“La fotografia di Maurizio Ganz che esulta con Chicco Pisani rimarrà nel mio cuore per sempre come in quello di tutti. Per questo l’ho scelta per il libro che contiene quarant’anni di miei fotografie nerazzurre”
. Nessuna necessità di spoilerare, quando l’autore, o meglio il protagonista, parla del suo “Obiettivo Atalanta”, narratore Pier Carlo Capozzi, mister “el segna semper lù” (coro degli interisti, in realtà) come testimonial in copertina.
Edito da Bolis Edizioni di Cesare ed Elisabetta Longhi, l’atteso volume cela un’infinità di aneddoti pur essendo schematicamente suddiviso: “Ci sono sezioni ruolo per ruolo, poi gli allenatori, i presidenti e ovviamente il vero dodicesimo uomo in campo che è il pubblico”, spiega Paolo Marabini, giornalista della Gazzetta dello Sport e padrone di casa alla Biblioteca dello Sport a Seriate intitolata alla memoria del padre Nerio.
“Un attestato di amicizia ai due Paolo, più che un libro: con loro c’è stato uno scambio continuo nei giorni di preparazione del volume. Marabini ha curato la supervisione, Magni è il papà di tutti i fotografi”, il commento di Capozzi. C’è anche il dono della terza maglia ufficiale numero 40, gli anni dell’attività fotografica da atalantino onorario del mago caluschese del clic, da parte del direttore generale del club nerazzurro Umberto Marino: “Siamo tutti grati a Paolo Magni per una vita spesa a bordocampo. Apprezziamo molto il grande lavoro di un grande professionista e una brava persona, che è la medaglia più importante nella vita di un uomo”.
E l’interessato? Un grumo di memorie. “Sono legato più di tutte alla foto a Cantarutti, immortalato nel gol di Lisbona allo Sporting. Allora era tutto in bianco e nero, c’erano 1-2 scatti al secondo contro i 30 di adesso e la messa a fuoco manuale. Ero un free lance, bisogna essere bravi e svelti – rammenta Magni -. Arrivavo dalla Formula 1, Piercarlo Ghinzani voleva le mie foto perché riuscivo a fissare l’immagine a macchine che correvano a 300 all’ora. La mia prima partita in quello che non era il mio sport fu disastrosa. Ganz, Magrin, Ferron… di quegli anni mi sento ancora con questi pochi giocatori degli anni ottanta e primi novanta. Ganz mi dava le scarpe da calcio per i miei figli. Il più simpatico? Maurizio: esultava meglio di tutti, al segnàa sèmper lù… Mondonico, invece, era talmente espressivo che a ogni partita ti regalava espressioni diverse”.
Ganz e la foto di copertina, sentiamolo: “L’ultima del 1994-1995 in B, due risultati su tre e la Salernitana vincendo sarebbe andata in A al posto nostro (11 giugno 1995). In copertina c’è l’esultanza per il mio gol dell’1-1 (finì 2-1, NdR) nell’uno-due con Chicco Pisani. Un momento intenso, un grande ricordo: Chicco sapeva sempre dove mettersi per darti la palla, Paolo Magni pure. Sono orgoglioso che Paolo abbia scelto la mia foto, la partita è una delle stante storie bellissime con la maglia dell’Atalanta”.
Magrin è uno degli eroi della risalita dall’inferno del terzo livello professionistico nazionale, stagione 1981-1982: “Ho tuttora l’onore di essere l’osservatore dei più piccoli. Devo ringraziare l’Atalanta di essere caduta in C, altrimenti non sarei mai arrivato e non l’avrei mai conosciuta. Provo riconoscenza per i Bortolotti e per Ottavio Bianchi, e oggi per Paolo Magni che mi immortala nel libro da capitano, anche se in bianco e nero. Una grande persona in grado di dare grande calore, ‘non mollare’, ci diceva da bordocampo mentre scattava”.
Per gli aneddoti, chiedere a Capozzi, il giornalista. “Ricordo Fermana-Atalanta (6 gennaio 2000) coi bergamaschi primi, in serie B. La domenica precedente, la contestazioni dei tifosi di casa alla società di casa. Ci batterono 1-0. La Questura di Fermo temeva che gli ultras locali avrebbe creato problemi e fece sgomberare la sala stampa: stavamo lavorando noi giornalisti e i fotografi, dovemmo interrompere il nostro lavoro, c’era bisogno delle linee telefoniche. Francesco Moro si ricordò di un suo cugino sacerdote di Bellaria, 156 chilometri più a nord: li ospitò consentendogli il lavoro. Da allora in poi Francesco avrebbe sempre acceso la radio, in viaggio, sulla benedizione del Papa”.