Mister Guido Fiore dà l’addio al Loreto e si congeda con un ricordo primariamente affettuoso e carico di gratitudine. Nel bel mezzo di un’estate di calciomercato segnata da incognite e riflessioni più o meno approfondite, il tecnico originario di Roma saluta la piazza cittadina, distintasi per un quinto posto che, a dispetto delle criticità legate alla pandemia e alla chiusura anticipata dei tornei, evidenzia l’ottimo lavoro svolto d’insieme. Con il fair play e il carisma che da sempre contraddistinguono le sue dichiarazioni, mister Fiore analizza così un’annata da ritenersi complessivamente soddisfacente: “Certo si fa largo la consapevolezza che gli ultimi due anni non sono stati propriamente semplici per la mia carriera, ma bisogna pur riconoscere che, nelle difficoltà, il mio Loreto è andato oltre, gettando il cuore oltre l’ostacolo e dando prova di caparbietà e attaccamento. Credo che i rapporti tuttora in essere, mantenuti con il Presidente Pilenga e il diesse Pelizzoli, la dicano lunga: abbiamo fatto un grandissimo lavoro e il risultato, per quanto relativo, in assenza dei playoff, non è affatto da buttare. Potevamo pure fare qualcosa di più, ma abbiamo raggiunto l’obiettivo prefissato dalla società e tutti i giocatori, con i quali mi congratulo, hanno dato prova delle loro capacità”. Da tecnico navigato, attento ai dettagli e alla programmazione, Fiore non fatica a individuare un motivo esatto, dietro la mancata prosecuzione con il Loreto: “Per un allenatore, progettare significa pensare un gruppo e un obiettivo sul lungo termine ed è chiaro a tutti che il mio Loreto andasse soppesato sui due anni. Abbiamo creato premesse importanti, ma nel momento in cui le figure-chiave vengono meno diventa tutto più complicato. Questa squadra era da playoff, poi con un ulteriore anno a disposizione avremmo potuto tentare la carta del salto di qualità. Verso quel salto di categoria che era obiettivo programmatico e condiviso. Nel momento in cui vengono meno Presidente e diesse, ossia le colonne portanti, il sogno si è sgretolato. E a testimoniarlo, c’è il racconto di un’annata tutt’altro che semplice. L’inizio si è rivelato complicato, poi Pilenga e Pelizzoli hanno compattato ulteriormente l’ambiente e io per primo ho potuto godere di una fiducia che mi ha permesso di lavorare serenamente, al servizio di un gruppo fattosi via via più coeso e determinato. Ringrazio il Presidente, il diesse e tutti i giocatori. Ora confido di ripartire da un nuovo ambiente. Al di là della categoria e del tipo di obiettivo, lavoro per evidenziare quella che è, a tutti gli effetti, la mia molla; quel fuoco sacro che spinge ad accettare nuovi orizzonti e nuove sfide. Prima di tutto, ci sono l’amore per il calcio e per il mestiere dell’allenatore; questi due aspetti vanno ben oltre il rimborso e una logica di mero interesse personale”.
Nik