se non fosse per la distanza, dato che Andrea vive e gioca nel Varesotto (Solbiatese, Prima categoria varesina, n.d.r.), non ci avrei pensato su due volte per portarlo con me a fare l’allenatore”.
Mentre la carrellata di nomi prosegue, contemplando un altro super bomber, come Federico Corno della Caronnese, ma anche Marius Stankevicius, esterno lituano con trascorsi in A presso Brescia, Samp e Lazio, più recentemente a Crema, e il jolly del Sirmet Telgate, Giorgio Belotti, l’epopea si interrompe un po’ malinconicamente, in concomitanza con la pandemia e il conseguente annullamento della Coppa del Mondo 2020, prevista per giugno in Macedonia del Nord: “Dopo il terzo posto di Londra 2018 – sconfitta in semifinale nella sfida infinita con Cipro del Nord e successo nella finalina di consolazione sugli ungheresi di Szekely Land – e il sesto posto dello scorso anno nella Coppa Continentale disputata in Armenia, ci tenevamo ad andare in Macedonia, per provare a migliorare, ma purtroppo ci si è messo il virus. Ora si tratta di capire che ne sarà dell’appuntamento che la CONIFA ha fissato nel gennaio 2021 a Sabbioneta, nel Mantovano. Converranno delegazioni provenienti da tutto il mondo e in primis bisognerà decidere se la Coppa del Mondo è soltanto rinviata, oppure se lascerà il posto, secondo la logica dell’alternanza, alla Coppa Continentale. Per conto mio, non dispero; intanto perché lo zoccolo duro è sempre quello. Penso a Rota e Tignonsini, ma penso anche al presidente Cerini, al vicepresidente Alberto Rischio, presente anche nell’organigramma della CONIFA e dunque sempre pronto a far valere le nostre istanze; fino a mister Arturo Merlo, il team manager Marco Gotta, lo storico magazziniere del Lecco, Angelo Bonino, il massaggiatore Donadio. Se nessuno si sentirà stanco, e da quel che mi pare di capire nessuno lo è, andremo d’amore e d’accordo ancora per tanto tempo. Da quell’amichevole, disputata nel 2015 all’Arena di Milano, con i Rom Sinti, ne è passato di tempo e il mio bilancio personale è assolutamente positivo. Ho aperto i miei orizzonti e ho avuto modo di conoscere persone fantastiche. Quella che era nata come una selezione è diventata una grande famiglia, pronta a ritrovarsi, ogni anno, per dieci giorni di calcio e divertimento”. Potere del calcio ricompreso sotto l’egida CONIFA. Oppure, più semplicemente, potere a disposizione di una passione collettiva, che, in quanto tale, crea ponti e mette al bando i muri.
Nik