Per via che in questo momento sono abbastanza single e che comunque vivo da solo nella tana di via Malfassi, che mia mamma, la Vale, è lontana una trentina di chilometri e poi è buonissima, che i miei figli sono più teneri del tonno Rio Mare e che al giornale sono ormai l’anziano direttore saggio, erano diversi mesi che non venivo pesantemente sgridato e mi ero dimenticato di quanto fosse piacevole, con l’adrenalina intorno, fuori e dentro, dalla testa ai piedi. Va detto che nella mia vita non ho quasi mai litigato, le ho giusto prese in tre occasioni, pesantemente menato da altrettante fidanzate portate allo stremo dal mio caos soprattutto di natura mentale. Non divago e arrivo al punto, raccontando quanto mi è successo domenica intorno all’una e trentacinque circa alla palestra Fit Active di Monte Red. Lo faccio pubblicamente sperando che le mie parole arrivino all’energumeno che me le ha dette su, un gigante pieno zeppo di muscoli e bravo, dico in gamba, nel costante pensiero del bene comune, e per me oltremodo importante perché in grado di regalarmi una serie di emozioni inaspettate in un momento di estremo relax, subito dopo la doccia post allenamento, risvegliandomi da giorni e giorni di torpore. Mi ha guardato e mi ha detto: “Ma tu a casa tua ti comporti così? Hai la filippina?”. Non sentendomi in colpa per alcun motivo, ho fatto lo gnorri nonostante nella stanza ci fossimo solo io e lui. Ho immaginato parlasse al telefono con un suo amico molto abbiente e, che, proprio per questo, aiutato a tenere pulita la propria villa in centro da una donna proveniente appunto dal sud est asiatico. Ma lui non era al cellulare e ha attirato la mia attenzione alzando un pochino la voce, non tanto, il giusto, “oi, dico a te”, indicandomi, e io gli ho dato retta domandandogli che cosa avesse. Da lì ha iniziato uno sfogo di cinque minuti, che, probabilmente, aveva in testa da alcune settimane, “è tre volte che lo fai, ti curo… Con i tuoi vestiti, quelli sporchi e quelli puliti, occupi due panche, e lasci anche le tue scarpe in giro… E’ il caso? Cosa sei il padrone della palestra? Agli altri non ci pensi? E bagni per terra lasciando le tue impronte perché sei senza ciabatte… Per colpa tua qualcuno potrebbe scivolare e farsi male. Vuoi questo?”. Immaginatemi, la bocca completamente aperta, incerto sul da farsi, se rispondergli a tono o chiedergli umilmente scusa. Guardandolo a fondo e facendo un paio di conti di quelli giusti, “lui è Ivan Drago, ma io non sono Rocky, se lo contraddico, mi spiezza in due”, ho scelto la via del perdono, “ci starò più attento, lo giuro…”. Ma non è servito, ironman è ripartito dall’inizio, “ma tu a casa tua ti comporti così? Hai la filippina? Dimmelo, hai la filippina?”. Ho pure pensato di dargliela vinta con sta storia della filippina, inventandomi di averla, una filippina giovane, fichissima e super sexy, un po’ badante, un po’ donna delle pulizie, ma non mi andava di mentirgli, così ho confessato che sta famosa filippina non ce l’avevo, pregando sottovoce la Madonna che la mia risposta negativa non lo portasse a tirarmi due cartoni ben assestati capaci di mandarmi ko. “Non ho la filippina, mi dispiace, davvero”. E da lì si è calmato, ha preso la sua borsa ed è andato. Non so quale sia il collegamento, ma, come da foto, da domenica cerco di vestirmi in modo più ordinato, con la camicia e con la giacca, forse per ricucire il rapporto con l’energumeno che s’inalbera per il mio disordine, o, forse, più semplicemente, per fare colpo su una filippina.
Matteo Bonfanti