Un po’ per il mestiere di vivere, che qualche volta mi mette alle calcagna tipi un sacco brutti e altrettanto arroganti, tanto per il libro di Elisa, un manoscritto da far diventare un libro bellino da comperare in edicola e in libreria, mi sono scordato di fare la seconda cosa che più mi piace al mondo, scrivere la sera le parole che mi racconta la luna per far stare bene bene me e chi di solito mi legge. Sono dieci giorni che non mi coccolo con le mie frasi, per chiunque è poco poco, per me un secolo e passa. E avrei mille cose grandi e grosse, che sono pure tra l’amore, i suoi misteri e la telepatia che gli sta intorno, ma scelgo la vicenda più piccina che ho nella mia anima che però per me è gigante, perché riguarda la mia stirpe e quindi il mio cuore.
C’è la mia nonna, si chiama Pina, ha quasi novantacinque anni e sta lontano, a Bologna, e mi ha cresciuto per metà negli anni a cavallo tra gli Ottanta e i Novanta. Non so quanti fratelli le siano rimasti, un tempo erano almeno una dozzina, adesso forse due. Ad ora ha le sue figlie, Valeria, che è la mia bellissima mamma, Cristina e Tella, le mie stupende zie, gemelle rosse rosse di capelli come me, fatte di fantasia, di sogni e di sostanza. Poi ci sono i nipoti, io, Chiari, che è mia sorella ed è la prima al mondo quando mi collego tra i pensieri, e Simone, mio cugino grande e forte, fichissimo che pare Robert De Niro in Novecento. Quindi i pronipoti, Vini e Ze, che sono i miei ragazzi, Pie e Ani, i due giganti dell’amore nati da Chia, Edo e Ceci, che sono i picciotti di Simo. Se si considerano mogli, mariti, fidanzati, amanti ed ex, mia nonna ha più o meno una trentina di persone sotto mano.
Beh, e beh ci vuole perché è come s’inizia ogni frase sotto i portici di Bologna, in occasione di ogni compleanno, onomastico e anniversario di matrimonio o di laurea, la Pina, che è davvero super vecchina, un viso meraviglioso, ma contortina di schiena, si alza presto, va dal cartolaio e compera il biglietto più bello e più costoso, quello con il personaggio cartonato del momento, un tempo i Pokemon, dieci anni fa Saetta di Cars, spesso i classici come Biancaneve, Cenerentola e Alice nel paese delle meraviglie.
Torna nel suo appartamento e si prende un’oretta per scrivere a penna un paio di consigli, a me “Prega, lavora e ama, ma senza strafare, insomma dentro un certo margine che so che sei abbastanza fuori, poi io prego per te così ti va quell’attimino meglio visti i peccati che sei solito fare”. In ultimo va in posta, che sta a quasi cinquecento metri da Piazza della Pace, ci mette il francobollo e manda il tutto calcolando che arrivi a destinazione nel giorno esatto, né prima né dopo. Sommando le persone a cui tiene, le loro ricorrenze, insomma i loro cazzi e mazzi, la Pina fa questo lavoro più o meno due volte la settimana. E trovare la sua letterina nella cassetta è il mio sogno preferito. E’ come quando fuori piove e si sta con la propria bella sotto il piumone, a oltranza, fottendosene di tutto, godendosi le coccole certe, ma in qualche modo inaspettate.
Era una settimana fa, compiva gli anni Zeno, l’ho scoperta nella buca, perfettissima, il 17 ottobre. “Prega, studia e ama, poi, va beh, divertiti, che tanto io prego per te che sono lì e lì, vicino al paradiso, e ho già un bel rapporto con Lui, insomma mi stima che ho il record di messe ascoltate per intero” che la Pina è super cattolica, ma anche comunistina, sempre a fare qualcosa per gli altri, soprattutto per la sua famiglia.
E io mi sono detto che da anzianetto farò lo stesso, m’impegnerò per fare arrivare tre frasi e quattro consigli a chi amo. E’ quello che voglio, forse ancora di più di stare a giocare a carte mbriaco di Barbera coi soci d’infanzia alla Ca’ del Diaul, il circolo Arci di Valgreghentino, il posto dell’anima mia.
Matteo Bonfanti
Nella foto il biglietto a Ze per il suo compleanno