Perché sono stati creati i “filtri foto”? O meglio: perché l’utilizzo di questi strumenti è diventato per molti ossessivo all’inverosimile?
Si leggono sui social network sfoghi continui di persone che chiedono più trasparenza, maggiore verità, meno “sotterfugi”, però – spesso contestualmente – tali richieste sono “accompagnate” da selfie personalizzati ai quali sono stati applicati un numero indefinito di filtri.
Per dire: la gente si diverte a scaricare app che mostrano il volto invecchiato quando basterebbe pubblicare una propria foto al naturale!
L’aspetto tragicomico? Che nonostante arrivino pure al punto di cancellarsi la punta del naso, spergiurano sia il loro aspetto reale, come se poi non circolassero in paese costrette a mostrare il loro vero volto o come se non fosse evidente la palla colossale anche a perfetti sconosciuti.
Intendiamoci: chi più chi meno un po’ tutti oggi cerchiamo di apparire più “belli”, di camuffare piccoli difetti, di invecchiare “bene”, ma molti sembrano avere la necessità di mostrarsi “diversi”.
Qualcuno paragona questo comportamento a quello di coloro che esagerano con la chirurgia estetica.
Ma non è la stessa cosa!
È qualcosa di più irrazionale, oltre che inutile.
Voglio dire: con la chirurgia estetica cambi davvero l’immagine, davvero “ringiovanisci”, veramente addolcisci i lineamenti e realmente assottigli il punto vita.
Con i “filtri da social network”, invece, ti limiti a fingere di essere una persona diversa, ben sapendo che il giorno successivo non potrai che mostrare al pubblico il tuo volto reale!
Vogliamo fare colpo su persone che tanto non conosceremo mai? Vogliamo incuriosire individui che speriamo poi – dal vivo -possano innamorarsi della nostra interiorità, evidentemente fragile? Chi lo sa.
A volte mi chiedo come potremmo sopravvivere nell’inverosimile circostanza di essere teletrasportati nel vissuto di qualche decennio fa. Eravamo più sicuri di noi stessi? Oppure, semplicemente, non ci ponevamo il problema perché non erano noti o di uso commerciale questi strumenti “moderni”?
Di certo ieri sorridevo amaramente durante la lettura di un articolo che raccontava delle tragiche ferite che sfiguravano i volti dei soldati che combatterono nella Prima guerra mondiale. In un contesto in cui le mitragliatrici – recenti aggiunte all’arsenale bellico dei tempi – coglievano alla sprovvista i giovani che da un secondo all’altro si ritrovavano davvero senza naso o con buchi al posto degli occhi o con lingue penzolanti per la perdita della mascella inferiore.
Un contesto micidiale che obbligava le infermiere a bandire gli specchi negli ospedali da campo per proteggere gli uomini dallo shock.
Ed un riso amaro ancor di più nel mentre cerco di immaginarmi i volti di coloro che- per mestiere – costruivano maschere di rame zincato dipinte a mano dopo aver preso il calco del soldato mutilato per permettere loro di coprire il viso distrutto.
Cosa siamo diventati? Estremamente insicuri? Paurosamente deboli?
Il punto è: saremmo in grado di sopravvivere ancora in condizioni avverse?
Badate che non sono domande banali in un’epoca post pandemica … buon tutto a voi
Vanessa “Vane” Bonaiti

Nella foto di copertina, le modifiche apportate automaticamente da un Samsung Galaxy al selfie scattato da Mel Wells, instagrammer inglese