di Giacomo Mayer
Milano – Il sogno continua. 2-0 con Muriel, su rigore, e con un altro strepitoso del Papu. Poi una traversa, un palo e almeno quattro-cinque occasioni da rete che potevano restituire la pariglia (4-0 a Zagabria). La Dinamo ha tirato in porta una sola volta, colpendo la traversa con Orsic. Dunque, una partita tipo dentro o fuori, come Atalanta-Dinamo Zagabria, non ammette distrazioni ma nemmeno divagazioni. Il tema è da pensiero forte: vincere. Non è possibile declinare altro verbo. Gasperini che è un audace per sua natura calcistica non ci ha pensato granché alla tattica da praticare contro la formazione croata e come logica conseguenza l’Atalanta ha replicato l’atteggiamento messo in campo con la Juventus. Solo che, per l’occasione, l’obiettivo finale che è sempre quello, appunto di vincere, lo si può conquistare in vari modi. E probabilmente a questo si è attenuto Bjelica, tecnico della Dinamo: giocare in maniere diverse, una volta aspettare e starsene nella propria tana, un’altra volta attaccare spargendo per tutto il campo le sue frecce.
Ma San Siro non è Zagabria e l’Atalanta non era quella timida, spaurita e senza soluzione della sera del 18 settembre. Ieri notte al Meazza è stata un’altra squadra, per la verità quella vera, che ha frantumato i cristalli senza paura di subire le contromosse della Dinamo. A cominciare dalla formazione: Gasperini è l’uomo delle sorprese, che sempre hanno un rigore logico nell’assetto, e presenta Kjaer al centro e Muriel in attacco, con Ilicic e Malinovsky pronti ad aumentare il tasso tecnico. Il popolo atalantino arrivato a San Siro si aspettava proprio questo modo di giocare una partita di calcio. Questa idea spregiudicata, quasi eretica per chi è abituato ad usare una bilancia per giudicare un match. Non è un caso che, dopo la sconfitta con lo Shakhtar, molti si sono chiesti se non fosse stato meglio un atteggiamento più conservativo nel finale. La risposta è facile: non sarebbe questa Atalanta. A maggior ragione, quindi, osare. Anche perché giocare stabilmente dalle parti del portiere avversario si corre qualche rischio ma aumentano le occasioni di gol. Con un alto tasso di probabilità. E così è stato anche perché con le mosse del nostro maestro di calcio la Dinamo è andata in totale confusione.
Infatti Gomez largo a destra ma libero di manovrare ha costretto il malcapitato Peric a patire un terribile mal di testa, provocando anche un fallo da rigore su Muriel. Non solo ma anche la posizione di Pasalic non era stata spiegata a Thèophile-Catherine che non capiva chi doveva prendere in consegna. E addirittura per certi momenti del match i nerazzurri con il 3-2-4-1 sorprendevano la Dinamo.
Gollini quasi disoccupato, impeccabili i tre difensori Toloi, Kjaer e Palomino, stratosferico Gosens, che ha colpito anche una traversa, e anche Hateboer che si è divorato almeno due palle gol, poi sostituito da Castagne, mostruoso De Roon, infrangibile Freuler, Gomez stratosferico, Muriel finalmente decisivo e anche Ilicic. Ma il vero artefice di questo splendido successo porta il nome di Gasperini. Grazie mister. Peccato il pari del City con lo Shakhatar. Continuiamo a sognare.