Classe 1991, medico chirurgo nella vita di tutti i giorni, Matilde Tura è candidata sindaco della coalizione di centrosinistra alle prossime amministrative trevigliesi, espressione del Pd, M5S e delle liste civiche Treviglio aperta, Noi trevigliesi, Treviglio merita di più e Tura sindaco. La sua passione per la politica è nata una decina di anni fa: “Tutto è partito quando ero ragazzina – ha esordito -, iniziando a seguire i consigli comunali. Nel 2018 sono stata nominata nella segreteria provinciale del PD con la delega all’ambiente e alla sanità, da qui il mio viaggio si è concretizzato e oggi prosegue con entusiasmo”.
Un sondaggio della società specializzata IndexResearch, su 800 persone intervistate a campione, in merito alle possibili preferenze elettorali ha testimoniato che il duello con l’altro candidato Juri Imeri è apertissimo e potrebbe riservare qualche sorpresa: “Quello che il sondaggio ha detto – ha proseguito Tura -, è che la partita è aperta e non c’è niente di scontato. Questo è uno stimolo per mettersi a lavorare con impegno, con umiltà, come abbiamo iniziato a fare, per metterci al servizio della città con voglia di rinnovamento”.
I temi da cui partire sono tanti, le idee altrettanto: “Sicuramente dobbiamo lavorare sul tema della salute che deve avere un approccio molto locale: le amministrazioni comunali possono e devono fare tanto per la medicina di territorio, per instaurare ad esempio sinergie con i medici di base, integrando sempre di più quello che è il mondo del welfare e dei servizi sociali con il mondo dei servizi sanitari, perché servono delle risposte territoriali che sono mancate. Il tema della medicina di territorio è stata una grande lacuna che è venuta a galla con il Covid: ad esempio il turnover di medici che non sono stati sostituiti, il fatto che ci sia un’assistenza di base che è molto deficitaria. Bisogna dunque fare squadra insieme al mondo dell’ATS per dare una risposta a queste esigenze che ci sono e ci saranno sempre di più. Se negli ultimi dieci anni andiamo a vedere gli indicatori demografici, non solo a Treviglio, ci rendiamo conto che la società sta invecchiando, è più fragile: occorre quindi modulare una risposta che sia adeguata anche per i prossimi dieci anni. Non possiamo fare programmi a breve respiro, ma dobbiamo farlo anticipando quelli che saranno i bisogni del futuro che già oggi si intravedono e che la pandemia ha fatto venire a galla in modo molto drammatico. Il tema della salute e dei servizi sanitari è cardine. Come secondo c’è quello ambientale che è collegato al primo naturalmente perché abbiamo visto che il sistema dell’inquinamento e del consumo delle risorse hanno anche un riflesso sullo stato di salute e sul benessere della popolazione. Serve dunque un modello di sviluppo diverso da quello che abbiamo visto finora. Il terzo tema fondamentale è quello dei giovani: dall’ultimo dopoguerra siamo la generazione più povera, la più precaria, con meno possibilità. Quando si parla di sostenibilità, che sia ambientale o finanziaria, non bisogna pesare su una generazione che è già martoriata”.
C’è un obiettivo tuttavia che assume un’importanza speciale: “C’è una proposta molto bella, che arriva da una mia lista civica di soli Under 35 e poi sposata e condivisa dalle altre: una grande opera pubblica, quella che vorremmo fosse la nostra opera pubblica, ossia la ristrutturazione del centro civico culturale. All’inizio era un convento, poi è diventato un ospedale e adesso è una biblioteca: a noi piace dire che è sempre stato un luogo di cura dello spirito, del corpo, e oggi deve diventare un punto cardine della rinascita di Treviglio; un punto di aggregazione ma anche un luogo della cultura che abbia la visibilità che merita. Negli ultimi anni è stato un po’ trascurato, il deposito libri non è agibile, lo spazio riservato per lo studio non è sufficiente; visto che dispone di spazi molto ampi, che si trovi anche qui la sede per le associazioni culturali”.
Chiusura affidata ad una riflessione sull’ultimo quinquennio: “Treviglio è cambiata molto, ha perso un po’ di smalto. Il 2020, con la pandemia ancora in corso, ha segnato una cesura molto forte rispetto al passato: oggi non si può più programmare il futuro con gli stessi parametri, bisogna cambiare il modello, questo è un punto di partenza molto importante che si declina anche nella città di Treviglio”.
Norman Setti