Val Brembilla-Stezzano-Verdellino – Quando la domenica è all’intersezione del sacro col profano del pallone, con la fatica sui pedali come anello di congiunzione. La berretta-scaldacollo dell’Oratorio Stezzano che vedete in foto, infilata nella grata esterna della chiesa di Sant’Antonio Abbandonato? Ce l’ha messa lui, Massimo Regonesi (nella foto sotto, col sindaco-guardalinee-dirigente storico Simone Tangorra), l’allenatore dall’estate scorsa prima che le nuove chiusure causa emergenza sanitaria risucchiassero nel vuoto pneumatico anche la Seconda Categoria: “Sono arrivato scalando in bicicletta senza la tuta antivento e antifreddo degli altri, ma con pantaloncini e maglietta, coperto da una piccola giacca a vento”, rimarca nel messaggio a uso e consumo del mondo rossoblù. Sì, ma perché? “Oltre la grazia, dopo sette chilometri buoni di salita sopra Brembilla, ho chiesto che semmai dovessi restare ancora a Stezzano non voglio perdere mezzo giocatore”.
Da Verdellino a Brembilla, a quota 987 metri, dove s’è sempre giocato un qualunque campionato amatori, ai piedi del Monte Zucco che guarda tutti i pellegrini dall’alto in basso dai suoi maestosi 1237, il tecnico dei parrocchiali del Comune suburbano da 13 mila anime aveva una meta e uno scopo. A quanto sostiene nell’audio che mettiamo a disposizione dei lettori di Bergamo & Sport dietro autorizzazione concessa dall’interessato, il mister classe ’66 dalla sgroppata in sella facile, la questione è la fedeltà a una causa capitata durante le puntate post lockdown delle misure restrittive ammazza-socialità e ammazza-calcio dilettanti: “Se mai dovessi rimanere qui perché la società vorrà confermarmi, voglio che tutti che quelli che ho avuto l’anno prima restino anche l’anno dopo. Non voglio scuse, non voglio balle: che sia chiaro per tutti”. La speranza, sullo sfondo, è la stessa di tutti: ricominciare. Anche a pelo d’erba.
Simone Fornoni