In uno dei vangeli apocrifi segretamente conservato in Vaticano vi è un passaggio in cui si parla in modo esplicito della goliardia che pervase l’atmosfera dell’ultima cena, sfatando quanto riportato dai Vangeli Canonici, descrivendo il banale equivoco tra cameriere e commensali che trasformò la sacralità dell’evento.
Per comprendere meglio quanto riportato è doveroso sapere che, allora come oggi, per prime venivano servite le bevande in attesa delle ordinazioni per le pietanze, perciò numerose brocche traboccanti del buon vino della casa vennero poggiate sul tavolo. Poco dopo il giovane cameriere si avvicinò nuovamente per le ordinazioni ma fu allontanato in modo scortese: il “maestro” stava distribuendo il suo sapere ed interromperlo sarebbe stato un sacrilegio. Gli apostoli infatti ascoltavano rapiti quel che aveva da dire, bevendo quasi meccanicamente bicchieri ricolmi di quell’inebriante nettare.
Passò del tempo, la locanda si riempì di gente e il giovane in sala, di cui non rimane traccia, fu affiancato da un certo Lazzaro. Costui viene descritto come un tipo molto sbrigativo, capace di gestire situazioni affollate grazie alla celerità nel servire i clienti. Ma a seguito proprio di quest’affanno nacque l’equivoco di cui sopra.
“Siete a-posto-lì…?” domandò Lazzaro a gran voce per velocizzare le comande.
Dopo essersi guardati con fare interlocutorio, i seguaci di Cristo risposero in coro confermando la loro identità, allorché il cameriere passò oltre.
Da quel frangente trascorse molto tempo: le numerose brocche sul tavolo furono tutte svuotate e il saggio discorrere del “maestro” riempì lo spazio di un’attesa che ormai non era più tale.
L’eccessiva quantità di vino rapportata all’assenza di pietanze sciolse gli animi cedendo il campo a canti goliardici guidati soprattutto da Pietro, che divenne il mattatore della serata.
“No, non è morta, è ancora viva, evviva la ….ga, viva la ….ga”
E’ scritto inequivocabilmente che fu questa la canzonetta che andò per la maggiore, ma sono sorte divergenze sul vocabolo che la completa siccome nel testo apocrifo risulta illeggibile. Alcune versioni ufficiose attestano che tale melodia nacque proprio in quel tempo a seguito della fervente ammirazione per la “biga” romana, avvallando la presenza di tale termine perché quel tipo di vettura era molto ambita.
“D’altronde a chi non piace una bella biga!” si udiva spesso commentare per le vie di Gerusalemme.
Altre fonti, che si rifanno alla cultura popolare, sostengono fortemente che a completare la canzonetta non vi fosse la parola “biga” ma un altro vocabolo da sempre in uso e strettamente legato alla figura femminile. Il dibattito fra gli esperti è ancora fervente.
I vangeli apocrifi che narrano delle vicende intercorse in quella controversa serata riprendono citando la famosa frase:
“Prima che il gallo canti tu mi rinnegherai tre volte”
L’affermazione, attribuita al Cristo e rivolta a Simon Pietro, viene però smentita dal seguito della narrazione, sia per quanto concerne la collocazione che per il senso della stessa. Parrebbe infatti che l’apostolo in questione, quand’ormai i gradi del vino l’avevano ridotto a uno straccio, prestatosi al famoso gioco “la pacca del soldato”, ricevette un portentoso ceffone nientemeno che da Giuda, finendo a terra pesantemente ed imprecando per la botta, cacciando tre bestemmioni che riecheggiarono per l’androne, attirando l’attenzione di tutti i presenti in sala che ammutolirono sconcertati.
Poco dopo… un gallo cantò.
Marcus Joseph Bax