A qualunque latitudine il calcio è lo specchio della società e in Italia la tendenza è quella di non pagare più i giovani per quello che fanno. Partiamo dal mondo del lavoro: finiti i massacranti e costosi studi, si parte con i drammatici stage non retribuiti. Architetti, giornalisti, psicologi, avvocati, commercialisti, persino i medici, tutti nella stessa (maledetta) barca, zero euro per fare ore e ore in ufficio, anche cinquanta la settimana, così per anni, sicuramente un paio, il famoso biennio tragicomico degli ultraventenni di oggi. Qualcuno che dà dei soldi ai ragazzi c’è, bar e ristoranti, tre euro e cinquanta, ovviamente in nero, per sessanta minuti a spillare birra o a servire ai tavoli, cinque euro per far da mangiare se si è cuochi appena usciti dal praticantato, ovviamente gratuito, che impone la scuola alberghiera.
E nel pallone? Scopritelo su Bergamo & Sport lunedì in edicola, un’inchiestona sconvolgente firmata dal direttore Matteo Bonfanti. 1,87 euro all’ora ai 1996 che giocano in Serie D; 0,83 centesimi la paga oraria dei 1998 in Eccellenza…