Atalanta – Fiorentina 3-2 (0-1)ATALANTA (4-3-1-2):
Pardel 6; Palestra 6, Tavanti 5,5, Hecko 6,5 (39′ st Tornaghi sv), Regonesi 6,5; Muhameti 7, Colombo 5,5 (13′ st Chiwisa 6), Roaldsoy 5,5 (44′ st Omar 7); Vorlicky 8; Vitucci 5 (13′ st Vavassori 6,5), Stabile 5,5 (39′ st Bevilacqua sv). A disp.: Maglieri, Illipronti, Saleh, Fisic, Riccio, Guerini, Perez, Gudmundsson. All.: Marco Fioretto 7.
FIORENTINA (3-4-2-1): Martinelli 6; Baroncelli 6, Krastev (cap.) 6 (37′ st Vigiani sv), Elia 6,5; Kayode 6,5, Vitolo 6, Falconi 6,5 (37′ st Atzeni sv), Favasuli 7; Nardi 7 (44′ st Saltalamacchia sv), Distefano 6,5; Sene 6,5. A disp.: Tognetti, Leonardelli, Berti, Denes, Bigozzi, Gori, Padilla, Ievoli, Gudelevicius, Comuzzo. All.: Alberto Aquilani 6.
Arbitro: Di Marco di Ciampino (Ceolin di Treviso, Regattieri di Finale Emilia).
RETI: 37′ pt Sene (F), 17′ st Muhameti (A), 42′ st Elia (F), 46′ st Omar (A), 48′ st Vorlicky (A).
Note: mattinata serena, spettatori 100. Ammoniti Colombo, Muhameti, Vitolo e Falconi per gioco scorretto. Tiri totali 12-20, nello specchio 5-7, parati 2-5, respinti/deviati 2-5, legni 1-1. Corner 1-6, recupero 2′ e 4′.
Zingonia – Prima la offre a Vavassori per il ritorno al gol davanti all’area piccola di Omar, a secco dal 16 ottobre 2021 (al Lecce). Quindi trova il palo lontano di destro nel duetto finale con Regonesi liberando dalla gola la gioia per i 10 punti e una serie positiva da 4 per bilanciare altrettante sconfitte allo start del campionato Primavera da anno zero. Per l’Atalanta l’uomo forte continua a essere il 2002 della Repubblica Ceca Lukas Vorlicky, genio, sregolatezza e risolutore anche con la Fiorentina (già battuta in una Supercoppa di categoria al Gewiss Stadium) che pure nei pressi del novantesimo, causa tap-in di Elia sul tentativo parato di Baroncelli allorché Pardel aveva battezzato fuori un cross di Distefano rimesso in campo a quanto pare dal secondo legno, sembrava averla riportata avanti in modo decisivo.
Niente di tutto ciò, perché stavolta i Fioretto-boys, sulle ali dei cambi giusti al posto giusto, hanno trovato benzina di riserva al culmine di una seconda metà certamente molto più luminosa della prima, quando s’era andati sotto, leggi recupero in mezzo di Falconi e volatona per pescare la zampata di Sene in dribbling su Tavanti. A riacciuffarla a tiro dell’ora di gioco, Muhameti, beneficato della fascia al braccio e bravo a usare la testa facendosi baciare l’1-1 dal palo nel colpo di frusta accarezzato da Palestra. Ben distante dai 6 minuti di follia al gong. E lasciamo stare la vendetta per la Coppa Italia vinta a Venezia dall’arcinemico il 4 maggio scorso. Il mese si chiude con nono e decimo turno: il 23 alle tre del pomeriggio si rende visita al Napoli all’Arena Giuseppe Piccolo di Cercola e il mese si chiude proprio al gong, nel posticipo di lunedì 31 ospitando il Verona alle classicissime tre pomeridiane.
In un confronto tatticamente bloccatissimo all’inizio è Kayode, a tre corsette dal ventesimo, a trovare lo specchio a piede invertito dopo una sua stessa rimessa laterale tornata al mittente, ma sul velo di Nardi la distanza agevola la sbracciata di Pardel nonostante il rimbalzo potenzialmente beffardo. Ben più pericolosa la grande manovra sull’asse Nardi-DiStefano una secca decina più tardi, quando l’estremo polacco deve togliere la ragnatela dall’angolino uscendo dai pali. Il trequartista destro viola è un’ispirazione continua, perché nel minutaggio successivo imbecca la girata deviata di tacco in angolo da Palestra di Favasuli, che chiamerà il portiere di casa al volo a difesa del legno alto proprio alle soglie del vantaggio rientrando dal vertice sulla doppia apertura dei compagni sottopunta, e al 33′ lo farà per il mancino alto dal limite di Vitolo.
Un soliloquio nella lingua di Dante proseguito dal futuro e illusorio autore del 2-1, piombato al 29′ sul corner rimesso fuori dalla difesa nerazzurra senza affanno per la presa pardeliana. La duplice ma tardiva risposta bergamasca agli assalti nemici si sostanzia nell’appoggio di Muhameti al controllo e destro incrociato di Vorlicky da una ventina di metri, a lato non di granché, due giri di lancetta oltre la mezzora, e la punizione da più lontano conquistata dal moravo tendendo il trappolone al pendolino sinistro altrui con Roaldsoy ad alzare il mirino di piattone.
Nella ripresa il leitmotiv parrebbe non mutare di una virgola, se è vero che Distefano può riprovarci a giro riprendendo il quinto corner da sinistra in combutta col compagno di reparto, ma subito dopo ecco la smentita a tre degli avanti. L’impostazione è del doppiettista anti Cesena (7′), la rifinitura dal fondo di Vitucci e l’anticipo su Stabile di Krastev. L’inerzia cambia padrone in un amen. A cronometro raddoppiato il fantasista riceve dal suo terzino destro e sgancia il mancinone improvviso chiamando al tuffo risolutivo (palo esterno) il fin lì inoperoso Martinelli, quindi come prove generali di pari l’incursione a due murata Vorlicky-Stabile. L’altra punta è già uscita, gli spazi occupati meglio aprono 50 metri di corsa del super fuoriquota che al 23′ fa tutto da solo allargando il diagonale sinistro. Perfino Vavassori trova la torsione, sporca però, sul pallone da sinistra del pareggiatore (29′). Occhio al marcatore ospite dalla lunetta ma soprattutto al numero 20, altra navata percorsa (34′) in scia al suo capitano, Baroncelli bruciato e sinistro di nuovo sui guantoni di Martinelli. Nessuno si sarebbe aspettato il finale. Ma LV20 ha troppe marce in più e vede più in là di chiunque.