Non so se è così, ma in questi giorni ho pensato che un uomo è un grande se viene ricordato con allegria e commozione anche a nove anni di distanza dalla sua morte. L’8 febbraio del 2012 ci lasciava Marino Foini, storico presidente, anima e fondatore della Gavarnese, una persona eccezionale non solo per il suo impegno nel pallone.
Lunedì, mentre ero tra una telefonata e un’altra, ho ricevuto una chiamata bellissima, di quelle che cambiano l’umore. Era mister Andrea Foresti, allenatore degli arancioverdi, la super squadra della piccola frazione di Nembro. L’allenatore mi ha chiesto di ricordare in un articolo Marino, ma soprattutto di parlarne un po’ insieme, io e lui, il giornalista e il mister, due dei tanti che del pres della Gavarnese erano innamorati.
Siamo stati a chiacchierare un’ora perché Marino faceva ridere tantissimo tutti e due, io che andavo a trovarlo ogni volta per la pubblicità, rompendogli le palle in azienda, la Coverlac, appunto in via Gavarno, a Nembro, Andrea, invece, che se lo trovava al campo a commentare la partita della domenica.
Prima il mio piccolo ricordo. Era l’estate del 2009, col Bergamo & Sport eravamo in partenza, senza sponsor, lui era stato il primo ad aiutarci, a credere in noi, aprendomi addirittura il cuore in una sera di luglio. “Ma non voglio che metti la mia azienda, voglio che sponsorizzi la Gavarnese, il suo logo, che è il sogno di un gruppo di amici di una piccola frazione di un paese della Valle Seriana. Siamo partiti nel 1974 ed ora siamo in Promozione, a sfidare ogni domenica le grandi della Bergamasca… E la Nembrese? Dimmi, Matteo, tu sai dove sia la Nembrese? No? Allora te lo dico io: è in Seconda”. E gli veniva un sorriso bellissimo, allegro, divertente, ma anche tenero.
Con lui parlavo di sport, sempre e solo della Gavarnese, la sua Atalanta, ma anche di politica. Marino era di destra, ma quella destra che credeva nei valori: forte, generosa, impegnata a migliorare la vita a tutti. Io, invece, all’epoca ero di estrema sinistra. “Ma, Matteo, cosa dico io di diverso da te? La pensiamo nello stesso modo, che chi ha tanto deve aiutare chi ha poco… Smettila con questo comunismo, che i rossi ne hanno combinate di ogni”. E vedevo un’altra volta quel sorriso bellissimo, allegro, divertente, ma anche tenero.
Con me Foini è stato questo, oltre a un grande aiuto economico all’inizio di una bella avventura, anche lunghi pomeriggi a chiacchierare, parole che mi hanno cambiato nel profondo, insegnandomi che non è la sinistra né la destra a cambiare il mondo, ma il cuore delle persone che tengono agli altri.
Lunedì Andrea, appunto mister Foresti, altra persona che io adoro per l’entusiasmo, la passione e la correttezza, mi ha raccontato il suo Foini, identico al mio, ma sul campo, tra una Gavarnese “che deve sempre farci sognare”, e una politica “che deve pensare agli uomini, non alle ideologie”. “Elegante, ironico e buono, per me Marino era questo. Andavo nel suo studio, tappezzato di bandiere arancio verdi e mi sembrava si fermasse il tempo. Teneva ogni ritaglio di giornale che parlava della Gavarnese, aveva una sorta di biblioteca sul nostro club, con il vostro giornale e tutti i numeri di Sport Nove. Mi vedeva e ogni volta mi prendeva in giro. Mi diceva: “Andrea, dovresti impegnarti un po’ di più, metterti a fare il presidente…”. E gli veniva quel sorriso bellissimo, allegro, divertente, ma anche tenero”.
Chiudo questo ricordo a quattro mani con una piccola, ma importante considerazione: Foini era un grande, un uomo di calcio e di cultura, stargli accanto è stato bellissimo, e siamo stati fortunati a camminare, anche solo per un attimo, accanto a lui.
Matteo Bonfanti